Recensione TV OLED Sony A90K: 48" con HDMI 2.1 e immagini al top per il gaming
24 Agosto 2022 1
Il mercato TV è ormai da tempo sempre più orientato verso le grandi diagonali: questa tendenza si è consolidata nel corso degli ultimi anni e ha portato ad un progressivo spostamento verso schermi di ampissime dimensioni. Non sorprende dunque che le prestazioni più elevate siano quasi sempre abbinate a televisori da almeno 55" se non oltre. Come accade di sovente c'è però la proverbiale eccezione che conferma la regola: ci riferiamo alla tecnologia OLED, che pur non avendo rinunciato all'espansione verso l'alto con i pannelli da 83" e 97", si sta progressivamente allargando anche verso il basso proponendo prima i 48" e da quest'anno anche i 42".
Questi modelli dalle dimensioni più ridotte vanno ad intercettare due esigenze: la prima consiste nella domanda di schermi di alta qualità per chi non dispone di moltissimo spazio. La seconda è la richiesta di display da sfruttare in sostituzione dei monitor per i videogiochi, un segmento in forte aumento che guarda ai TV sia per la scarsa disponibilità di monitor veri e propri sia per le novità portate con HDMI 2.1. L'ultima revisione dell'interfaccia audio-video ha infatti introdotto varie funzioni molto importanti per gli amanti dei video-giochi: Auto Low Latency Mode, il supporto alla risoluzione Ultra HD a 120 Hz e il Variable Refresh Rate.
Tra le novità arrivate nel 2022 con una dotazione di questo tipo c'è anche la serie A90K di Sony, composta da due OLED da 42" e 48" che partono dalla base del precedente A9 aggiungendo connettori HDMI 2.1 e un'elettronica aggiornata. In questa recensione andremo a valutarne le prestazioni e l'ampia dotazione, concentrandoci non solo sulla qualità nella riproduzione dei contenuti video ma anche durante l'uso dei giochi, un capitolo che richiede un approfondimento dedicato date le numerose funzioni offerte.
SOMMARIO
CARATTERISTICHE TECNICHE E DOTAZIONE
Il modello che abbiamo ricevuto in prova è il 48" XR-48A90K. Il design, denominato One Slate, è molto simile a quello della serie A9, della quale A90K è la diretta evoluzione. Il frontale è caratterizzato da cornici sottili su tre lati; solo il bordo inferiore presenta un ulteriore inserto color grigio scuro. É proprio qui che troviamo, in basso a sinistra, il piccolo logo Sony, l'unica scritta presente lungo tutto il lato anteriore. Le dimensioni molto ridotte e l'assenza di finiture che ne facciano risaltare la presenza lo rendono praticamente invisibile alla vista dalla normale distanza di visione. Tutte le caratteristiche summenzionate contribuiscono a rendere le linee molto pulite e minimaliste, ideali per sposarsi con qualsiasi tipo di ambiente.
La base da tavolo ha una forma ellittica e garantisce una notevole stabilità grazie al peso considerevole che la contraddistingue. L'ingombro è minimo sia in larghezza sia in profondità, dato che il supporto non si estende molto né verso il fronte né verso il retro. In dotazione vengono forniti anche due propaggini opzionali che hanno la funzione di alzare il bordo inferiore, incrementando lo spazio tra il tavolo e il televisore; senza di esse A90K si colloca quasi a filo del piano su cui poggia mentre con il montaggio alternativo si crea una distanza sufficiente per collocare una soundbar (senza oscurare parte dello schermo).
Il retro è caratterizzato da un'alternanza di finiture e superfici. La parte superiore è molto sottile ed è realizzata in plastica ruvida. Subito sotto lo spessore aumenta sensibilmente e cambia anche il design: Sony ha scelto di spezzare la continuità delle linee scavando una serie di quadrati che occupano tutto lo spazio disponibile, con linee oblique che arrivano a coprire anche i lati. Sulla destro e in basso sono presenti tutti i connettori inseriti lungo una serie di rientranze; quelle poste in basso si possono tutte coprire con appositi sportelli rimovibili inclusi nella confezione.
Nel vano sul lato troviamo lo slot Common Interface+ e un ingresso video-composito completo di audio stereo su RCA; questa porta, disponibile tramite l'adattatore su jack da 3,5 millimetri, si può sfruttare anche per la funzione Acoustic Center Sync, pensata per fare in modo che i TV Sony operino come canali centrali quando vengono abbinati a impianti audio come HT-A9 o a soundbar come la HT-A7000. Proseguendo verso il basso troviamo poi una porta USB (5 V , 500 mA), un ingresso HDMI e l'interruttore che permette di escludere i microfoni integrati nel corpo del televisore.
All'interno del vano posto sul lato inferiore trovano spazio la seconda porta USB (5 V, 900 mA), specificamente predisposta per il collegamento di hard disk esterni, i connettori per l'antenna digitale terrestre (DVB-T2) e satellitare (DVB-S2), la porta Ethernet fino a 100 Mbps e l'uscita audio ottica. Sono inoltre presenti altri tre ingressi HDMI, 2 dei quali in versione HDMI 2.1 a 48 Gbps. Le funzioni supportate includono eARC (HDMI 3), la compatibilità con segnali a risoluzione Ultra HD a 120 Hz, Variable Refresh Rate e Auto Low Latency Mode. Da notare che tutti i connettori sono paralleli allo schermo e non costituiscono un impedimento nel caso di montaggio a parete.
Come da tradizione per gli OLED Sony, la sezione audio differisce da quella che si trova solitamente sui prodotti di altre marche. Anche la serie A90K sfrutta la tecnologia Acoustic Surface Audio+, caratterizzata dall'assenza di speaker veri e propri. I suoni vengono generati da due attuatori posti dietro lo schermo; i suddetti elementi generano le frequenze medie e alte facendo vibrare il pannello OLED mentre i bassi sono affidati ad un woofer collocato sul retro. La potenza erogata è pari a 10 W x 2 più 5 W per il woofer. Sono supportati i formati Dolby Audio, Dolby Atmos e DTS.
La serie A90K è dotata di pannelli OLED WRGB prodotti da LG Display. Si tratta di schermi Ultra HD a 10-bit con una frequenza di aggiornamento a 100 / 120 Hz. L'elaborazione delle immagini è affidata al Cognitive Processor XR, un'elettronica dotata di intelligenza artificiale (o cognitiva, come la definisce Sony). La base di partenza è quella dei TV BRAVIA XR del 2021: abbiamo quindi interventi ottimizzati per l'upscaling (XR Upscaling 4K), il miglioramento delle sfumature (Smoothing 4K XR), il moto (Motionflox XR), l'aumento del livello di dettaglio (Super Resolution 4K XR), l'ottimizzazione dei colori (XR Triluminos Pro), del rapporto di contrasto (XR OLED Contrast Pro) e dei contenuti in HDR (XR HDR Remaster).
