Google di nuovo in tribunale per l'utilizzo dei dati: "Impossibile tutelare la privacy"

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Google di nuovo in tribunale per l'utilizzo dei dati: "Impossibile tutelare la privacy"

25 Gennaio 2022 0

Ci risiamo: Google è nuovamente nella bufera a causa della localizzazione. Il provvedimento è molto simile a quello avviato nel maggio 2020 dall'Arizona (qui i dettagli) perché, del resto, il nodo è sempre il medesimo: "aver ingannato i consumatori per ottenere l'accesso ai dati sulla loro posizione", con l'aggravante di aver reso "quasi impossibile agli utenti impedire che la loro posizione venisse tracciata".

Sembra di leggere una copia conforme delle motivazioni che nel 2020 trascinavano Google in un'aula di tribunale, non fosse che in fondo al documento c'è la firma di Karl Racine, procuratore generale di Washington. L'ufficio del PG della capitale a stelle e strisce sostiene che Google adotta "sistematicamente" questa pratica dal 2014.

[Google] ha indotto i consumatori a credere di poter decidere quali informazioni raccogliere e quali no. In realtà, nei fatti, non c'è modo per loro di impedire a Google di raccogliere, archiviare e trarre profitto dai dati sulla posizione.

Principalmente il provvedimento è incentrato su coloro che utilizzano uno smartphone Android (Apple, lato iOS, ha controlli rigidi su privacy e posizione in background), ma, si legge, sono interessati anche coloro che utilizzano servizi Google come Ricerca e Maps su qualsiasi dispositivo.

[Questo ufficio] intende arginare le pratiche ingannevoli e illegali di Google, garantire che l'azienda non possa compromettere la capacità dei consumatori di proteggere la propria privacy e imporre sanzioni per le violazioni commesse. Anche altri procuratori generali stanno intentando cause contro Google nei rispettivi tribunali statali - si legge nel provvedimento.

IL PG: 'RESTITUIREMO AGLI UTENTI IL CONTROLLO SUI DATI'

Ruvide le parole di Racine, firmatario del documento:

[...] istruiremo i consumatori sul modo in cui i loro dati personali, in particolare quelli sensibili sulla posizione, vengono raccolti, archiviati e monetizzati. Con questa azione collettiva vogliamo far sì che siano i consumatori e non Google a determinare se i dati possano essere utilizzati.

Google - lo ricordiamo e viene ricordato anche nel provvedimento - non monetizza i dati sulla posizione vendendoli direttamente a terzi, li sfrutta per vendere agli inserzionisti pubblicità mirata, targettizzata, quindi per foraggiare una fetta considerevole del business: nel 2020 a Mountain View hanno fatturato cifre vicine ai 150 miliardi di dollari grazie alla pubblicità.

GOOGLE: 'INFORMAZIONI OBSOLETE, CI DIFENDEREMO CON FORZA'

Sul tema è intervenuto anche il portavoce di Google José Castañeda, commentando così:

I procuratori hanno montato un caso su affermazioni inaccurate e obsolete sulle nostre politiche. I nostri prodotti hanno sempre integrato funzionalità per tutelare la privacy e hanno avuto controlli solidi per la gestione dei i dati sulla posizione. Ci difenderemo vigorosamente e chiariremo le cose.


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