Per il direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, Ivano Gabrielli, bisogna concentrare bene le risorse in termini di formazione per i futuri esperti di cybersicurezza.
“L’Italia ha un modello per la cybersicurezza all’avanguardia con un’architettura significativa. La realtà che dirigo ha seguito strategie importanti, all’avanguardia, con investigatori tecnici sul campo e sul territorio: siamo un’organizzazione di 18 centri da cui dipendono 80 sezioni con una specifica competenza tecnica ben coordinata”.
Lo ha detto il direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni Ivano Gabrielli, durante la presentazione della Fondazione “Cyber Security Italy Foundation – La prima fondazione no profit italiana sul mondo cibernetico”, avvenuta oggi presso la Sala Matteotti di Palazzo Theodoli della Camera dei Deputati.
Gabrielli ha sottolineato come l’Italia ha “un comparto di intelligence strutturato, una difesa particolarmente attrezzata che sta sviluppando capacità operative e una struttura di law enforcement, la Polizia postale, che da 25 anni si occupa di cyber sicurezza. Ogni giorno ci si deve confrontare con una minaccia che per definizione è ibrida, per definizione è particolarmente insidiosa, ha peculiarità di transnazionalità, di criminalità organizzata. Un hub verso il quale si stanno orientando modi nuovi di riciclare risorse, e verso il quale anche la criminalità organizzata interna si sta orientando per cercare di acquisire knowhow importanti in termini anche di comunicazione, assets, di service che possono servire per l’attività ordinaria, ma anche per fare profitti enormi”.
L’importanza delle formazione per creare forza lavoro
“Iniziative come questa, continua Gabrielli, sposano l’esigenza di avere anche, in sedi opportune, momenti di crescita e di sviluppo. Sia in termini normativi, su proposte, sia in termini tecnologici. Tutto questo va ben pensato, organizzato, ben proposto e ben strutturato perché le risorse sono poche. Bisogna concentrare bene le risorse in termini di quelle che saranno poi gli asset sui quali dobbiamo investire in termini di formazione. Va creato un circuito virtuoso a livello nazionale che crei forza lavoro e che possa essere importabile all’interno di strutture di law enforcement come quella mia, da lì far crescere quelle professionalità”.
infine spiega il direttore, “bisogna adeguarsi dal punto di vista normativo rispetto a quello che sono le capacità di esprimere investigazione in questo settore e di avere adeguati strumenti di approvvigionamento, con un occhio a quella che è poi l’accademia italiana che in questo momento esprime delle eccellenze che spesso sottovalutiamo e che sono disponibili per la pubblica amministrazione”.