Più in generale il processore interviene su elementi misurabili con strumenti e su altri più legati al sistema percettivo umano:
Elementi misurabili:
- Rapporto di contrasto
- Luminosità
- Gamma di colori (gamut)
- Risposta in frequenza (audio)
- Distorsione (audio)
Elementi non misurabili
- Sensazione di maggiore realismo
- Percezione della profondità
- Naturalezza dei colori
- Origine dei suoni
- Effetto 3D surround
Le novità introdotte sulla gamma 2022 e sugli A90K sono sostanzialmente due. La prima prende il nome di "Depth control" e si prefigge lo scopo di far risaltare gli oggetti in primo piano rispetto allo sfondo, in modo da conferire una maggiore percezione di profondità alle immagini. Il Cognitive Processor XR esegue una mappatura degli oggetti presenti su schermo e li suddivide in due categorie: quella che comprende gli elementi più in prossimità dello spettatore ("near object") e quella che include tutto ciò che si trova sullo sfondo.
Gli oggetti in primo piano subiscono un processo volto a farli spiccare maggiormente: si tratta nello specifico di ottimizzazioni apportate a colori, contrasto e nitidezza. Allo sfondo viene invece applicata una lieve sfocatura che serve a mettere maggiormente in risalto ciò che si trova in primo piano. L'altra novità è il "Flexible color contrast control", un algoritmo che opera sui colori e che, a differenza della gamma BRAVIA XR 2021, può intervenire sulla luminanza e sulla saturazione.
Si possono ovviamente visualizzare video in HDR nei formati HDR10, HLG e Dolby Vision. I sensori di luminosità e il microfono nel telecomando permettono di abilitare la funzione Ambient Optimization, capace di regolare automaticamente immagini e audio in base alle caratteristiche dell'ambiente. Con l'aggiunta della BRAVIA Cam opzionale si sblocca poi l'Ambient Optimization Pro, una versione più evoluta che ottimizza ulteriormente tutti gli interventi. La BRAVIA Cam non è altro che una webcam da installare sul lato superiore del televisore. Quando si attiva rende disponibili la Viewing Distance Compensation e la Viewing Direction Compensation.
Viewing Distance Compensation calcola la distanza dello spettatore dallo schermo e adegua la luminosità e l'enfasi sulle voci. Viewing Direction Compensation rileva la posizione dello spettatore e interviene sui canali destro e sinistro, in modo da compensare la maggiore distanza rispetto ad uno dei lati; serve quindi quando l'ascoltatore è seduto in posizione non allineata al centro dello schermo. BRAVIA Cam permette anche di controllare gli A90K con comandi gestuali, può impostare il risparmio energetico quando non viene rilevata la presenza di persone e abilita le video-chiamate tramite Google Duo.
Naturalmente non mancano tutte le funzioni "smart": la piattaforma utilizzata è Google TV basata su Android 10. C'è il pieno accesso al Play Store e alle applicazioni per molti dei principali servizi streaming: citiamo ad esempio DAZN, Netflix, Prime Video, Apple TV+, NOW, Rakuten, Raiplay, YouTube, TIMvision, Mediaset Play Infinity e Disney+. L'utente può inoltre sfruttare Google Cast e AirPlay.
In dotazione vengono forniti due telecomandi: uno tradizionale con il tastierino numerico completo e uno semplificato. Il telecomando convenzionale, molto semplice e spartano, è evidentemente pensato come unità di affiancamento per chi non intende assolutamente rinunciare alla possibilità di richiamare i canali tramite il pulsanti dedicati. La fattura è decisamente economica e non rispecchia la classe di appartenenza della serie A90K. Il nuovo telecomando è invece molto più riuscito: le dimensioni ridotte e la buona ergonomia lo rendono piacevole da utilizzare. Il ridotto numero di tasti favorisce inoltre la memoria muscolare.
Sony ha poi curato alcuni aspetti per semplificare la vita agli utenti: c'è un pulsante (123) per richiamare il tastierino numerico a video ed è presente un piccolo speaker che indica la posizione del telecomando quando si pronuncia la frase "OK Google, trova il telecomando". C'è infine la retroilluminazione che si attiva automaticamente quando si spegne la luce, grazie al sensore di luminosità integrato.
Il TV XR-48A90K viene proposto al prezzo di 1.999 euro.
LE MISURE E I CONSIGLI PER REGOLARE LA TV
La serie A90K mette a disposizione numerose modalità video pre-impostate. In SDR e HDR troviamo Brillante, Standard, Cinema, Gioco, Grafica (praticamente la modalità PC), Foto, IMAX Enhanced e Personale. Se si avvia l'applicazione Calman for BRAVIA, già preinstallata, si rendono disponibili anche Personale per professionisti 1 e 2, due banchi identici a Personale che possono tornare utili per avere due opzioni in più da regolare a piacimento. Da notare che i suddetti banchi vengono attivati semplicemente aprendo l'app, non occorre collegare il software di calibrazione per farli comparire. In Dolby Vision si aggiungono anche Brillante, Dolby Vision chiaro e Dolby Vision scuro.
Come da tradizione per i TV Sony, le impostazioni di base sono condivise con la sola eccezione delle voci che fanno riferimento a standard differenti, come ad esempio lo spazio colore. L'utente può inoltre selezionare i banchi Esperto 1 e 2 per il bilanciamento bel bianco. Piccola nota prima di procedere con la disamina delle misure: qui non tratteremo gli aspetti legati alle impostazioni consigliate per i videgiochi che sono invece contenute nel capitolo dedicato.
Le impostazioni che consigliamo sono le seguenti:
SDR e HDR
- Ambiente molto luminoso: Standard
- Ambiente luminoso: Cinema
- Ambiente oscurato: Personale o Personale per professionisti 1 e 2
Dolby Vision
- Ambiente luminoso: Dolby Vision chiaro
- Ambiente oscurato: Dolby Vision scuro
Volendo si può anche selezionare IMAX Enhanced come alternativa a Personale. Le differenze non sono così marcate, quella che si nota maggiormente è un gamma un po' più basso, circa 2,3, che si traduce in basse luci più aperte e di conseguenza è più adatto ad ambienti che pur essendo oscurati contengono magari superfici riflettenti o muri più chiari che possono respingere indietro la luce proveniente dallo schermo.
Un parametro da tenere sempre in considerazione è Luminanza di picco, che regola la massima erogazione di luce emessa dall'OLED. In HDR si deve tenere su Alto per garantire il picco massimo mentre in SDR lo si può giostrare un po' più liberamente tra Alto e Medio, a seconda delle condizioni dell'ambiente. In generale non è comunque sbagliato mantenere sempre la voce su Alto e ridurre la Luminosità fino a raggiungere il valore desiderato. Per HDR c'è poi Mappatura dei toni HDR, un'opzione aggiuntiva che modifica il tone mapping e di conseguenza il rapporto tra chiari e scuri. Si può scegliere tra le voci No, Gradazione preferita o Luminosità preferita. Gradazione preferita è quella da selezionare per avere l'andamento più rigoroso e aderente agli standard. Chi desidera un po' più di spinta per contrastare la luce presente nella stanza deve invece optare per Luminosità preferita.
Come sempre abbiamo effettuato una taratura accurata in SDR e HDR usando l'app Calman for BRAVIA, utile anche per abilitare il bilanciamento del bianco a 20 punti (contro i 10 messi a disposizione senza l'app). Per i nostri test abbiamo utilizzato un colorimetro SpectraCal C6 HDR2000, un generatore di segnale DVDO TPG, HDFury Integral, HDFury Vertex, HDFury Linker, il misuratore di input lag realizzato da Leo Bodnar e Calman 5.12 Ultimate di Portrait Displays.
