Il ritorno del nucleare in Italia entro il 2024: l'obiettivo del Governo è lodevole ma improbabile (se non impossibile)

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 "Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico": titolava così il convegno organizzato da iWeek all'Università di Pavia in cui è intervenuto Gilberto Pichetto Fratin, attuale Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica dell'Italia. L'intervento del Ministro verteva su quello che viene definito "il nuovo nucleare", che, a detta appunto di Fratin, può essere una risorsa valida per contrastare i cambiamenti climatici, al momento oggetto di studio per gli usi futuri da parte del governo nucleare.

Cos'è il nuovo nucleare

Meglio conosciuto come nucleare di nuova generazione, il "nuovo nucleare" fa riferimento alle centrali e alla tecnologia nucleare di IV generazione, il cui obiettivo è quello di aumentare l'efficienza di consumo di combustibile e la riduzione di rifiuti radioattivi, il tutto migliorando ulteriormente la sicurezza. Su quest'ultimo punto ci sarebbe da aprire una gigantesca parentesi, visto che la stragrande maggioranza degli italiani è rimasta ancorata a un concetto di centrale nucleare in stile Chernobyl che nulla ha a che vedere con gli impianti moderni di terza generazione, ovvero quelli sorti proprio a seguito del disastro nucleare degli anni '80.

I reattori di terza generazione hanno già sistemi di sicurezza passiva che non dipendono nemmeno dall'intervento umano per la messa in sicurezza del reattore, e con quelli di IV generazione si intende migliorare ulteriormente il tutto, con nuovi sistemi di raffreddamento passivi, miglioramento della sopportazione di eventi estremi e tanto altro.

I piccoli reattori

Il Ministro Fratin, durante il suo intervento, ha fatto cenno ai Piccoli Reattori. L'approccio al nucleare da parte del nuovo governo sarebbe indirizzato proprio ai reattori di questo tipo. Ma di cosa si tratta? Si fa riferimento ai così detti SMR, Small Modular Reactors, piccoli reattori nucleari con una potenza massima di 300 MWe (megawatt elettrici) che interessano non solo l'Italia, ma un po' tutta l'Unione Europea. Giusto per pietra di paragone, gli impianti convenzionali producono vantano una potenza 3 volte maggiore degli SMR. C'è un solo problema: non c'è neanche un piccolo reattore attivo in Unione Europea.

Il 2024

Il Ministro Fratin non ha nominato espressamente il 2024. Si è più che altro concentrato sul mostrare l'interesse del Governo nei confronti delle centrali nucleari di nuova generazione, che siano piccole o grandi. E allora da dove spunta il 2024? Dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, che ha avuto modo di intervenire nello stesso convegno. "Come vice presidente del Consiglio farò di tutto perché il governo entro quest'anno riporti l'Italia tra i Paesi civili e sviluppati": ha dichiarato il Ministro in relazione al nucleare, forse facendo riferimento alla riattivazione delle centrali già esistenti in Italia più che alla costruzione di nuovi impianti. In ogni caso il volere del Governo si scontra con i referendum abrogativi del 1987, tant'è che lo stesso Ministro Fratin ha dichiarato che per far ripartire la produzione di energia nucleare in Italia "sarà necessario ridefinire anche il quadro giuridico che consenta tutte queste tecnologie e indichi una cornice di misure di controllo e procedure autorizzative". Tradotto? La strada è ancora lunga, sia a livello di tecnologie (se aspettiamo i reattori di IV generazione passeranno anni), sia a livello giuridico.

Difficile quindi che entro la fine dell'anno si smuova qualcosa. Anche qui potremmo aprire varie parentesi, come quella sulla contraddizione di acquistare energia nucleare da paesi vicini che la producono a pochi passi dall'Italia, ma se non altro c'è da dire che una seppur timida apertura al nucleare sta diventando sempre più necessaria, visti i tempi che corrono.

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