Nemmeno sei mesi fa la Presidente della CBR, la Banca Centrale di Russia, spiegava che un Paese responsabile "non dovrebbe stimolare la proliferazione delle criptovalute", etichettate come "valute private che fingono di essere denaro". Nelle ultime ore, invece, la brusca inversione a U, con il "finto denaro", nello specifico i Bitcoin, che all'improvviso viene valutato come possibile alternativa alle valute tradizionali per i pagamenti delle forniture di petrolio e gas.
La Russia insomma starebbe ragionando sulla possibilità di concedere alle nazioni amiche, cioè a quelle che non hanno applicato delle sanzioni economiche in conseguenza dell'invasione in Ucraina, di onorare le forniture nella propria moneta oppure in Bitcoin, mentre i Paesi ostili - tra cui c'è anche l'Italia - dovranno necessariamente pagare in rubli. La decisione di Putin è chiaramente mirata a rinvigorire la valuta russa, che proprio in seguito alle sanzioni aveva imboccato la via di una svalutazione senza precedenti.
L'ipotesi svelata dal presidente della commissione Energia della Duma russa Pavel Zavalny ha fatto impennare il valore del Bitcoin, ai massimi da un mese a questa parte. Il deputato, citato dalla BBC, ha fatto riferimento ai Paesi che "non sono coinvolti nelle sanzioni", rivolgendosi dunque in maniera abbastanza chiara a Cina e Turchia, che in questo modo avrebbero la possibilità di scegliere se pagare in yuan, la prima, o in lira, la seconda, oppure ancora in Bitcoin.