La modalità video che abbiamo scelto è Personale per professionisti 1. Con le regolazioni di fabbrica la luminanza raggiunge quasi 209 cd/m² - nit, un valore un po' troppo alto per la visione in ambienti totalmente oscurati. Il nostro primo consiglio è quello di intervenire sulla Luminosità abbassandone il valore in modo da non affaticare la vista. Le regolazioni di fabbrica sono piuttosto buone: la temperatura colore tende al freddo, come testimoniato dal valore di 7.001K che abbiamo rilevato. Sulla scala dei grigi si riscontra la tendenza al blu che cresce quanto più ci si avvicina al bianco al 100%. Il DeltaE medio, l'errore rispetto al risultato ottimale, si attesta a 4 con una punta massima poco superiore a 6.
Il gamma è impostato a 2.4 e ha un andamento abbastanza lineare, soprattutto sui primi livelli della scala dei grigi mentre più in alto tende ad abbassarsi un po' schiarendo le immagini più del dovuto. Il valore medio che abbiamo rilevato è 2,35. La fedeltà cromatica è molto buona: lo scostamento misurato su primari e i secondari è quasi sempre sotto la soglia critica per l'occhio umano, corrisponde a DeltaE 3. Nello specifico abbiamo un DeltaE di 1,2 per il rosso, 1,7 per il verde, 1,8 per il blu, 3,9 per il ciano, 2,2 per il magenta e 1,6 per il giallo. La copertura dello spazio colore Rec.709 è pari al 110,9% soprattutto a causa del rosso più saturo del necessario.
Anche le saturazioni intermedie (20%, 40%, 60% e 80%) sono piuttosto precise: ad esclusione del ciano, che come abbiamo visto è la componente che presenta lo scostamento più rilevante, tutti gli altri valori superano di poco la soglia di 3 (3,3 per il magenta) solo al 20%, restando sotto la soglia del visibile in tutti gli altri casi. Passando al Color Checker, il grafico che prende in considerazione molte più tinte, troviamo un'ulteriore conferma degli ottimi valori in campo. Il DeltaE massimo è 6,4 sul bianco mentre quello medio è 2,31. Se si escludono il bianco e i grigi, tutti gli altri colori non eccedono il valore di 4,9. Spiccano in particolare gli incarnati, fondamentali poiché variazioni sensibili sui toni della pelle si notano solitamente con molta più facilità; nel caso di A90K il problema non si pone poiché il DeltaE massimo è 2,7.
Quando ci si approccia alla calibrazione del pannello è consigliabile impostare il gamma a 2,2 ("0" sul TV). Questa operazione è necessaria poiché facilita le operazioni: tutti i cambiamenti apportati in SDR vengono poi portati in HDR e 2,2 è il riferimento che i Sony usano anche all'interno dell'app Calman for BRAVIA. Volendo si può comunque mantenere un valore di 2,4 a patto di avere qualche accortezza in più e di eseguire alcuni interventi aggiuntivi. Già con il bilanciamento a 2 punti si possono ottenere risultati che per l'utente medio sarebbero praticamente perfetti. Ricorrendo a tutti i 20 punti si può naturalmente risultare ancora più chirurgici nel processo di calibrazione.
I risultati sono eccellenti: sulla scala dei grigi abbiamo ottenuto un DeltaE medio di 0,3 con una punta massima di 0,6 al 25%. La temperatura colore non tende più al blu ma è correttamente impostata su tonalità più calde: siamo a 6.492K. Il gamma segue questo ottimo andamento linearizzandosi con un valore di 2,196, ad un'incollatura dal 2,2 che costituisce il nostro riferimento. I colori, già ottimi con la taratura di fabbrica, migliorano ulteriormente evidenziando una precisione invidiabile. Su primari e secondari abbiamo un DeltaE di 0,8 per il rosso, 0,2 per il verde, 0,5 per il blu, 1 per il ciano, 0,6 per il magenta e 0,3 per il giallo. La copertura dello spazio colore Rec.709 scende al 99,8% con il rosso che resta leggermente più saturo.
La precisione non cambia se si prendono in considerazione le saturazioni intermedie: il DeltaE medio è 0,45 e quello massimo è 0,96. Non servono inutili giri di parole per capire che pochi prodotti garantiscono una tale fedeltà. Sul Color Checker abbiamo infine un DeltaE medio 0,66 e un DeltaE massimo 1,75. Come su tutti gli OLED è presente l'Automatic Brightness Limiter (ABL) che limita la luminanza massima quando aumenta l'APL (Average Picture Level), cioè quando la percentuale di elementi luminosi, rapportata alle parti buie, supera una determinata soglia. Il 48" A90K raggiunge le 120 cd/m² - nit circa su schermata con il bianco al 100% in modalità Personale o Cinema dopo la taratura. Se si vuole andare oltre si possono selezionare le modalità Foto o Brillante, che alzano il livello poco sopra le 130 cd/m² - nit oppure la Standard, che arriva a 142 cd/m² - nit.
Come sugli altri OLED Sony è sempre presente il sistema di protezione che scurisce l'immagine quando vengono rilevati elementi statici su schermo per un tempo prolungato. L'intervento è progressivo e non così incisivo; in condizioni di reale utilizzo non abbiamo mai notato alcun abbassamento realmente apprezzabile ad occhio. In HDR la taratura di fabbrica è per certi versi simile a quella che abbiamo descritto per le sorgenti SDR. La temperatura colore tende al freddo dal grigio al 30% circa e in modo più preponderante mano a mano che si sale verso il bianco, con il massimo raggiunto al 70%. Impostando la Mappatura dei toni HDR su Gradazione preferita si ottiene una curva EOTF (Electro-Optical Transfer Function) che segue in modo praticamente perfetto il riferimento. Si nota anche che viene applicato "roll-off" abbastanza morbido e progressivo; il roll-off è il punto a partire dal quale il TV comincia a scurire l'immagine per gestire i livelli di luminanza che eccedono le capacità del pannello.
La fedeltà cromatica è buona anche se meno precisa rispetto a quella che abbiamo misurato in SDR. Non è del resto una sorpresa: attualmente i pannelli OLED WRGB non garantiscono una piena copertura di tutti gli standard e a tutti i livelli di luminanza, motivo per cui questo tipo di prestazioni è assolutamente in linea con tutti gli altri prodotti sul mercato. Una volta eseguita la calibrazione in SDR occorre verificare che i risultati in HDR siano quelli ottimali, diversamente bisogna tornare indietro e apportare qualche modifica.
A processo completato il quadro migliora: la EOTF evidenzia un roll-off ancora più aderente al riferimento e i colori migliorano, soprattutto a livello di saturazioni intermedie, più precise e vicine alle coordinate ottimali. Complessivamente il quadro è ottimo e conferma l'alta qualità dell'immagine che abbiamo descritto parlando delle misure in SDR. La copertura dello spazio colore DCI-P3 è pari al 98,93% xy e al 99,57% uv mentre quella del BT.2020 raggiunge il 71,71% xy e il 75,46% uv.
