Secondo uno studio di Counterpoint Research, negli ultimi 6 anni i brand di smartphone sono vistosamente diminuiti. Difatti, nel 2017 risultavano attivi sul mercato globale oltre 720 marchi, mentre nel 2023 questo numero è diminuito fino a circa 250. Procedendo con ordine, il 2017 è stato l'anno di picco per gli smartphone: furono venduti oltre 1,5 miliardi di telefoni, una cifra mai più raggiunti negli anni successivi.
Dietro a questo calo ci sono molteplici ragioni, a partire dalla scomparsa dei marchi locali, ovvero quelle aziende specializzate nella vendita di smartphone in aree geografiche ristrette, magari concentrate maggiormente nella produzione di dispositivi economici (Il numero dei marchi globali, invece, è rimasto costante). Ad esempio, ci riferiamo a Micromax in India oppure a Symphony in Bangladesh. In particolare, questo tipo di marchi ha faticato a tenere il passo con quelli più grandi, i quali hanno continuato a investire in ricerca e sviluppo, produzione e sviluppo di capacità.
Non è da sottovalutare, poi, il fatto che quest'ultimi hanno anche le risorse necessarie per importanti campagne di marketing.
Tra l'altro, i piccoli marchi hanno sfruttato la transizione del mercato dal 2G al 3G/4G, beneficiando della forte domanda in Paesi come Africa, Asia e America Latina. Tuttavia, da allora le esigenze del consumatore medio di cellulari si sono evolute: difatti ora è evidente una maggiore richiesta di specifiche e design migliori, valore del marchio e integrazione dell'ecosistema. Ad accelerare il declino di queste aziende, poi, ci ha pensato l'ascesa di marchi cinesi come Xiaomi, OPPO e Vivo. Questi produttori, infatti, sono stati capaci di lanciare smartphone dall'ottimo rapporto qualità-prezzo. Infine, il colpo di grazia è stato dato dalla pandemia e dalla conseguente carenza di componenti nonché crisi economica.