Rabbit R1 è la riprova che gli smartphone sono insostituibili

2 weeks ago 53

Rabbit R1 è uno dei due dispositivi che dovevano stravolgere il concetto di smartphone; l'altro era l'Humane AI Pin, ma siccome parliamo al passato avrete già capito che nessuno dei due c'è riuscito.

Sono infatti arrivati in questi giorni i primi hands-on di Rabbit R1, e sebbene l'esito non sia stato catastrofico come quello di AI Pin, complice forse anche il prezzo assai più contenuto (199$), il verdetto è comunque amaro.

Rabbit R1: Come Funziona

Rabbit R1 è un assistente digitale potenziato dall'intelligenza artificiale. Sembra un po' uno smartphone, ma anche a un primo sguardo è chiaro che sia qualcosa di diverso. E proprio questo suo desiderio di originalità si è rivelato un errore.

Nella mente dei suoi creatori, R1 doveva dare corpo e voce al modello linguistico presente al suo interno. Un dispositivo cucito a misura dell'intelligenza artificiale, con la capacità di dialogare con il suo proprietario e di dare informazioni sull'ambiente circostante, non da ultimo con la traduzione bidirezionale.

Nella pratica però, Rabbit R1 è un dispositivo scarso sotto molti punti di vista. Intendiamo dire che il display è scarso, lo speaker è scarso, la fotocamera è scarsa, l'autonomia è ultra scarsa (nemmeno 2 ore di uso intenso, al momento).

Anche la sua caratteristica rotellina laterale è scarsa, nel senso che da una parte è obbligatorio usarla per elementi dell'interfaccia nei quali i controlli touch sarebbero stati più comodi (ma invece vengono inibiti), e dall'altra non serve a molto in generale.

Ma cosa sarebbe stato Rabbit R1 se non avesse avuto una rotellina e una fotocamera ruotante, e al loro posto ci fosse stato solo più spazio per lo schermo? Avete indovinato: uno smartphone! (più o meno). Come già accennato infatti, proprio il suo desiderio di distinguersi è andato contro l'usabilità stessa del dispositivo in sé.

E per quanto riguarda la parte di intelligenza artificiale vera e propria? Hit and miss, ma migliore di quella di AI Pin, almeno nella comprensione del linguaggio naturale.

Con però tutti i limiti derivanti dalla "pochezza" del dispositivo stesso, che non offre granché con cui interagire

Sia chiaro che queste sono impressioni sommarie derivate dai vari hands-on che stanno venendo fuori in questi giorni dagli USA, dove sono iniziate le prime consegne di Rabbit R1. Ci riserviamo un giudizio definitivo solo dopo averlo provato personalmente, e magari nel frattempo qualche aggiornamento software avrà anche migliorato le cose, ma è chiaro che qualsiasi aspettativa potessimo avere su di esso è già pesantemente ridimensionata.

Poteva essere un'app?

La domanda sorge spontanea. Che bisogno c'era di fare nuovi dispositivi così fallaci, quando sarebbe bastato fare un'app fatta bene? Da un punto di vista logico nessuno, da un punto di vista pratico però l'app sarebbe stata altrettanto un fallimento, con in più una monetizzazione ancora più scarsa.

Sì perché Rabbit R1 costa comunque 199$, mentre AI Pin viene addirittura 699$.

A queste cifre nessuno avrebbe certo comprato un'app! Entrambe le aziende hanno infatti fatto le corse per arrivare in commercio, anche a costo di essere così incompleti, con qualcosa che doveva per forza non essere uno smartphone, altrimenti nessuno l'avrebbe comprato. E il motivo è semplice.

Google Gemini ha già iniziato a sostituire Assistant, e probabilmente dopo il Google I/O di maggio la sua diffusione sarà ancora più ampia. Apple prepara a sua volta a integrare l'IA nei suoi prodotti. A quel punto quale spazio potranno mai avere i dispositivi rivali, quando i miliardi di iPhone e di Android già in circolazione avranno i loro assistenti integrati nel sistema operativo stesso?

Non solo, ma quegli assistenti beneficeranno di fotocamere di prima categoria, schermi grandi e di qualità, e soprattutto sistemi operativi solidi e collaudati, con i quali potranno interagire a basso livello per dare vita a nuove forme di controllo degli smartphone stessi.

Quest'ultimo aspetto è molto importante, perché nessuno lo potrà fare, a parte Google ed Apple. In casa Apple è praticamente una certezza che nessun assistente di terze parti potrà interagire con l'iPhone allo stesso modo di Siri (o chi per lui), e anche in casa Google permetteteci di avere forti convinzioni sui paletti che avranno le app di terze parti; o meglio sui paletti che non avrà Gemini.

Quindi no, Rabbit R1 non poteva essere un'app, perché non sarebbe andata da nessuna parte, non avrebbe saputo emergere. La sua sola speranza era quella di ricavarsi una nicchia, calamitare attenzione, e poi magari farsi inglobare da qualcuno di più grande. Vedendo come sono andate le cose finora, quest'ultima probabilità è sempre più scarsa.

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