I valori riguardanti il picco di luminanza sono i seguenti:
- Schermata al 1%: circa 508 cd/m2 - nits
- Schermata al 2%: circa 584 cd/m2 - nits
- Schermata al 5%: circa 607 cd/m2 - nits
- Schermata al 10%: circa 473 cd/m2 - nits
- Schermata al 25%: circa 432 cd/m2 - nits
- Schermata al 50%: circa 242 cd/m2 - nits
- Schermata al 75%: circa 153 cd/m2 - nits
- Schermata al 100%: circa 118 cd/m2 - nits
Da notare che il picco al 10% risente del fatto che A90K tende a necessitare di qualche istante per esprimere il massimo valore possibile. La misura effettuata in sequenza è molto rapida e per questo il dato riportato è un po' più basso. In condizioni più realistiche il picco si attesta intorno a 550 cd/m² - nit. La misura del volume colore relativo (CIE L*a*b) ha evidenziato una copertura superiore alla generazione precedente (A9): parliamo del 128,11% per il Rec.709, dell'85,927% per il DCI-P3 e del 58,123% per il BT.2020.
A90K è provvisto di black frame insertion, la funzione che inserisce fotogrammi neri per migliorare la nitidezza delle scene in movimento. Per attivarlo occorre impostare il parametro Nitidezza su Massimo all'interno del Motionflow. L'uso di questa funzione ha però un impatto molto importante sulla massima luminosità espressa dallo schermo. La perdita che abbiamo misurato in HDR è la seguente:
- Nitidezza su Minimo: circa 550 cd/m2 - nits
- Nitidezza su Massimo: circa 280 cd/m2 - nits
In pratica il picco di luminanza si dimezza e c'è anche un cambiamento notevole sulla curva EOTF, che si scurisce lungo tutta la scala dei grigi.
L'uniformità dell'esemplare che abbiamo ricevuto in prova si è dimostrata abbastanza buona. Durante le prime ore di funzionamento il centro appariva più freddo dei lati, come del resto testimoniano anche le misure. Lo scostamento non superava comunque un DeltaE 3. Con il passare delle ore il rodaggio effettuato ha poi progressivamente migliorato il quadro; abbiamo comunque preferito riportare la situazione iniziale per dare un'idea più precisa di quella che potrebbe essere la situazione per un esemplare appena acquistato. Sulle schermate molto scure e uniformi (grigio al 3-5%) si possono ancora scorgere alcune imperfezioni, le stesse che del resto si scorgono su qualsiasi OLED WRGB. Queste tenui bande risultano però pressoché trascurabili in condizioni di normale utilizzo.
Concludiamo questa con un breve cenno alla calibrazione automatica. Rispetto agli anni precedenti non ci sono novità: servono sempre un PC con Calman, l'app Bravia for Calman e un generatore di segnale, un ruolo che può svolgere anche il PC. Ci si collega poi al TV in Wi-Fi e si procede anzitutto a impostare il livello di luminanza desiderato. Da questo punto in poi il processo è automatizzato: il TV esegue prima il bilanciamento del bianco e poi la regolazione dei colori. Da notare che tutti gli interventi usano gli stessi strumenti a disposizione dell'utente (che può quindi raggiungere gli stessi risultati), la differenza è che il processo non richiede aggiustamenti manuali e si completa generalmente in 15-20 minuti, a seconda della precisione richiesta.
LA SMART TV
Il SoC che equipaggia gli OLED A90K è il MediaTek MT5895, dotato di una CPU quad-core a 64-bit basata su architettura Cortex-A73 a 1,8 GHz, una GPU Mali-G52 e 3 GB di RAM. La memoria integrata ammonta a 16 GB, una parte dei quali non è disponibile poiché occupata dal software pre-installato. Durante l'uso non abbiamo riscontrato problematiche degne di nota: tutte le operazioni vengono generalmente svolte senza intoppi e senza rallentamenti, anche quando si passa da un'applicazione all'altra. Trattandosi comunque di un sistema basato su Android, consigliamo di effettuare periodicamente un po' di manutenzione che può anche concretizzarsi semplicemente in un riavvio completo del TV, in modo da liberare risorse che col tempo potrebbero portare ad un appesantimento del sistema. Precisiamo però che durante i nostri test non abbiamo mai avvertito una reale necessità di effettuare tali passaggi, segno evidente che l'ottimizzazione messa a punto da Sony funziona.
Sui servizi streaming disponibili non c'è molto da dire: tutto funziona come da copione e si può accedere al Dolby Vision e al Dolby Atmos qualora disponibili. Su Netflix è ora presente una modalità video aggiuntiva che si va ad affiancare alla Netflix Calibrated Mode; la novità prende il nome di Netflix Adaptive Calibrated Mode e serve per adattare le impostazioni alle condizioni dell'ambiente, operando in sinergia con il sensore di luminosità ambientale. Il risultato non ci è parso differente rispetto a quello che si può ottenere impostando l'Ambient Optimization con modalità video come Personale. Si tratta pertanto di un'opzione in più che sicuramente adempie il suo dovere pur senza apportare particolari stravolgimenti in positivo.
Restando in tema di modalità video dedicate, citiamo anche la possibilità di selezionare quella messa a punto per i contenuti in IMAX Enhanced, come quelli presenti su Disney+. A differenza dei preset video pensati per Netflix, IMAX Enhanced si può sempre selezionare indipendentemente dalla sorgente in uso; va perciò considerata come un'aggiunta pre-configurata da IMAX e infatti si comporta in modo più che discreto con qualsiasi tipologia di materiale.
Chiudiamo questo breve excursus citando BRAVIA Core Calibrated Mode, l'ultima delle nuove modalità video aggiunte sulla gamma BRAVIA XR 2022. Come indica il nome stesso si parla di un'impostazione predefinita che promette la massima fedeltà dell'immagine con il servizio BRAVIA Core, introdotto nel 2021 con l'obiettivo di portare una qualità simile agli Ultra HD Blu-ray utilizzando lo streaming. BRAVIA Core Calibrated Mode si comporta in modo analogo alla Netflix Calibrated Mode: di fatto si tratta di un'opzione che mette a disposizione una buona calibrazione video senza la necessità di intervento da parte dell'utente. Un risultato analogo (o anche migliore) lo si può comunque ottenere con altre modalità video, come la già citata Personale oppure intervenendo con una calibrazione manuale del televisore.
Il TV mette a disposizione un media-player che si è dimostrato capace di riprodurre tutto quello che gli abbiamo dato in pasto, ivi comprese le tracce audio in DTS. All'interno del menu dedicato consigliamo di impostare la visualizzazione come elenco anziché a griglia. Il motivo è presto detto: la visualizzazione a griglia crea un'anteprima per ogni video presente sui supporti collegati. Questo processo richiede un tempo variabile a seconda del numero di file e del relativo peso. Nel caso in cui si disponga di una corposa libreria è quindi necessaria una certa quantità di tempo prima di poter accedere effettivamente ai file, cosa che invece non si verifica se si imposta la visualizzazione come elenco. Quando si riproducono video ad elevato bitrate può capitare che, avanzando rapidamente o tornando indietro più volte, la riproduzione riparta con qualche scatto causando una mancata sincronia tra audio e video. In questi casi è sufficiente avanzare o tornare leggermente indietro per risolvere ogni problematica.
