Piracy Shield: Lasorella (AGCOM) fa il punto in Commissione sui risultati ottenuti

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Giacomo Lasorella, il Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) è intervenuto ieri pomeriggio davanti alle Commissioni Riunite Cultura e Trasporti della Camera dei Deputati per un'audizione informale in merito all'attuazione della legge 14 luglio 2023 numero 93 relativa alle "disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati al diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica".

PIRACY SHIELD: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Lasorella ha fatto il punto della situazione in merito alla piattaforma Piracy Shield parlando anche delle difficoltà incontrate in questi mesi. In generale, per quanto riguarda la piattaforma, è stato ribadito che è stata donata ad Agcom anche tenendo conto dei tempi particolarmente ristretti che la legge ha riservato per la sua elaborazione, è stata verificata ed integrata nelle sue funzionalità "sulla base degli requisiti tecnici che sono stati definiti in un tavolo tecnico" con tutti gli operatori e con la collaborazione fondamentale dell'Agenzia per la Cyber Sicurezza Nazionale, della Guardia di Finanza, della Polizia Postale, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di tutti i soggetti interessati.

Ad oggi, sono arrivate 314 richieste di accreditamento, 5 da parte dei soggetti cosiddetti segnalatori che sono DAZN, Lega Serie A, Lega Serie B, RTI, Sky e 309 da parte degli internet service provider. Per quanto riguarda i risultati del primo mese di attività della piattaforma, Lasorella ha confermato che sono stati effettuati 11 provvedimenti cautelari che hanno interessato la trasmissione illegale diversi eventi sportivi, tra cui il campionato di calcio di Serie A e Serie B, la Formula 1, la MotoGP, l'Euro Cup di pallacanestro, nonché competizioni di tennis e le leghe di calcio UEFA. Nel complesso, dal 2 febbraio al 3 marzo sono stati bloccati 3.127 Fully Qualified Domain Name e 2.176 indirizzi IP.

Piracy Shield e si avvale di una tecnologia che consente di inibire automaticamente i cosiddetti dati tecnici, cioè i cosiddetti FQDN, i Fully Qualified Domain Name e gli indirizzi IP, che sono utilizzati per la diffusione non autorizzata attraverso le reti internet di contenuti audiovisivi trasmessi in diretta. Sono quindi tre gli attori del processo: coloro che presentano la segnalazione, il soggetto legittimato a presentare una segnalazione, l'autorità e i fornitori di servizi ossia gli internet service provider.

Nella fase di segnalazione il soggetto legittimato segnala i dati tecnici da inibire caricandolo sulla piattaforma attraverso interfaccia web a seguito di autenticazione. Ogni segnalazione può contenere una serie di dati, il nome di dominio non ambiguo, il cosiddetto fully qualified domain name, e/o gli indirizzi IP da inibire ed è identificata da una scheda, il cosiddetto ticket, che riporta le relative informazioni descrittive. Ogni segnalazione è accompagnata da una prova documentale certa.

LE DIFFICOLTA' INCONTRATE

I problemi incontrati dalla piattaforma Piracy Shield riguardano essenzialmente, da un lato la necessità di discriminare i contenuti leciti da quelli illeciti presenti sulla medesima piattaforma, dall'altro alcune resistenze incontrate nelle necessarie interazioni con i gestori del motore di ricerca e con gli altri fornitori di servizi della società dell'informazione.

"Relativamente al tema dell'univocità, I soggetti dediti alla pirateria utilizzano sempre più frequentemente cosiddette content delivery network, CDN, ossia reti di distribuzione di contenuto che per loro natura possono non essere univocamente destinate ad attività illecite"

In pratica, ci sono delle piattaforme dove ci sono insieme i siti leciti e illeciti e la legge prescrive che i siti devono essere univocamente dedicati ai contenuti illeciti. Quindi, sul medesimo indirizzo IP utilizzato per la preparazione di diritto d'autore può insistere un dominio, magari fittizio, che diffonde contenuti illeciti e questo evidentemente impedisce che questo indirizzo possa essere oscurato.

