La proprietà di beni digitali ha da sempre un grosso problema: cosa succede a musica, film o videogiochi quando lasceremo questo mondo? Potranno passare ai nostri eredi o resteranno con noi, appesantendo il bagaglio nel periglioso viaggio verso il regno di Osiride?
A domanda diretta, il supporto di Steam propende per la seconda ipotesi, anche in caso di testamento. La materia però è incredibilmente complicata: cerchiamo di capire quali alternative ci potrebbero essere, oltre a ricordarvi la nostra selezione dei migliori giochi per PC.
La domanda: posso lasciare i miei giochi su Steam ai miei eredi?
Iniziamo dalla domanda. Un utente di Steam ha scritto al supporto della piattaforma con una domanda secca: potrà lasciare nel testamento i giochi comprati sulla piattaforma agli eredi?
La risposta è stata parimenti perentoria:
Gli account e i giochi di Steam non sono trasferibili. Il supporto Steam non può fornire a qualcun altro l'accesso all'account o unire i suoi contenuti con un altro account. Mi dispiace informarti che il tuo account Steam non può essere trasferito tramite un testamento
In realtà non è la prima volta che su Steam ci si pone la stessa domanda, e a dire il vero non solo su Steam. Nel 2012 era rimbalzata sui media di tutto il mondo la notizia che Bruce Willis aveva intenzione di citare in giudizio Apple per l'impossibilità di trasferire ai suoi figli la sua libreria di iTunes.
La notizia era falsa, ma il problema reale, e ha implicazioni molto profonde.
Noi possediamo realmente i beni digitali?
Sembrerebbe un sopruso, ma in realtà è il concetto stesso di beni digitali a creare un problema. Qui potete trovare una spiegazione molto interessante sulla questione, con una definizione di cosa siano i beni digitali.
Semplificando, possiamo dire che i beni digitali sono i beni elettronici di un individuo che vengono accumulati durante la sua vita, e possono essere foto, file .mp3 o, appunto, giochi su Steam.
Molti credono che quando si clicca sul pulsante "acquista" in un negozio digitale come Steam, il bene diventi di loro proprietà, come si farebbe con un maglione o un prosciutto, ma non è così.
Quando si "acquista" un gioco su Steam, si acquista una licenza non trasferibile per giocare a quel titolo. La licenza viene concessa solo a quell'individuo e, sulla base della maggior parte dei Termini di servizio, spesso scade alla sua morte.
C'è un "ma"
In campo legale, però, niente è bianco e nero. Nel caso di Bruce Willis sopra citato, l'articolo parlava di una possibile soluzione: le copie legali. Nel caso di un file musicale su un iPod, il file scaricato su quel dispositivo potrebbe in teoria passare ai discendenti del suo proprietario deceduto. Ma se costoro volessero scaricare quei contenuti su un altro dispositivo, non potrebbero.
In pratica i file vengono considerati come copia fisica e in teoria trasferibili come capiterebbe per un CD o un DVD, ma solo se associati a un dispositivo e a un account.
Se Steam sono emerse altre informazioni interessanti. In passato a quanto pare Valve stessa avrebbe consentito diverse volte il passaggio di proprietà, senza fare distinzione tra file scaricato o meno.
In effetti i termini di utilizzo di Steam recitano:
Non puoi rivelare, condividere o altrimenti consentire ad altri di utilizzare la tua password o il tuo account, salvo quanto diversamente specificamente autorizzato da Valve
Più oltre c'è però un punto interessante:
Non puoi [...] vendere o addebitare ad altri il diritto di utilizzare il tuo Account, o altrimenti trasferire il tuo Account, né puoi vendere, addebitare ad altri il diritto di utilizzare o trasferire alcun Abbonamento diverso da se e come espressamente consentito dal presente Accordo [...] o come altrimenti specificamente consentito da Valve
Quindi potrebbe esserci una scappatoia, ma non sono state fornite indicazioni che questo sia effettivamente avvenuto, o che ora la situazione non sia cambiata.
Nondimeno, dal punto di vista legale sembrerebbe che l'eredità digitale sia fondamentalmente valida secondo le loro leggi esistenti nella maggior parte dei casi, e che qualsiasi termine di licenza che impedisca l'attuazione di questo diritto sarebbe automaticamente non valido.
Qui trovate un articolo a supporto di questa congettura.
In teoria, secondo le leggi italiane ed europee, anche la semplice pubblicazione di un termine di servizio in violazione di questo diritto potrebbe causare una multa da parte degli enti regolatori. Certo, bisognerebbe farla valere.
L'idea: e se non possedessimo niente?
C'è una soluzione, per noi e per le aziende: non acquistare beni digitali ma abbonarsi a servizi. In questo modo il problema della proprietà non si porrebbe, in quanto saremmo semplici utilizzatori.
È quanto previsto in un articolo di Ida Auken, ministro per l'ambiente danese dal 2011 al 2014, pubblicato nel 2016 per il World Economic Forum. È una visione diversa sul nostro modello di crescita, e che forse non tutti condivideranno, ma che in molti casi sta già avvenendo.