L'interazione vocale con Google Assistant è puntuale nel rispondere ai comandi sia tramite il microfono sul telecomando sia sfruttando quelli integrati nel televisore. Quando si ricorre a questi ultimi è opportuno assicurarsi che non vi sia troppo rumore nell'ambiente, diversamente può capitare che la voce non venga sempre ben recepita, specialmente se la distanza tra l'utente e il TV stesso tende ad essere ampia. Volendo si può usare anche Alexa previo l'abbinamento di uno speaker esterno; ovviamente la qualità dell'interazione varia in funzione del prodotto usato: sono infatti gli speaker ad interpretare la voce con i propri microfoni e ad inviare poi i comandi all'OLED, che si limita a ricevere dei semplici input.
Una menzione la merita anche l'applicazione Video & TV SideView per iOS e Android, capace di sostituire il telecomando facilitando anche alcune operazioni, come ad esempio la selezione dell'app da lanciare che si può scegliere direttamente da un apposito elenco. Molto pratica anche la tastiera che permette l'inserimento di testo direttamente dallo smartphone, un'operazione che risulta meno comoda se compiuta tramite il telecomando. La tastiera si apre automaticamente quando c'è da inserire testo e l'utente ha l'applicazione aperta sul proprio smartphone; un esempio è il Play Store: quando si seleziona l'area di ricerca la schermata cambia automaticamente attivando la tastiera. Il rovescio della medaglia consiste nel fatto che questa funzione non è supportata da tutte le applicazioni; l'utente deve così ricorrere al telecomando o, se disponibile, all'interazione vocale.
I VIDEOGIOCHI
Il gaming è uno degli aspetti che Sony stessa sottolinea con forza parlando della serie A90K; la descrizione che compare all'inizio del video ufficiale parla di "Immersive OLED experience in compact form for gaming" (un'esperienza OLED coinvolgente in forma compatta per il gaming). In effetti il marchio giapponese ha riposto molte attenzioni su questo versante, sia per quanto riguarda la qualità video sia sotto il profilo delle funzioni offerte. Partiamo proprio dalla fedeltà delle immagini: come abbiamo visto nel capitolo riguardante le misure, A90K offre una discreta calibrazione di fabbrica nella modalità Gioco. Mettendo mano alle impostazioni si possono ottenere risultati davvero ottimi: sparisce completamente la dominante blu e si ottiene una riproduzione dei colori non molto differente dalla modalità Personale, quella che offre la migliore fedeltà in assoluto.
L'attenzione alla qualità non si esaurisce nella cura con cui vengono riprodotti la scala dei grigi e i colori. A differenza di altri prodotti presenti sul mercato, la serie A90K conserva parte dell'elaborazione video anche quando si seleziona l'impostazione più attenta a ridurre la latenza ai comandi. L'esempio più lampante lo si può trovare nella funzione "Gradazione uniforme", attivabile anche nella modalità gioco senza un impatto significativo sui tempi di risposta. Gradazione uniforme serve a rendere più graduale il passaggio tra le sfumature di colore e può quindi ridurre o eliminare il cosiddetto "color banding", quel difetto che si palesa come strisce che evidenziano un passaggio troppo netto (a bande, per l'appunto) tra una tinta e l'altra.
Se capita dunque qualche titolo affetto da color banding, l'utente può migliorare la resa su schermo attivando Gradazione uniforme su Basso, il livello minimo tra quelli disponibili nonché quello che consigliamo perché le altre voci presenti, pur agendo con efficacia ancora maggiore, tendono a sacrificare parte del livello di dettaglio, specialmente quello più fine, peggiorando così il quadro complessivo. Anche l'upscaling mantiene gran parte dei pregi che si trovano nelle altre modalità video; se si collegano sistemi da gioco che non escono nativamente in Ultra HD, non ci sono problemi nel gestire l'adattamento alla risoluzione superiore.
A90K non supporta ufficialmente HGiG, lo standard nato su iniziativa di HDR Interest Gaming Group per assicurare la corretta implementazione di HDR in tutti i titoli. C'è invece un quasi omologo per i possessori di PlayStation 5: ci riferiamo alla funzione Auto HDR Tone Mapping che si accompagna all'Auto Genre Picture Mode, entrambe introdotte originariamente con i televisori definiti "Perfect for PlayStation 5". Come abbiamo riportato nel capitolo sulle specifiche tecniche, i nuovi OLED Sony da 48" supportano il Variable Refresh Rate. Ufficialmente la compatibilità è garantita per il formato HDMI Forum VRR, quello introdotto dal consorzio HDMI con la revisione 2.1. FreeSync e G-SYNC non sono invece teoricamente supportati anche se in realtà il formato di NVIDIA si può attivare utilizzando un PC compatibile; va però precisato che il pannello di controllo segnala gli A90K come schermi non certificati per il G-SYNC, motivo per cui è possibile che qualche problematica si possa verificare durante l'uso.
Per sfruttare a dovere il VRR è però assolutamente necessario impostare correttamente il segnale HDMI in ingresso sulle porte 3 e/o 4. Di base i TV Sony non si adattano automaticamente in base alle capacità del dispositivo collegato: è l'utente a dover compiere questa operazione manualmente accedendo dal seguente percorso: Impostazioni -> Canali & Ingressi -> Formato segnale HDMI. Le opzioni presenti sono quattro:
- Formato standard
- Formato avanzato
- Formato avanzato (Dolby Vision)
- Formato avanzato (VRR)
La voce da selezionare per i videogiochi è la quarta, quella che abilita il Variable Refresh Rate. Si deve poi tenere bene a mente che A90K non supporta simultaneamente il Variable Refresh Rate e il Dolby Vision. Le due tecnologie si escludono a vicenda per cui occorre optare per l'una o l'altra. Collegando una Xbox Series X e accedendo al menu "Dettagli TV 4K" si ha una diretta conferma di quanto abbiamo appena descritto. Quando si seleziona il formato avanzato (Dolby Vision) la schermata di Xbox riporta il mancato supporto all'Ultra HD a 120 Hz, segnalando invece la compatibilità con il Dolby Vision a 60 Hz. Da notare poi che per il Dolby Vision si sottolinea il possibile incremento nella latenza ai comandi, un punto su cui torneremo tra poco.
Impostando invece il formato avanzato (VRR) si perde il Dolby Vision ma si guadagna la capacità di gestire l'Ultra HD a 120 Hz. Questa configurazione blocca inoltre la modalità video su Gioco, rendendo tutte le altre non più selezionabili. Perché non consigliamo di abilitare il Dolby Vision? Il motivo è presto detto: come segnalato correttamente da Xbox Series X, le modalità video disponibili per il Dolby Vision non garantiscono una pronta risposta ai comandi. Ciò è dovuto alla mancanza di un omologo della modalità Gioco, presente per HDR ma assente se si sfrutta il formato di Dolby. I preset Brillante, Dolby Vision Chiaro e Dolby Vision Scuro agiscono solo sulle caratteristiche video, incrementando o diminuendo la luminanza o rendendo più o meno vividi i colori. Nulla cambia a livello di input lag, che raggiunge valori troppo elevati per un'esperienza di gioco soddisfacente: siamo ben oltre i 100 ms.
