Poche ore fa Apple ha annunciato il via libera ai marketplace alternativi su iOS: come previsto dal DMA (Digital Markets Act), su iPhone sarà possibile installare degli App Store alternativi da cui scaricare software. Tuttavia, farlo non sarà semplice come su Android: l'intero processo di gestione dei marketplace sarà comunque gestito da Apple, che ha creato una notevole infrastruttura (con più di 600 nuove API) per la creazione di store alternativi e la relativa pubblicazione di app. E, oltre a non essere immediato, avere a che fare con gli store alternativi potrebbe essere anche costoso.
1 milione di euro come garanzia
In primo luogo, non sarà affatto semplice aprire un nuovo marketplace: i criteri stabiliti da Apple di fatto taglieranno fuori tutti i "pesci piccoli" e, probabilmente, solo le grandi multinazionali potranno permettersi di rispettare i requisiti per la creazione e pubblicazione di uno store alternativo.
Oltre a tutta una serie di garanzie che potremmo considerare "standard" (avere residenza fiscale in UE, occuparsi di tutte le questioni legali, finanziarie e giudiziarie), Apple richiede anche una lettera di credito stand-by di 1 milione di euro fornita da un istituto di credito con rating A.
Nella pagina di supporto di Apple relativa alla creazione e pubblicazione di un marketplace, infatti, si legge:
Per poter disporre di mezzi finanziari adeguati a garantire il supporto agli sviluppatori e ai clienti, gli sviluppatori del marketplace devono fornire ad Apple una lettera di credito stand-by da parte di un istituto finanziario con rating A (o equivalente secondo S&P, Fitch o Moody's) di 1.000.000 euro prima di ricevere il diritto. La lettera dovrà essere rinnovata automaticamente su base annuale.
La lettera di credito a cui si fa riferimento è sostanzialmente una garanzia, con cui una banca si impegna a coprire le eventuali mancanze dell'azienda che intende aprire il marketplace, con spesa fino a un milione di euro.
Inutile specificare che questo requisito taglierà fuori non solo ogni realtà indipendente, ma anche qualsiasi piccola e media impresa che voglia creare un marketplace alternativo.
La Core Technology Fee spaventa gli sviluppatori indipendenti
Oltre a quando detto finora, c'è anche un'altra questione relativa alle commissioni che gli sviluppatori devono pagare ad Apple.
Attualmente, per pubblicare su App Store, le commissioni che gli sviluppatori pagano sono del 15% dei ricavi, oppure del 30% per le aziende che hanno un ricavato superiore a 1 milione di dollari annuale.
Tuttavia, insieme alla possibilità di creare marketplace alternativi e distribuire le app al di fuori di App Store, Apple ha lanciato anche nuove condizioni commerciali chiamate Core Technology Fee (CTF), che sarà necessario accettare per pubblicare su store alternativi.
Gli sviluppatori che pubblicano in Unione Europea, infatti, potranno continuare ad avere le stesse condizioni di sempre (15% o 30% dei ricavi), o in alternativa potranno accettare la Core Technology Fee, che riguarda anche i guadagni da App Store, e implica:
- Tariffa su App Store del 10% (invece del 15%) per gli sviluppatori più piccoli e del 17% (invece del 30%) per gli sviluppatori che fatturano oltre 1 milione di dollari;
- Possibilità di pubblicare la propria app anche su marketplace alternativi
- Tariffa di 0,50€ per ogni prima installazione annuale dopo il primo milione di installazioni
Il punto più discusso è ovviamente l'ultimo, quindi proviamo a spiegarlo meglio.
Per prima cosa, quando si parla di prima installazione annuale, si intende un qualsiasi tipo di download, che sia esso prima una installazione da zero, un aggiornamento o una reinstallazione. Una volta che l'utente avrà effettuato questa prima installazione, ogni altra futura installazione (aggiornamenti o altro) non verranno conteggiati. Semplificando, si parla quindi di installazioni per utente unico (legato al proprio Apple ID).
Ogni sviluppatore che pubblica un'applicazione, non avrà alcun costo per il primo milione di installazioni; dopo il primo milione, pagherà 0,50€ per ogni installazione, su base annuale. Il numero di installazioni include sia quelle avvenute tramite App Store, sia tramite marketplace alternativi.
Questo punto ha fatto molto discutere i developer, alcuni dei quali si sono anche lamentati a gran voce sui social: il "problema" di una commissione simile, pensata per monetizzare sui grandi nomi (qualcuno ha detto Fortnite?), è che rischierebbe di mandare sul lastrico uno sviluppatore indipendente la cui app, magari gratuita, diventa virale.
Apple ha messo a disposizione uno strumento online che permette di calcolare la spesa per un developer con la Core Technology Fee. Ipotizzando un'app che diventa virale e regista due milioni di download in UE (quindi 1 milione in più della soglia gratuita), anche se lo sviluppatore non guadagnasse nulla dall'app in questione, e perfino se l'app fosse gratis e senza acquisti in app, lo sviluppatore che l'ha pubblicata dovrebbe comunque pagare circa 41.000€ al mese (500.000€/anno) di commissioni ad Apple.
Sebbene sia legittimo che Apple richieda una commissione per mantenere l'infrastruttura che ha costruito per i marketplace alternativi, è facile temere che la Core Technology Fee allontanerà gli sviluppatori indipendenti, soprattutto chi è incerto sui propri margini di guadagno (magari perché utilizza il modello freemium).
Infatti, mentre le commissioni attuali sono direttamente proporzionali ai ricavi, la Core Technology Fee propone delle commissioni basate sul numero di installazioni, ma il numero di installazioni di un'app gratuita può non avere alcuna correlazione con i reali ricavi dello sviluppatore.