Luigi Celeste ha una storia e un passato alle spalle da cui è difficile, quasi impossibile, riprendersi. E invece è la prova che nella vita tutto è possibile, anche avere una seconda chance.
Per una volta non parliamo di attacchi informatici, di governance sulla sicurezza, di Leggi, di politici. Per la prima volta mettiamo al centro la storia di un uomo che è riuscito a salvarsi da solo grazie la tenacia e la passione per il suo lavoro: la cybersecurity.
La storia di Luigi Celeste
Luigi Celeste, classe 85, ha alle spalle un passato da cui è difficile, quasi impossibile, riprendersi. Nel 2008 ha ucciso il padre per salvare la madre dagli abusi e le violenze subite per una vita intera. Poteva sprofondare nell’abisso degli inferi, invece è riuscito a rinascere con la sua tenacia e grazie ad percorso lavorativo.
“I miei ricordi da bambino sono quelli di mio padre che picchia a sangue mia mamma o di quando andavamo a trovarlo in carcere”, ha raccontato in una recente intervista a Wired. “La mia vita è stata così, dovevo continuamente rimanere concentrato e lucido per sopravvivere. Continuamente preoccupato di quello che stava per succedere, sempre pronto alla difesa o se necessario all’attacco. Dovevo cercare di aiutare e proteggere mia mamma e mio fratello”.
Incarcerato a San Vittore, dopo un anno è stato trasferito in un posto ancora più duro: il carcere di Opera. Ha scontato 9 anni ed ora è un uomo libero.
“Da ragazzo avevo dovuto lasciare la scuola – ha spiegato Luigi –. Frequentavo grafica pubblicitaria, me la cavavo a disegnare ma non era la mia vocazione. Mi affascinavano i computer, invece. E avrei voluto diventare perito informatico ma le difficoltà economiche non permettevano a mia madre di acquistarmi nemmeno un pc, pertanto decisi al secondo anno di superiori di abbandonare la scuola e cominciare a lavorare per poter vivere la mia vita e contribuire alle spese di casa. Iniziai come installatore di impianti di condizionamento, ma quel lavoro non mi piaceva e comunque sapevo che non era quello che avrei voluto fare nella vita”.
Grazie al carcere di Bollate scopre la passione per la cybersecurity
Una volta in carcere Luigi fa di tutto per farsi trasferire a Bollate, un carcere modello a livello internazionale, centrato sul recupero e la riabilitazione dei detenuti. Proprio lì è stata aperta una academy di informatica sponsorizzata da Cisco.
Luigi è tenace, determinato; la passione per l’informatica che non ha mai potuto esprimere emerge potente in lui. In carcere diventa il primo detenuto in Italia a ottenere la certificazione Cisco Ccna, una fra le più importanti e riconosciute certificazioni nell’ambito delle reti informatiche. Ma non è finita. Proseguendo con gli studi ottiene la certificazione Ccna Security. Su 50 scuole Cisco no-profit realizzate negli istituti di pena di tutto il mondo, Luigi è l’unico carcerato ad aver raggiunto questo obiettivo.
Lo spiraglio di luce, oltre ad avergli dato una formazione, gli fa trovare la porta di uscita dal carcere; il 26 febbraio 2016 finisce di scontare la sua pena. Si dedica al suo lavoro, diventa libero professionista nel settore delle reti informatiche. Grazie alle persone che credono in lui, trova impiego nella società multinazionale K-Flex, che si occupa di isolamento termico e acustico, dove gestisce la sicurezza informatica della sede centrale e di tutte le sue consociate estere, che contano oltre la decina.
Ad oggi è un Cyber Security Engineering e Senior Offensive Security Officer presso l’Agenzia dell’Unione europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia è un’agenzia dell’Unione europea (Eu–LISA). La sua responsabilità principale è eseguire test di sicurezza. Attualmente sta effettuando test di sicurezza per il nuovo Sistema di Controllo delle Frontiere Europee.
Libro e film al Festival del Cinema di Venezia
Dal suo romanzo scritto in carcere con la scrittrice Sara Loffredi, Non sarà sempre così, edizione Piemme, 2017, è stato fatto anche un film: Familia. Il lungometraggio, diretto da Francesco Costabile e con protagonisti Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco Cicalese, tra gli altri è stato presentato quest’anno nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia.
“Ho voluto raccontare la mia storia, sperando sia da monito, e per certi aspetti di esempio o utilità, cercando dare forza a tutte quelle persone che si devono confrontare con le difficoltà o la disperazione. Credo che potrei essere un buon padre, nella vita. Ho avuto nella mia l’esempio di tutto ciò che un padre non dovrebbe essere. Spero un giorno di poter avere un figlio a cui insegnare ciò che ho imparato dalla mia esperienza, ma soprattutto che nella vita, qualsiasi cosa accada, non bisogna mai smettere per nessun motivo di rincorrere i propri sogni”, ha concluso Luigi Celeste.
La storia di Luigi Celeste può dare un futuro a chi sconta le pene
Questa storia è la dimostrazione che una seconda possibilità c’è. In oltre 20 anni “sono stati formati oltre 1000 detenuti, molti dei quali hanno conseguito le certificazioni Cisco e lavorano attualmente nel settore ICT”.
Ma va sottolineato soprattutto un dato fondamentale, precisa il colosso dell’informatica: “Il tasso di recidiva di quei detenuti che hanno terminato almeno i corsi base è pari a zero”, ciò che “significa che dopo aver saldato il proprio debito con la giustizia, avendo ormai in mano una professionalità concreta da offrire al mercato del lavoro, queste persone non sono più rientrate in carcere”. A dimostrazione che una seconda change è sempre possibile.