TIM elimina la Clausola ISTAT sull'inflazione

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TIM, oggi 5 giugno, ha ufficializzato la sua rinuncia all'applicazione della Clausola ISTAT, cioè il meccanismo di adeguamento all'inflazione che avrebbe potuto causare un aumento annuale dei prezzi di alcune offerte (mobile e di rete fissa).

In poche parole, vengono modificati gli articoli 6.1 e 1.3. Difatti, nella sua nota, TIM chiarisce che:

"Si riserva la facoltà di prevedere, nell'ambito di specifiche offerte, condizioni economiche che contemplino nel tempo l'aumento dei costi a carico del Cliente, per un ammontare percentuale pari alla variazione annuale dell'indice dei prezzi al consumo (IPCA), non tenendo conto di eventuali valori negativi dello stesso. La variazione dell'IPCA potrà, sempre nell'ambito di specifiche offerte, essere maggiorata di un coefficiente percentuale predeterminato, per tenere conto della variazione dei costi sostenuti da TIM. L'incremento percentuale del costo mensile dei Servizi, dato dalla somma dell'IPCA e dell'eventuale applicazione di detto coefficiente di maggiorazione predeterminato, non potrà complessivamente superare il valore del 10%".

In questo modo, la società si adegua alla delibera 307/23/CONS di AGCOM, che prevede una serie di provvedimenti, tra cui che l'applicazione dell'adeguamento non potrà avvenire - in prima applicazione - prima di un anno dall'adesione contrattuale. Ancora, l'impiego di percentuali aggiuntive rispetto al dato dell'inflazione può mettere l'utente nelle condizioni di recedere gratis.

Inoltre, per adeguarsi a quanto disposto dell'Autorità, TIM aveva già rimosso il riferimento alla Clausola ISTAT dal suo sito ufficiale nonché dai documenti di trasparenza tariffaria delle offerte di rete fissa e mobile. L'operatore, in ogni caso, sta applicando altri tipi di variazioni contrattuali che comportano l'aumento del costo mensile di alcune offerte di rete mobile e fissa.

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