Le forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero hackerato il sistema di comunicazione dell’aeroporto internazionale “Beirut-Rafic Hariri”, pubblicando un avviso in cui affermavano l’intenzione di ostacolare l’atterraggio del velivolo iraniano. L’obiettivo: scongiurare ogni tentativo (anche via aerea) dell’Iran di trasferire armi a Hezbollah.
Aumentano le tensioni in Medio Oriente, scrive The Jerusalem Post, con il cyberattacco di Israele all’aeroporto internazionale di Beirut-Rafic Hariri. Le Forze di difesa israeliane (Israel defense forces, fondato nel 1948, è una tra le forze armate al mondo più addestrate alla battaglia) avrebbero violato il sistema di comunicazione della torre di controllo dell’aeroporto.
Il cyberattacco di Israele è accaduto nel momento in cui il Boeing 747-200 F della compagnia iraniana Fars Air Qeshm (numero di volo QFZ9964) si stava avvicinando alla capitale del Libano per l’atterraggio. Secondo quanto riporta la stampa di Israele (paese che, lo scorso luglio, ha registrato l’attacco informatico al Sheba Medical Center di Tel Aviv), le forze nazionali hanno poi emesso un avviso, dichiarando che non avrebbero consentito al velivolo iraniano di atterrare.
C’è di più. Il messaggio avrebbe anche riportato la minaccia di attaccare l’aeroporto internazionale di Beirut se l’aereo avesse proseguito il suo avvicinamento. In seguito a tali minacce, il ministro dei Trasporti e dei Lavori pubblici libanese, Ali Hamieh, ha intimato alle autorità aeroportuali di vietare al velivolo di entrare nello spazio aereo del paese.
Evitare che l’Iran trasferisca le armi agli Hezbollah
Ma quali sono le ragioni alla base del cyberattacco di Israele all’aeroporto di Beirut? L’Idf – le cui tre armi (aeronautica, fanteria e marina) operano sotto un comando unificato guidato dal Capo di Stato Maggiore, con il grado di Tenente Generale, che è responsabile nei confronti del Ministro della Difesa – ha avvisato che, in questo modo, avrebbe scongiurato ogni manovra dell’Iran di trasferire armi a Hezbollah, anche (appunto) attraverso l’aeroporto internazionale Beirut-Rafic Hariri.
Poche ore prima del cyberattacco, il portavoce dell’Idf Daniel Hagari aveva ammonito – spiega l’agenzia di stampa turca Anadolou – che l’esercito israeliano “non permetterà il trasferimento di armi a Hezbollah in nessuna forma. Siamo a conoscenza dei trasferimenti di armi iraniane a Hezbollah e lavoreremo per ostacolarli”. Di conseguenza, ha proseguito Hagari, “dichiariamo che non consentiremo ad aerei nemici che trasportano armi di atterrare all’aeroporto civile di Beirut. Questo è un aeroporto civile per uso civile e tale deve rimanere”.
Da parte sua però, come riporta la testata online News.Az, il ministro dei Trasporti e dei Lavori pubblici libanese, Ali Hamieh, smentisce le dichiarazioni israeliane secondo cui l’aeroporto internazionale di Beirut sarebbe stato usato per consegnare armi a Hezbollah. Si riferisce all’aeroporto come “esclusivamente civile”. Precisando che “il traffico aereo militare all’aeroporto di Beirut è soggetto esclusivamente all’approvazione dell’esercito libanese”.
Forze di difesa israeliane nel mirino di Anonymous
È bene ricordare che la scorsa primavera – a seguito di un sospetto cyberattacco da parte di un gruppo di criminal hacker associato al collettivo Anonymous –, le Forze di difesa israeliane hanno affrontato delle accuse relative alla compromissione di dati sensibili. La notizia, riportata da The Jerusalem Post, parla chiaro: il collettivo criminale avrebbe avuto accesso a 20 gigabyte di informazioni, tra cui oltre 233.000 documenti militari in vari formati (tra i quali file pdf, documenti word e presentazioni).
Con quale intento? Alcuni elementi del gruppo avevano espresso sentimenti anti-israeliani, che potrebbero collegare l’attacco informatico a un programma geopolitico ben più vasto. Da parte sua, il Ministero della difesa israeliano ha negato l’hacking, evidenziando che i suoi sistemi informatici sono sicuri a più livelli e difficilmente possono essere compromessi in modo diretto. E che se fosse avvenuto qualche tipo di hacking, con molta probabilità si sarebbe trattato di sistemi civili.