Il Governo valuta seriamente il “WhatsApp di Stato”

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Dopo i casi di dossieraggio con il caso Equalize e la vicenda del criminal hacker Carmelo Miano, il Governo italiano pensa al “WhatsApp di Stato” per proteggere le informazioni riservate da intercettazioni o accessi non autorizzati.

Il Governo italiano prova a mettere “una pezza” per la sicurezza delle comunicazioni ufficiali e riservate.

Dopo i casi di dossieraggio con il caso Equalize e la vicenda del criminal hacker Carmelo Miano, colpevole di aver sottratto informazioni al Ministero della Giustizia italiano, il Governo sta valutando l’adozione di un sistema di messaggistica criptato, simile a quanto già fatto dalla Francia con Olvid.

L’obiettivo, spiegano alcuni fonti dell’esecutivo, è proteggere le informazioni riservate da intercettazioni o accessi non autorizzati, garantendo al contempo la sovranità tecnologica del Paese.

La questione, seguita dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e dal Sottosegretario per la Trasformazione digitale, Alessio Butti, coinvolge le agenzie AgID e ACN, che stanno analizzando le caratteristiche di un possibile “WhatsApp di Stato”. Il sistema dovrebbe usare crittografia end-to-end, che assicura che i messaggi restino inaccessibili a terzi durante la trasmissione e siano decodificabili solo dal destinatario.

WhatsApp di Stato Made in Italy per ridurre lo spionaggio

L’obiettivo principale è rafforzare la sicurezza delle comunicazioni governative e ridurre i rischi di spionaggio, che, come indicato da Elisabetta Belloni del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, sono in aumento sia da parte di attori statali che privati. Per questo, il sistema dovrà operare su infrastrutture dedicate, con livelli di controllo e monitoraggio elevati.

Un altro punto critico è definire chi potrà utilizzarlo: oltre a Governo e ministri, si pensa di includere alti dirigenti ministeriali, riporta il Sole24Ore. Al momento, non è stata scelta una specifica app, ma si tende a preferire soluzioni italiane come TelsyInTouchApp, sviluppata da Telsy (Gruppo TIM), che offre controllo sui dati e compatibilità con la Pubblica Amministrazione.

Come funziona TelsyInTouchApp

Valida alternativa a WhatsApp, Telegram e Signal, l’italiana TelsyInTouchApp è un esempio di tecnologia made in Italy che concretizza il principio di sovranità tecnologica europea.

È semplice da usare come le app più popolari, con messaggi di testo, audio, videochiamate e condivisione di file, ma TelsyInTouchApp è stata sviluppata proprio con l’obiettivo di offrire agli utenti del settore privato e pubblico uno “strumento robusto e sicuro per effettuare comunicazioni sensibili in ogni tipo di ambiente operativo”, garantisce la società. La protezione dei dati e delle conversazioni è assicurata da “sofisticati layer di sicurezza”.

L’app, infatti, implementa una robusta crittografia delle comunicazioni (scambio delle chiavi autenticato), una sovra-cifratura di canale, una protezione crittografica dei dati AT REST sui client ed un protocollo VPN proprietario TelsyGuard, il tutto in un ambiente infrastrutturale privato e dedicato all’organizzazione che ne fa uso. Nessuna pubblicità, ovviamente. Zero raccolta di dati, a differenza di WhatsApp e Telegram. È possibile registrarsi all’app con email, numero di telefono oppure offline, tramite file di attivazione cifrato.

Sovranità digitale: l’Italia cerca di seguire la Francia

L’app Olvid, sviluppata in Francia nel 2019, è stata adottata ufficialmente dai ministri francesi dall’8 dicembre 2023 come alternativa a WhatsApp, Signal e Telegram per migliorare la sicurezza delle comunicazioni governative.

Questa decisione è stata presa dal governo francese per rafforzare la cybersicurezza e promuovere la sovranità tecnologica nazionale, come dichiarato dall’ex primo ministro Élisabeth Borne.

Olvid è stata scelta per le sue caratteristiche avanzate di sicurezza, come la crittografia end-to-end applicata non solo ai messaggi ma anche ai metadati, e l’assenza di una directory utente centralizzata, che riduce ulteriormente il rischio di accessi non autorizzati.

I dati emersi nell’ultimo anno indicano che, sebbene Olvid abbia migliorato la sicurezza rispetto alle app tradizionali, l’adozione su larga scala è ancora in fase iniziale, il che rende difficile valutare completamente la sua affidabilità e impatto.

Alcuni esperti notano che l’uso limitato potrebbe influire sulla capacità di testare l’app su scenari più complessi. Tuttavia, Olvid rappresenta un passo significativo verso una maggiore protezione delle comunicazioni governative e un modello di autonomia tecnologica che un Paese come il nostro potrebbe seguire.

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