Google non ha ancora lanciato il suo AirTag... per colpa di Apple?

1 year ago 145

Il piccolo AirTag è stato uno dei dispositivi Apple più apprezzati degli ultimi anni: in pochissimo tempo, il tracker della mela è riuscito a imporsi come uno dei Bluetooth Tracker più amati e utilizzati del mercato, grazie anche alla rete Find My (Dov'è) che permette di localizzare gli AirTag smarriti, mappandone la posizione in maniera anonima e sicura ogni volta che un iPhone ci passa vicino. Metteteci anche che Apple concede in licenza la tecnologia e che ci sono già diverse alternative economiche ad AirTag e capirete quanto ha funzionato bene l'idea.

D'altra parte, non si può dire che quella dei Bluetooth Tracker sia un'idea originale di Apple: il nome storico del settore è infatti Tile, che già qualche anno fa aveva ideato una tecnologia di localizzazione basata su una rete di dispositivi che utilizzano i prodotti dell'ecosistema.

Tuttavia, quando Apple ha lanciato AirTag non c'è stato paragone per funzionalità del prodotto, soprattutto in termini di localizzazione di oggetti smarriti, perché non c'è paragone per numero di device utilizzabili: un conto è affidarsi ai soli smartphone che hanno l'app Tile installata e in background, un altro è basarsi sulla totalità di iPhone in giro.

Ma sapete chi batte perfino Apple per numero di device disponibili in giro? Google, ovviamente. Android è infatti il sistema operativo più diffuso al mondo e il numero di smartphone che utilizzano i servizi Google e permetterebbero di localizzare un Bluetooth tracker smarrito è perfino più grande di quello di Apple.

Ma allora dov'è l'"AirTag" di Google? A onor del vero, l'azienda ci sta lavorando da tempo e all'ultimo Google I/O ha anche annunciato che l'app Find My Device di Android supporterà i tracker Bluetooth, con un funzionamento analogo a quello della rete Dov'è di Apple: in caso di tracker segnalato come smarrito dal suo possessore, basterà che una persona con uno smartphone Android ci passi vicino (e lo "rilevi" nei paraggi) per segnalare la posizione sul cloud, in maniera totalmente anonima e sicura.

Durante la presentazione di maggio, Google non ha svelato un suo tracker Bluetooth, ma ha annunciato che la rete di Find My Device supporterà i tracker di aziende già note del settore, come Tile e Chipolo.

Tuttavia, è abbastanza risaputo che l'azienda stia effettivamente lavorando al suo "AirTag", che funzionerà in modo analogo alla controparte di Apple. È talmente certo che conosciamo il nome in codice del prodotto (Grogu, omaggio all'omonimo personaggio di The Mandalorian), quello che dovrebbe essere il nome definitivo (Nest Locator Tag o Nest Tag, riciclando il nome di un vecchio prodotto per la sicurezza di Nest) e perfino un'icona identificativa, apparsa e poi rimossa tra i Material Symbols di Google.

L'icona di Nest Locator Tag è praticamente identica a quella di Nest Tag, un vecchio prodotto di sicurezza di Nest non più in produzione. È apparsa (e poi scomparsa) da Material Symbols col nome di Nest Locator Tag.

Conosciamo tutte queste informazioni da mesi e in molti erano pronti a scommettere che il tracker sarebbe stato presentato a ottobre, durante l'evento di lancio di Pixel 8 e Pixel 8 Pro.

Invece, non solo non si è visto alcun Nest Locator Tag alla presentazione, ma ci sono stati anche segnali d'allarme che hanno allertato i fan e portato a pensare che Google potrebbe tirarsi indietro rispetto al lancio dei suoi anti-AirTag: sia Pixel 8 che Pixel Watch 2 non includono il chip Ultra Wide Band (UWB), che era invece presente su Pixel 7 e sul primo Pixel Watch.

Il chip UWB (che rimane su Pixel 8 Pro) è un quel che serve per le trasmissioni a banda ultralarga: si tratta di una tecnologia utile per un gran numero di usi (ad esempio aprire le portiere dell'auto con lo smartphone), ma che viene impiegata anche per la localizzazione precisa dei tracker Bluetooth in un ambiente ristretto. Se avete mai visto come funziona un AirTag, saprete che – in un range ristretto – è possibile ritrovare i tracker di Apple seguendo una grande freccia su iPhone che vi indica dove si trovano. Questo è possibile proprio grazie all'Ultra WideBand.

Ma nonostante Google abbia fatto fuori l'UWB da due dei suoi dispositivi di punta (e nonostante Google sia famosa per aver fatto fuori prodotti e servizi che gli utenti amavano – RIP Google Reader), non c'è da disperare. Al momento non ci sono notizie di una possibile ritirata di Google dal progetto e, al contrario, sembra che la colpa possa essere di Apple.

Con un post a luglio, infatti, Google ha spiegato che la nuova rete Find My Device (annunciata a maggio), non era ancora stata rilasciata perché non era ancora pronto l'aggiornamento di iOS che avrebbe avvisato gli utenti in caso di tracker indesiderati nei paraggi.

Infatti, Apple e Google hanno unito le forze in termini di sicurezza, annunciando un sistema condiviso per evitare che i Bluetooth Tracker possano essere utilizzati come strumento di stalking. Questo era stato un grosso tema di sicurezza nei primi mesi dopo il lancio di AirTag: Apple aveva quindi aggiunto una funzione di sicurezza su iPhone che manda un avviso se c'è un AirTag non identificato che segue l'utente e, grazie alla partnership tra le due aziende, lo stesso è avvenuto poi anche su Android.

Adesso, però, manca la controparte su iOS: anche il sistema operativo di Apple dovrà infatti notificare gli utenti se un tag della concorrenza non identificato li sta seguendo, e pare che l'aggiornamento non sia ancora pronto.

A luglio, Google ha dichiarato che Apple rilascerà questo update entro la fine dell'anno.

Siamo quindi agli sgoccioli: se Apple rispetterà i tempi previsti, entro qualche mese al massimo Google lancerà la nuova rete Find My Device che supporterà i tracker Bluetooth e, forse, finalmente vedremo anche il Nest Locator Tag (o come si chiamerà l' "anti-AirTag di Google).

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