Campionamento del colore in 4:4:4: a sinistra nelle modalità Gioco e Grafica, a destra nelle altre
Per questo motivo consigliamo di impostare gli ingressi HDMI sul Dolby Vision solo per la visione di film o serie TV tramite Ultra HD Blu-ray o media-player esterni, mai per il gaming. Il Variable Refresh Rate opera all'interno di un intervallo compreso tra 48 e 120 Hz; quando si scende su frequenze di aggiornamento più basse interviene la funzione Low Frame-rate Compensation (LFC), che ripete più volte i fotogrammi (generalmente due volte) per rientrare così all'interno dell'intervallo supportato da A90K. Con VRR attivo si possono verificare alcune fluttuazioni del livello del nero e il cosiddetto "flickering", cioè uno sfarfallio localizzato per lo più nelle porzioni più scure dell'immagine. Non è del resto una sorpresa: tale comportamento è noto da tempo ed è legato al funzionamento dei pannelli OLED in uso su tutti i TV (non riguarda solo A90K), compresi quelli di ultima generazione di qualsiasi marca.
In modalità Gioco o Grafica (praticamente quella PC) abbiamo verificato la capacità di risolvere segnali con campionamento del colore in 4:4:4. Nelle altre modalità sono invece presenti evidenti difetti grafici che evidenziano l'impossibilità di gestire il campionamento del colore senza alcuna compressione. Durante i nostri test ci siamo infine soffermati sulla capacità di visualizzare segnali in Ultra HD a 120 Hz senza sacrificare parte della risoluzione, una problematica che aveva colpito alcuni prodotti Sony delle precedenti generazioni (XH90). Usando vari titoli e soffermandoci sul dettaglio più fine oltre che sul testo, non ci è sembrato di notare alcun degrado passando da 60 Hz a 120 Hz. Tutti i nuovi Sony con HDMI 2.1 dovrebbero del resto impiegare un nuovo co-processore in aggiunta al SoC MediaTek, un'accoppiata che evidentemente si trova a proprio agio anche con materiale così dispendioso a livello di banda passante.
Concludiamo con il tempo di risposta ai comandi: l'input lag che abbiamo misurato si attesta a 16,8 ms con segnali a 60 Hz. A 120 Hz si scende invece tra gli 8 e i 9 ms circa.
LA PROVA DI VISIONE
Come sempre abbiamo iniziato la nostra prova con il materiale di qualità più scarsa, cioè le trasmissioni televisive a risoluzione SD (Standard Definition) e lo streaming più compresso. Il trattamento del segnale è di altissima qualità, come del resto Sony ci ha abituato da tempo sui suoi televisori. Dall'anno scorso l'asticella si è ulteriormente alzata con l'arrivo del Cognitive Processor XR, che ha affinato ancora l'intervento dell'intelligenza artificiale. La ricostruzione del dettaglio è ottima così come la soppressione del rumore video e del color banding, merito della funzione Gradazione uniforme che abbiamo già citato nel capitolo riguardante i videogiochi.
Le opzioni a disposizione dell'utente sono molte e vanno dosate con saggezza, onde evitare una resa troppo artificiosa che finisce anche con l'esasperare i difetti che sono inevitabilmente presenti sui video con bassa qualità. Le impostazioni presenti nelle modalità Personale, Cinema o IMAX Enhanced sono sostanzialmente corrette e possono costituire una buona base di partenza a cui apportare alcune correzioni, a volte utili per compensare il dettaglio, la riduzione del rumore o altri aspetti. L'importante è agire con gradualità modificando una voce per volta, in modo da valutare con attenzione l'efficacia dei cambiamenti.
In parole più semplici possiamo affermare che A90K è capace di eseguire un upscaling molto efficace anche con sorgenti di bassa qualità, restituendo un'immagine che nella maggior parte dei casi risulta più che soddisfacente. Ovviamente l'eccezione è rappresentata da materiale come i canali più compressi del digitale terrestre: in queste situazioni nemmeno il processore video più evoluto può fare molto per compensare la mancanza di informazioni e il Cognitive Processor XR non è l'eccezione che conferma la regola. In tutti gli altri casi l'OLED Sony si posiziona ai vertici del mercato per compattezza e solidità del quadro.
Sempre parlando di sorgenti di bassa qualità segnaliamo che anche su A90K è presente il cosiddetto "chrominance overshoot", un fenomeno che si verifica nelle parti più scure dell'immagine e che prende la forma di repentini sbalzi della luminanza. Si tratta in pratica di una specie di "flash", generalmente non troppo evidenti, che si notano soprattutto quando la compressione del segnale è più alta e la gestione delle basse luci diventa più difficoltosa. Il chrominance overshoot è presente su tutti gli OLED WRGB poiché legato alla tecnologia usata. Ogni marchio cerca di limitarlo a modo proprio: la soluzione di Sony consiste nello schiarire leggermente i livelli subito sopra al nero assoluto, mascherando così le fluttuazioni.
Il passaggio dai contenuti SD a quelli in alta definizione permette di giostrare con più versatilità le opzioni messe a disposizione dall'elettronica. Si può ad esempio giocare un po' con il Reality Creation, al cui interno si trovano strumenti utili per applicare una maschera di contrasto e l'incremento del livello di dettaglio. Vale ovviamente quanto affermato in precedenza: si tratta di strumenti potenti che possono aiutare a migliorare la resa ma che vanno usati nella giusta misura per non esasperare più i difetti rispetto ai pregi. La differenza sostanziale è che con materiale in alta definizione, meglio se Full HD e non troppo compresso, c'è una maggiore possibilità di apportare cambiamenti efficaci variando l'intensità degli interventi a seconda del filmato da riprodurre su schermo, dato che l'elettronica può contare su una quantità sensibilmente superiore di informazioni presenti nel materiale di partenza per ottenere miglioramenti concreti.
Se un film manca di dettaglio si può dunque spingere di più sull'aumento dei relativi parametri senza dover temere di dare immediatamente risalto a tutti i difetti eventualmente presenti, come invece può accadere spesso con sorgenti di bassa qualità. Lo stesso ragionamento si applica a tutte le altre voci disponibili nei menu, dalla Gradazione uniforme alla riduzione del rumore video eccetera. Più in generale si apprezza l'equilibrio e la naturalezza che l'OLED Sony riesce a restituire in quasi tutte le occasioni, senza necessità di particolari accortezze da parte dell'utente. Il moto è affidato al Motionflow, la collaudata funzione che ormai da oltre un decennio accompagna proiettori e televisori Sony. Di base, senza necessità di alcuna regolazione (e anche con Motionflow su spento), A90K riproduce il materiale cinematografico (a 24 Hz) rispettando le corrette cadenze e senza alterare in alcun modo la fluidità.
