Lunedì 27 gennaio le borse di tutto il mondo, in particolare quelle statunitensi, hanno visto un tonfo clamoroso dei titoli correlati all’AI. Citando letteralmente il Corriere della sera ecco quello che è successo:
Il listino Nasdaq ha chiuso in ribasso del 3,07%, Nvidia è arrivato a perdere oltre il 18,3% (poi ha chiuso a -16,9%), spazzando via più di 600 miliardi di capitalizzazione, ed il suo fondatore Jensen Huang si è scoperto più povero di 13 miliardi di dollari in un giorno (lo immaginiamo sconsolato sorseggiare un Tavernello nel suo due locali per consolarsi).
Ma anche agli altri non è andata benissimo: Broadcom, ha perso il 14,82%, ma fino a un’ora dal termine cedeva il 18,4%. Il crollo dei due giganti dei chip ha trascinato giù l’intero settore tecnologico, mandando in rosso anche Oracle (-13,79%), Alphabet/Google (-2,11%), Microsoft (-4,6%%).
La colpa, stando allo stesso articolo ed a tutti gli altri dello stesso tenore, ha un nome ed un cognome: DeepSeek, una sconosciuta azienda cinese che fino a Lunedì non si filava nessuno, ma che oggi invece conoscono tutti, semplicemente perché l’app prodotta dall’azienda, un chatbot concorrente di ChatGPT, è la più scaricata sull’Apple store.
DeepSeek è più performante, più efficiente e, a detta dell’azienda, è stato addestrato con 6 milioni di dollari, che rispetto ai costi di ChatGPT (oltre 100 milioni, pare) sono letteralmente quisquilie.
Da qui la valanga di esperti ed espertoni ha iniziato ad urlare alla rivoluzione: è finita, la bolla è scoppiata, i cinesi hanno vinto (ancora una volta).
C’è però un “ma” grande come una casa da sottolineare.
Tralasciando il fatto che DeepSeek rifiuta di fornire opinioni su vicende storiche come piazza Tianamen, quello che ai più pare sfuggire è che il modello base di questo chatbot è liberamente accessibile all’interno del portale Hugging Face, precisamente qui, di cui tanto abbiamo parlato recentemente.
Pertanto la riflessione corretta da fare non è tanto “dobbiamo preoccuparci della Cina”, ma forse come suggerisce Yann LeCun, dobbiamo ammettere che i modelli open-source sono il futuro di questa tecnologia:
To people who think
"China is surpassing the US in AI"
the correct thought is
"Open source models are surpassing closed ones"
See ⬇️⬇️⬇️
Ma viviamo in un’epoca in cui basta veder comparire una sconosciuta in una classifica di app per veder bruciare seicento miliardi di dollari, e il problema è un’azienda cinese sconosciuta che non risponde alle domande che possono infastidire il proprio regime.
I cinesi di DeepSeek hanno fatto di necessità virtù: hanno cioè usato gli unici chip NVIDIA accessibili per via dei vari embarghi e basato i propri sviluppi su un modello open-source… Hanno usato quello che avevano (che poi… Sei milioni di dollari non sono certo cifre basse per una “startup”).
Ma chi di open-source ne capisce qualcosa lo sa bene, è l’approccio che hanno usato tutte le grandi invenzioni del nostro tempo… Citando la prima che mi viene in mente:
PS. Yes – it’s free of any minix code, and it has a multi-threaded fs.
It is NOT protable (uses 386 task switching etc), and it probably never will support anything other than AT-harddisks, as that’s all I have :-(.
E no dai, questo non è da tradurre.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.