Nel caso il messaggio non sia ancora arrivato a tutti, YouTube lo sta ribadendo per l'ennesima volta: per non vedere la pubblicità nei video gli utenti devono passare a YouTube Premium (ecco come funziona).
Questo ha scatenato negli ultimi mesi una lotta senza quartiere agli ad blocker, con una sorta di gioco a nascondino in cui il gigante dei video adotta soluzioni per bloccarli e questi strumenti trovano più o meno con successo modi per evitare le restrizioni. Adesso però la posta si è alzata e YouTube starebbe sperimentando l'iniezione di pubblicità direttamente lato server.
Le azioni di YouTube per contrastare gli ad blocker
YouTube sta conducendo da anni una guerra contro gli ad blocker e i client alternativi. I suoi sforzi hanno fatto chiudere Vanced nel 2022, poi ha lanciato una campagna contro le estensioni per browser, e infine contro le app di terze parti.
Negli scorsi mesi, gli utenti che usano ad blocker hanno lamentato diversi problemi, soprattutto su Chrome e meno in altri browser come Firefox, come un rallentamento di caricamento dei video (in Chrome), o i video che saltavano alla fine.
A ogni azione è seguito uno sforzo della comunità nel superare le restrizioni, costringendo il gigante dei video ad adottare soluzioni sempre più drastiche. Per esempio se Vanced dirottava i flussi dei contenuti caricati su YouTube per evitare la pubblicità, strumenti come ReVanced modificano l'app predefinita per abilitare le funzioni di YouTube Premium.
Questo è possibile grazie a un componente open source chiamato SponsorBlock, che si affida agli utenti per segnalare i segmenti nei video in cui sono contenute le pubblicità, e consente così di saltarli.
Ma si possono saltare le pubblicità se queste sono su un flusso separato: cosa succederebbe se l'annuncio fosse nello stesso flusso video? È quanto ha pensato Google, ovvero iniettare gli annunci lato server per impedire di saltarli.
Gli annunci lato server sono un problema per gli ad blocker, ma anche per Google
Ad annunciarlo su X è stato lo stesso team di SponsorBlock, dichiarando che YouTube lo starebbe sperimentando su alcuni utenti. A livello pratico, questo dovrebbe significare che l'annuncio fa ora parte del video che viene trasmesso in streaming sul dispositivo invece di essere consegnato separatamente al client web desktop o mobile.
YouTube is currently experimenting with server-side ad injection. This means that the ad is being added directly into the video stream.
This breaks sponsorblock since now all timestamps are offset by the ad times.
Stando a quanto riportato, la nuova funzione potrebbe rompere i collegamenti video timestamp e i marcatori dei capitoli. Tuttavia, YouTube conosce la lunghezza degli annunci e può compensare adeguatamente i timestamp successivi.
Su GitHub, SponsorBlock afferma che finché Google presenta un'interfaccia cliccabile sugli annunci, significa che sa quanto durerà il video e lo strumento potrà saltarlo, ma in ogni caso renderà le cose più difficili.
Non solo per gli ad blocker, però. La soluzione aggiunge un ulteriore livello di complessità anche per YouTube, che dovrà saltarli automaticamente per i membri Premium. Questo significa anche che le informazioni sul segmento di video dove c'è la pubblicità verranno trasmesse al client, aprendo una finestra di opportunità per gli ad blocker di utilizzare le stesse informazioni per saltare automaticamente gli annunci iniettati.
La soluzione è attualmente ancora in fase di test, e non è ancora ampiamente implementata. YouTube probabilmente sta analizzando i dati prima di decidere di cambiare la sua infrastruttura.
C'è una soluzione a tutto, ma non è a questo che mira Google
Insomma, la rincorsa continua alzando la posta in gioco, e se nel complesso tutte le soluzioni sono superabili, questo potrebbe rallentare il caricamento dei video.
Probabilmente YouTube vuole arrivare al punto in cui i benefici di bloccare gli annunci non giustificheranno un'esperienza di visione peggiorata, e a quel punto la maggioranza degli utenti o accetteranno gli annunci o passeranno a Premium.
Alcuni hanno risolto il problema in altro modo. Usando una VPN e indirizzando i server in Paesi in cui gli annunci sono illegali, per esempio, Myanmar, Albania o Uzbekistan, non ricevono la pubblicità alla radice. Almeno finché Google non troverà una soluzione anche a questo.