Google, 90 milioni di dollari per chiudere una class action in USA

2 years ago 199

Google ha annunciato di aver trovato un accordo con i "piccoli" (ovvero: con introiti inferiori ai 2 milioni di dollari l'anno) sviluppatori statunitensi di app per chiudere una class action avviata un paio scarso di anni fa che riguarda, tanto per cambiare, le regole sulle commissioni del Play Store in cui le app stesse erano distribuite. In concreto, Google istituirà (tecnicamente, deve essere ancora approvata dal tribunale, ma quest'ultimo passaggio dovrebbe essere una semplice formalità) un fondo da 90 milioni di dollari a cui gli sviluppatori interessati potranno attingere.

Secondo lo studio legale che segue il caso, gli sviluppatori coinvolti sono quasi 48.000; il pagamento minimo sarà di 250 dollari, mentre alcuni potrebbero arrivare a ricevere anche 200.000 dollari. In aggiunta, ci saranno alcune iniziative secondarie come:

  • Una nuova vetrina dedicata alle app provenienti da piccole startup o sviluppatori singoli indipendenti;
  • Una riscrittura del DDA (Developer Distribution Agreement) del Play Store che spiega in modo più chiaro che gli sviluppatori possono contattare gli utenti per avvisarli dell'esistenza di sistemi di pagamento alternativi ed esterni al Play Store.
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Bene per gli sviluppatori, insomma, ma il problema è che così le regole sulle commissioni rimangono invariate. È tuttavia vero che sembra ormai solo questione di tempo - diversi governi, soprattutto quello statunitense e quello dell'Unione Europea, si stanno adoperando per forzare la mano di Google (e di Apple, chiaramente) offrendo condizioni più vantaggiose e oneste. A proposito di Apple: è interessante osservare che l'estate scorsa aveva patteggiato una class action, intentata sempre dallo stesso studio legale con modalità molto simili, istituendo un fondo da 100 milioni di dollari.

Ricordiamo che gli sviluppatori e i proprietari di negozi di app mobile litigano perché per ogni acquisto di app, acquisto in-app o abbonamento i negozi trattengono il 30% in commissioni, e non è sostanzialmente possibile offrire, nella stessa app, un sistema di pagamenti alternativo che le aggiri. Per esempio, è possibile acquistare il rinnovo dell'abbonamento sul sito ufficiale dell'app o servizio, ma l'app non può includere un link a esso. In determinate circostanze è possibile che le commissioni siano dimezzate, ma si verificano relativamente di rado.


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