Nel menu del Motionflow sono comunque contenute varie opzioni per modificare la fluidità. Oltre alla modalità Auto c'è la Personale, quella che lascia piena libertà di scelta allo spettatore. Chi desidera video che scorrano più fluidi può impostare Fluidità su 1 in modo da lisciare le principali incertezze presenti nei film o migliorare la risoluzione dei programmi televisivi. In questa configurazione il contributo dato dall'interpolazione dei fotogrammi (qui la nostra guida) è ridotto al minimo e non si nota ancora un vero e proprio "effetto soap opera", così chiamato perché conferisce alla scena una piattezza e un'artificiosità simile a quelle delle riprese effettuate per le soap opera. Aumentare il parametro Fluidità a 2 o al massimo finisce invece per innescare automaticamente il suddetto effetto ed è quindi consigliato solo agli amanti delle immagini molto elaborate. In tutti i casi, ma soprattutto con Fluidità a 1, si apprezza la capacità di incrementare il numero di fotogrammi con una minima insorgenza di artefatti visivi, decisamente più presenti su sistemi analoghi di altri produttori. Il livello di dettaglio si attesta a circa 600 linee (300 con Motionflow spento).
L'altra possibilità offerta dal Motionflow è la Nitidezza, che come viene spiegato all'interno del menu stesso serve ad attivare il black frame insertion, cioè l'inserimento di fotogrammi neri che, alternandosi a quelli presenti nel video, riducono la persistenza delle immagini su schermo e sulla retina aumentando la risoluzione percepita nei movimenti. Purtroppo, come sugli altri OLED 2022, il black frame insertion non opera più su un intervallo che raggiunge i 120 Hz ma si ferma a 60 Hz. Questo crea tre problematiche: selezionando il livello Massimo per Nitidezza si assiste a un drastico calo della luce emessa dallo schermo, più o meno dimezzata. La perdita è già palese in SDR (gamma dinamica standard), dove si può comunque cercare di compensare in qualche modo, ma è ancora più limitante in HDR dove ovviamente l'impatto risulta completamente diverso; tutti i toni lungo la scala dei grigi sono infatti più scuri del dovuto e determinano una perdita di contrasto e una riproduzione falsata (più scura) anche a bassi livelli di luminanza. In pratica non solo il picco è circa la metà ma anche quello che rientrerebbe comunque nell'intervallo coperto (ad esempio una scena a 100 cd/m² - nit) risulta più spento perché l'intera scala dei grigi viene spostata verso il basso.
Il secondo problema legato al black frame insertion è l'insorgenza di un fastidioso flickering che affligge il quadro in modo a dir poco lampante. L'intensità di questi sbalzi continui della luminosità è così accentuata da affaticare pesantemente la vista: riteniamo che seguire un intero film o un evento sportivo non breve in tali condizioni sia, se non direttamente impossibile, quanto meno estremamente improbabile. Il terzo e ultimo limite è invece legato alla frequenza di aggiornamento: sono 60 Hz fissi, il che significa che l'utilizzo di qualsiasi sorgente a 24 Hz o a 50 Hz (tutte le trasmissioni televisive) causa evidenti scatti per via della mancata sincronia tra schermo e sorgente. Il nostro giudizio non può che essere "tranchant": mai usare il Motionflow con Nitidezza su Massimo.
In HDR il primo particolare che salta all'occhio è la conferma dell'approccio conservativo che Sony ha da sempre applicato ai propri OLED. Come abbiamo visto nel capitolo riguardante le misure, A90K non è sicuramente un campione per quanto riguarda il picco di luminanza. Ciò è dovuto a due fattori: il primo è legato alla già citata gestione predisposta dal marchio giapponese mentre il secondo è di natura prettamente hardware. I TV da 42" e 48" non possono generare la stessa quantità di luce che invece è alla portata dei tagli più grandi. Non si tratta di una problematica che affligge i modelli Sony ma di un limite fisico comune a tutti gli OLED: sui 42" e 48" la densità dei pixel è più alta e di conseguenza la dimensione di ciascuno di questi elementi si deve per forza ridurre, rendendo difficile ottenere la stessa luminanza dei 55" e superiori.
Le capacità dei pannelli non vengono comunque spremute al massimo per una precisa scelta di Sony, che ha sempre applicato una gestione un po' più aggressiva del cosiddetto Automatic Brightness Limiter (ABL), il limitatore che interviene riducendo la massima luminosità quando si visualizzano immagini ad elevato APL (Average Picture Level), cioè quelle dove il livello medio di luminanza è più alto. Rispetto a prodotti realizzati da alcuni concorrenti, gli OLED Sony, e tra questi anche la serie A90K, fanno intervenire prima l'ABL, producendo così un picco di luminanza un po' più basso. Quanto descritto si traduce in una presentazione meno di impatto per i contenuti in HDR, anche se in molte scene l'utente medio difficilmente apprezzerà una reale differenza senza affiancare A90K ad un altro televisore.
Anche il tone mapping eseguito dai nuovi OLED si inserisce nel solco della continuità. Il tone mapping è l'elaborazione necessaria per adattare la luminanza dei contenuti a quella che i TV sono effettivamente in grado di esprimere. È un processo molto importante perché, se mal eseguito, rischia di penalizzare la rappresentazione di tutte le scene, scurendole troppo per mantenere i dettagli al loro interno o viceversa, cioè conservando un buon picco di luminanza ma a discapito di tutti i particolari presenti all'interno delle zone più luminose. Gli A90K si comportano come le generazioni precedenti: anziché basarsi sui metadati contenuti all'interno delle sorgenti, viene sempre eseguito un tone mapping dinamico (per il formato HDR10) che analizza le scene in tempo reale e adatta la gamma dinamica a quella effettivamente disponibile sui nuovi OLED.
La mappatura dei toni dinamica di Sony privilegia la luminosità complessiva dell'immagine a costo di sacrificare qualcosa sugli "specular highlights", cioè le porzioni dove si concentrano i picchi di luminanza. Il TV cerca in pratica di mantenere un APL il più alto possibile in modo da preservare l'impatto sullo spettatore. Poiché la quantità di luce mediamente emessa dallo schermo non subisce alcun taglio, la resa dell'A90K in HDR risulta estremamente godibile e soddisfacente. A cambiare sono invece alcuni particolari non più visibili (o non altrettanto distintamente) quando i contenuti su schermo prevedono picchi elevati: un esempio può essere il cielo che perde i dettagli delle nuvole o tende a diventare indistintamente bianco (senza più sfumature di colore) se c'è una forte luce solare.
Passando da HDR10 a Dolby Vision si notano alcune non sempre enormi ma importanti differenze. La più rilevante riguarda la rappresentazione delle sfumature: la transizione tra i colori avviene generalmente con maggiore gradualità e morbidezza, tanto che la funzione Gradazione uniforme diviene molto meno importante. Va da sé che l'incidenza del già citato color banding risulti molto più ridotta con materiale in Dolby Vision e questo a prescindere dalla modalità con cui se ne usufruisce (si apprezza sia con i supporti ottici sia con lo streaming). C'è poi il contributo dato dai metadati dinamici, capaci di ottimizzare la resa su schermo portandola ad un livello superiore in alcuni passaggi. Va precisato che la differenza rispetto a HDR10 con l'elaborazione dinamica compiuta dal processore video non è sempre così evidente (anzi), ma comunque i miglioramenti ci sono, specialmente quando su schermo si affiancano parti molto scure e altre con picchi di luminanza accentuati.
