"Poiché sempre più persone e aziende si affidano al feedback dei clienti - quindi a punteggi, recensioni, raccomandazioni, domande e risposte - abbiamo lavorato per renderli pertinenti e autentici". Si apre così il post con cui Facebook annuncia un cambiamento di politica sulla Community Feedback Policy, il documento disponibile online in cui viene spiegato cosa è consentito e cosa no all'interno dei feedback. Per adesso riguarda gli USA, ma è semplice scommettere che le nuove misure saranno presto recepite dai documenti analoghi delle altre regioni in cui Facebook opera.
Fuori dalle nostre piattaforme "i feedback non rilevanti, fraudolenti oppure offensivi", è il messaggio del social con cui vuole accrescere la credibilità agli occhi di aziende e utenti semplici del sistema di recensioni. Le nuove norme vietano adesso in maniera specifica la manipolazione delle recensioni, le pratiche con cui le aziende possono incentivare, anche economicamente, la "benevolenza" degli utenti, i contenuti non rilevanti o grafici e lo spam.
LINEA DURA INDIPENDENTE DAL FEEDBACK, SE POSITIVO O NEGATIVO
Facebook assicura che applicherà lo stesso metro di giudizio ai feedback positivi e a quelli negativi o neutri: "Non ci saranno controlli più approfonditi per quelli negativi quando sospettiamo una violazione delle norme, né lo altereremo in alcun modo prima della pubblicazione". L'azienda di Meta invoca la collaborazione di utenti e aziende, che possono segnalare ai revisori dei contenuti sospetti affinché vengano sottoposti a "indagini".
In un primo momento la "punizione" per i colpevoli sarà la rimozione del contenuto giudicato inammissibile, ma nel caso in cui il comportamento fosse reiterato allora potrebbe anche scattare il ban. Linea dura che si applica anche alle aziende, alle quali potrebbero essere imposte delle limitazioni come il blocco alla possibilità di taggare i prodotti o altre più significative.
A febbraio pure Amazon ha annunciato un ulteriore giro di vite sul fenomeno delle recensioni false, dopo i casi Aukey e RAVPower: in quel caso l'azienda di Bezos decise di passare alle vie legali contro chi "orchestra la compravendita di recensioni dei prodotti in cambio di soldi o prodotti gratis".