Da qui, ovviamente, il rischio di bloccare siti legali (overblocking), colpevoli di condividere indirizzi IP con quelli che trasmettono illegalmente le partite di Serie A (e non solo) sul web. Rischio che si è concretizzato diverse volte, vedasi il caso Cloudflare, un soggetto che, secondo Lasorella, "è sempre più coinvolto in questi procedimenti" e che, nell'offrire servizi quali OpenDNS, Virtual Private Network, di fatto, "agevola le attività in violazione del diritto d'autore online". Uno dei metodi più efficaci utilizzati per aggirare gli oscuramenti dei siti in violazione ordinati dall'autorità consiste proprio nell'usare le VPN, le Virtual Private Network.

CONTATTI CON GOOGLE

Per quanto riguarda le resistenze incontrate con il gestori di motore di ricerca e dei fornitori di servizi della società dell'informazione, Lasorella ha confermato che sono stati avviati dei contatti con Google in merito alla deindicizzazione dei siti che diffondono contenuti, al blocco della pubblicità dei siti pirati, a possibili interventi su Google Public DNS.

Sul cosiddetto "delisting" Google ha proposto di aprire un canale dedicato alle segnalazioni caricate sulla piattaforma Piracy Shield anche con un profilo dedicato però non ha ritenuto di accreditarsi alla piattaforma pur manifestando la disponibilità a bloccare pubblicità presenti sul motore di ricerca e che indirizzino l'utente verso siti pirata, quindi promuovendone l'attività illecita.

Quanto all'utilizzo del cosiddetto Public DNS, Google ha confermato la propria intenzione di non intervenire sul suo DNS attraverso un blocco a livello locale perché dovrebbe bloccare evidentemente l'intero sistema. Evidentemente, sottolinea Lasorella, questo blocco non è stato mai attuato neanche in altri paesi e probabilmente Google ha il problema di non creare un precedente.

"Questo sistema, oggettivamente, lascia lo spazio aperto, non voglio arrivare a dire favorisce, ma sicuramente lascia lo spazio aperto per queste attività illecite perché di fatto consente di aggirare invece i blocchi che sono posti dagli ISP".

Altro tema trattato è quello della "molteplicità di app che sono disponibili per il download" sugli store che consentono la visione sistematica di contenuti in violazione del diritto d'autore di eventi sportivi in diretta. Live Football TV HD, ad esempio, consentiva la visione delle partite di calcio in violazione del diritto d'autore ed è stata rimossa da Google solo dopo reiterati inviti da parte di Agcom.

PUBBLICAZIONE DELLA LISTA DEGLI IP

Nella parte conclusiva del suo intervento, Lasorella ha anche parlato della finalizzazione del protocollo di intesa ai fini dell'attuazione dell'articolo 2.7 della legge con la Procura della Repubblica per "trasmettere i dati con cadenza quindicinale, quindi l'elenco dei provenienti di disabilitazione adottati ai fini delle loro attività". La Procura, ricevuto questo elenco, potrà avvalersi della Guardia di Finanza per esercitare i suoi poteri.

Sulla possibilità di pubblicazione dell lista degli indirizzi IP (qui la lista non ufficiale), infine, Lasorella ha affermato che l'Agcom sta valutando.

"Non c'è un obbligo di pubblicazione, io ovviamente prendo atto di tutte le segnalazioni che sono state rivolte qui e ne discuteremo evidentemente in sede di consiglio. Dico solo che su questo tema sono in atto anche consultazioni con l'agenzia per la cybersicurezza con gli ISP e con tutti i soggetti interessati dai quali giungono consigli di una non pubblicazione però non voglio chiudere rispetto a queste ipotesi, mi riservo di farla valutare con attenzione e di sottoporla al Consiglio dell'Autorità per una decisione informata, tenendo conto anche delle vostre segnalazioni"


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