In ambienti luminosi viene in aiuto la modalità Dolby Vision chiaro che fa esattamente quello che promette, spostando tutta la scala dei grigi verso l'alto e riequilibrando il quadro per compensare la maggior quantità di luce in ambiente. Si perde ovviamente qualcosa sotto il profilo della fedeltà ma si guadagna in termini di contrasto percepito e leggibilità delle scene, che diversamente in taluni frangenti finirebbero col risultare troppo buie se viste in modalità Dolby Vision scuro. C'è anche qualche che particolare viene perso nell'estremo superiore a causa dell'inevitabile aumento della luminosità su tutti i toni, che anticipa la soglia in cui il bianco si brucia divenendo un insieme indistinto, ma è un prezzo più che ragionevole da pagare.
Concludiamo con l'audio: la tecnologia Acoustic Surface Audio si conferma molto efficace nel posizionare con precisione i suoni in corrispondenza delle immagini. In questo senso è praticamente impossibile trovare una soluzione analoga sul mercato: anche le migliori soundbar integrate, pur garantendo ottime prestazioni, sono collocate più in basso e non riescono a ricreare lo stesso tipo di esperienza. Il parlato viene riprodotto con un buon dettaglio e altrettanto si può dire delle frequenze medie e medio-alte. I bassi sono invece meno convincenti e non è del resto un fatto inaspettato: il woofer sul retro svolge il suo compito ma non può fare miracoli, viste le dimensioni piuttosto ridotte. Fortunatamente la diagonale ridotta aiuta a compensare in qualche modo, sia perché immaginiamo che un 48" non verrà solitamente usato in ambienti troppo spaziosi sia perché tutto sommato l'impianto è abbastanza ben dimensionato se relazionato alle dimensioni dello schermo. Anche la potenza erogata è buona ma è bene non avvicinarsi troppo al limite massimo per non incappare nella distorsione. Chi dispone di impianti esterni può comunque gestire praticamente tutti i formati audio in passthrough tramite eARC.
CONCLUSIONI
La serie A90K è la naturale evoluzione della A9 lanciata nel 2020. Da quest'ultima prende la costruzione e l'elaborazione video, ulteriormente affinata, e aggiunge la compatibilità con HDMI 2.1, andando così a colmare la principale lacuna della precedente generazione. Tra i principali pregi rientrano sicuramente tutte le funzioni legate ai videogiochi. Sono presenti la compatibilità con i segnali Ultra HD a 120 Hz, Auto Low Latency Mode e il Variable Refresh Rate, una dotazione ormai imprescindibile per prodotti di fascia alta che strizzano l'occhio agli amanti dell'intrattenimento video-ludico.
A rafforzare ulteriormente questo comparto è la qualità dell'immagine che, a differenza di altri prodotti sul mercato, non viene sacrificata sull'altare della maggior reattività ai comandi. Non solo le regolazioni di base sono più che discrete ma è anche possibile eseguire una taratura professionale per alzare ulteriormente il livello. Si possono inoltre sfruttare alcune delle potenzialità offerte dal Cognitive Processor XR per migliorare ulteriormente il quadro, intervenendo ad esempio sull'ottimizzazione delle sfumature di colore tramite la funzione Gradazione uniforme.
Sempre parlando di elettronica non possiamo non citare l'ottimo lavoro svolto a livello di upscaling e ricostruzione del dettaglio. Da questo punto di vista A90K si inserisce perfettamente nella gamma Sony ereditando il "DNA" tipico del marchio giapponese, che da anni si posiziona ai vertici per le prestazioni dei suoi processori video. Anche gli interventi sul moto, affidati al Motionflow, confermano la solidità del pacchetto offerto, garantendo un'efficace riduzione del motion blur e con la possibilità di aumentare la fluidità tramite l'interpolazione dei fotogrammi (senza troppi artefatti). Da evitare invece il black frame insertion: la frequenza di aggiornamento fissa a 60 Hz causa uno sfarfallio evidente, un drastico abbassamento della luminosità e scatti sul materiale a 24 Hz oltre che su tutti i programmi televisivi.
Con i contenuti a risoluzione HD e Ultra HD si apprezza la naturalezza e l'equilibrio offerto dal TV, qualità che non richiedono nemmeno operazioni particolari: le modalità più corrette (le abbiamo riportate parlando delle misure) le mettono a disposizione già in partenza. Naturalmente è con HDR che si può spremere fino in fondo tutta la gamma dinamica che il prodotto può esprimere. Il picco di luminanza non è sicuramente da primato ma ciò non pregiudica l'esperienza d'uso, grazie anche a un tone mapping dinamico che riesce generalmente a preservare la brillantezza complessiva del quadro. Le prestazioni sono pertanto ottime sia con HDR10 e ancora di più con Dolby Vision, che trae beneficio non solo dai metadati dinamici ma anche da una migliore riproduzione delle sfumature.
La piattaforma Smart TV basata su Google TV è reattiva e piacevole da utilizzare. Non abbiamo riscontrato particolari problemi nel passaggio tra le varie applicazioni né incertezze degne di essere menzionate, un chiaro indice delle buone prestazioni garantite dal SoC MT5895. Se pensiamo al livello dei prodotti Android rilasciati non più tardi di 3 anni fa, il balzo in avanti è davvero consistente. La sezione audio mette a frutto le qualità della tecnologia Acoustic Surface Audio+, il cui principale pregio consiste nella capacità di posizionare i suoni in corrispondenza delle immagini su schermo. La resa dei dialoghi è buona così come la potenza erogata, anche se consigliamo di non avvicinarsi al volume massimo per evitare la distorsione. Meno convincenti i bassi che risentono della presenza di un solo woofer dalle dimensioni compatte. Chi possiede un impianto esterno o una soundbar può sfruttarne le capacità senza alcun limite grazie al passthrough di tutti i formati audio tramite eARC.
Tra gli aspetti meno convincenti c'è la gestione degli ingressi HDMI: l'utente deve selezionare manualmente il formato tra i quattro disponibili, un'operazione necessaria per abilitare la massima qualità con le sorgenti Ultra HD oltre che per attivare il Dolby Vision e il Variable Refresh Rate nei videogiochi. Non è un difetto così rilevante poiché in definitiva non rappresenta una limitazione vera e propria; riteniamo però che il processo dovrebbe essere automatizzato o quanto meno facilitato: un utente meno esperto potrebbe non riuscire a sfruttare alcune funzioni senza capire bene il motivo. Parlando poi di videogiochi non possiamo non citare l'assenza di una modalità video per il Dolby Vision, una mancanza che relega il formato Dolby ad una soluzione di ripiego per i titoli che non richiedono una pronta risposta ai comandi. Per tutti gli altri giochi l'input lag è troppo alto: si va ben oltre i 100 ms.
Complessivamente il giudizio sulla serie A90K è più che positivo. Attualmente il principale limite è rappresentato dal prezzo di listino, elevato anche considerando la ricca dotazione e la costruzione sicuramente superiore alla media. La qualità del prodotto è alta, come abbiamo spiegato nel corso della recensione, ma anche l'investimento da affrontare è tutt'altro che trascurabile. Per questo consigliamo di attendere qualche promozione o un calo, a seguito dei quali A90K risulterà decisamente più conveniente.
Un ringraziamento ad Audio Quality per il supporto logistico.