Quel pasticciaccio brutto di App, l’applicazione per la gestione del processo penale telematico. ll Ministero della Giustizia torna alla carta

1 day ago 46

La giustizia nel caos dopo l’obbligo a partire dal 2 gennaio 2025 dell’utilizzo dell’applicazione per la gestione del processo penale telematico (APP) per specifici atti processuali. Alcuni tribunali, tra cui Milano, Roma, Bari e Torino, hanno sospeso l’utilizzo di APP a causa di malfunzionamenti e difficoltà operative (alcune aule non sono dotate di computer per accedere all’App), ritornando temporaneamente al deposito cartaceo per garantire la continuità delle attività giudiziarie.

La digitalizzazione in Italia procede ma con passi falsi: parola del Ministero della Giustizia. Il debutto di App, l’applicazione per la gestione del processo penale telematico, si è rivelato un disastro in tribunali di tutta Italia.

Il caos è esploso dopo il decreto di fine dicembre del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha esteso l’obbligo di deposito telematico a un maggior numero di atti processuali. Tuttavia, gli uffici giudiziari non sono preparati: mancano computer, risorse umane e competenze informatiche, e il software è stato descritto come inadeguato. Una fonte intervistata dal Fatto Quotidiano ha dichiarato: “Gli ingegneri hanno sviluppato App senza conoscere a fondo codici e procedure giudiziarie”.

A cosa serve l’app

L’APP è l’applicativo sviluppato dal Ministero della Giustizia italiano per gestire il Processo Penale Telematico (PPT). Il suo obiettivo è digitalizzare e semplificare le procedure penali, consentendo il deposito telematico di atti, documenti, richieste e memorie da parte di magistrati, avvocati e personale giudiziario.

Dopo una fase di sperimentazione, l’utilizzo di APP è diventato obbligatorio dal 2 gennaio 2025 per specifici atti processuali. Tuttavia, l’introduzione di APP ha incontrato diverse criticità. Alcuni tribunali, tra cui Milano, Roma, Bari e Torino, hanno sospeso l’utilizzo dell’applicativo a causa di malfunzionamenti e difficoltà operative, ritornando temporaneamente al deposito cartaceo per garantire la continuità delle attività giudiziarie.

Caos nei tribunali di Milano, Torino, Genova e Reggio Calabria

A Milano, il presidente del Tribunale Fabio Roia ha disposto la sospensione dell’uso di App fino al 31 marzo 2025, citando “problematiche significative” che rischiano di rallentare i procedimenti giudiziari. A Napoli, il presidente del Tribunale Elisabetta Garzo aveva già introdotto un sistema misto per gestire le criticità evidenti dell’applicativo, prevedendo l’uso di modalità analogiche per specifici casi. Nonostante ciò, le udienze si svolgono con difficoltà e ulteriori provvedimenti potrebbero essere presi.

Torino e Genova hanno vissuto una prima giornata di caos: a Torino, il tribunale ha deciso di tornare al cartaceo sfruttando le normative sui malfunzionamenti, mentre a Genova si è adottato un sistema ibrido, in attesa di decisioni definitive. A Reggio Calabria, la presidente del Tribunale Maria Grazia Arena ha autorizzato l’uso di modalità analogiche per evitare il rischio di nullità dei processi, spiegando che “le difficoltà riscontrate sono troppo grandi”.

Ma per il Ministero della Giustizia va tutto bene

Nonostante queste problematiche, il Ministero della Giustizia ha dichiarato che l’applicativo funziona regolarmente. Secondo un report della Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA), tra il 1° settembre e il 31 ottobre 2024 sono stati aperti 785 ticket di secondo livello dagli utenti degli uffici giudiziari italiani, di cui solo 5 riguardavano l’instabilità del sistema durante la redazione di provvedimenti tramite il wizard di Word Online.

Il Ministero ha inoltre precisato che l’applicativo assicura l’accettazione automatica delle denunce trasmesse telematicamente, ma spetta al Pubblico Ministero decidere se iscrivere un nuovo procedimento penale e a carico di chi, come prescritto dall’articolo 335 del Codice di Procedura Penale.

In risposta alle difficoltà riscontrate, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha espresso preoccupazione, sottolineando la necessità di un adeguato supporto tecnico e formativo per garantire l’efficace implementazione del processo penale telematico.

Questo caos conferma che il passaggio al digitale, senza una preparazione adeguata, rischia di paralizzare la giustizia italiana.

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