Sono stato in Cina e ho visto Huawei con i miei occhi. È stata un'occasione per vedere una azienda grande e complessa come Huawei da vicino, nella sua patria. Perché è solo in Cina che l'azienda può davvero mettere a terra tutta la sua tecnologia e la sua esperienza. Solitamente quando parliamo di un brand di tecnologia è ai suoi prodotti finali che ci riferiamo, ma cosa c'è dietro a questi prodotti è solitamente lasciato ad un racconto magari un po' retorico all'interno dei vari comunicati stampa che queste aziende mandano alle testate di informazione. Solo un'esperienza come quella che ho potuto vivere può raccontare davvero chi è un'azienda, cercando comunque sempre di filtrare per quanto possibile l'idea che l'azienda stessa vuol far passare.
Su alcuni aspetti però non ci può essere ambiguità: per esempio sull'Health Lab di Dongguan. Lo avevo in parte già raccontato in questo articolo. Un centro di ricerca di oltre 4.600 metri quadrati dove vengono davvero testati 115 sport, misurando i parametri dell'atleta con strumentazioni ad alta precisione.
Se sospettavate che gli "oltre 100 sport" tracciati dagli smartwatch Huawei potessero essere uno specchietto per le allodole dovreste ricredervi. Un palazzetto sportivo che ospita anche una gigantesca parete per arrampicate, un simulatore di golf e una vasca dove lo spostamento dell'atleta viene compensato da un flusso d'acqua variabile. Notevole anche l'enorme tapis roulant che può inclinarsi e abbastanza grande da poter essere usato anche per il ciclismo e lo skate.
Se la ricerca e lo sviluppo nell'ambito della salute e dello sport sono concentrati qui, tutto il resto è invece demandato al campus principale nell'azienda, sempre a Dongguan. È una cittadella immensa (1,4 chilometri quadrati) dove lavorano ben 25.000 persone e che è collegata nei vari punti da quasi 8 chilometri di binari e da tre linee di treno. E se quando si è lì si può essere colpiti dalla bellezza, dall'ordine e dall'organizzazione della micro-città di Huawei è stato solo riguardando le immagini che avevo raccolto sul posto che ho realizzato quanto sia incredibile il progetto di questo spazio.
Il tutto è infatti diviso in 12 quartieri e ciascuno prende a ispirazione una città europea. Siamo passati per i portici bolognesi, siamo scesi dal treno davanti all'arena di Verona e abbiamo passeggiato fra i vicoli di Granada. E quando si è immersi in questo dedalo di strade, ponti, giardini e piazzette è difficile davvero pensare di essere davvero in Cina. L'edificio più rappresentativo del campus è sicuramente la fedele replica della Biblioteca Nazionale di Francia che è stata ricreata sulla sponda del lago Songshang Lake dove sorge il campus. All'interno troviamo un'enorme collezione di libri ma soprattutto uno spazio di relax per i dipendenti, che possono comunque contare su una distribuita rete di bar e ristoranti.
Il fatto che siamo potuti entrare nel "cuore" dell'azienda non vuol dire che non avesse senso anche guardare ai prodotti che l'azienda realizza. E lo abbiamo fatto al flagship store dell'azienda a Shenzhen.
Qui abbiamo trovato ogni genere di prodotto.
Ovviamente gli smartphone e gli smartwatch, ma anche router, notebook, stampanti e dispositivi per la casa smart. C'era anche un bar, uno spazio per delle presentazioni e uno spazio dove farsi assistere da degli esperti Huawei, riprendendo la già rodata formula del Genius Bar di Apple. In Cina ci sono ben 13 flagship store Huawei. Tre store sono presenti anche in Europa, mentre sono 500 i negozi monomarca nel mondo.
Dove però Huawei ha davvero fatto vedere la sua potenza è esponendo le 5 auto su cui ha lavorato in collaborazione con Aito, Stelato e Luxeed. Le auto condividono tutte la piattaforma per le auto di Huawei, che non è solo il sistema operativo HarmonyOS dei vari display in auto ma che tocca molti altri aspetti: come l'audio con Huawei Sound, il sistema di telecamere e anche aspetti più tradizionalmente legati all'auto, come tutti i sensori per la guida semi autonoma, il cambio automatico e anche le batterie, visto che tutte le auto sono elettriche o ibride.
Avendo potuto toccarle con mano ci siamo resi conto di come questa collaborazione abbia permesso ai vari marchi anche di ottimizzare sulla produzione: molte condividevano gli stessi componenti per gli interruttori, le maniglie e i display. Per citare degli esempi che sono stati facilmente individuabili nel tempo a disposizione. Ci siamo anche seduti al posto del passeggero in una incredibile Aito M5 vedendo in azione per le strade di Shenzhen il sistema di guida automatica (che richiede però sempre le mani sul volante), l'intrattenimento di bordo (i passeggeri al posteriore hanno anche un telo che cala dal soffitto e un proiettore) e anche il parcheggio autonomo in un affollato parcheggio multipiano. Sul mercato domestico Huawei sta seguendo una traiettoria ascendente e l'ingresso nel mondo dell'automotive darà sicuramente accelerazione ad un marchio sfaccettato come Huawei che potrà così mettere in campo più tecnologie.
Questa "ubriacatura" di Huawei è stato un ottimo modo di ricordarci della potenza di fuoco di questo marchio.
Abbiamo visto un mondo dove Huawei non ha subito rallentamenti a causa di sanzioni e dove tutte le innovazioni sono state messe in campo su un portafoglio sempre più ampio di dispositivi. Un mercato fervente in cui non si ha paura di andare veloci.
Adesso Huawei riparte dagli indossabili: è atteso il lancio del primo smartwatch con la tecnologia TruSense già a settembre. Ma siamo sicuri che non sia finita qui. Solo un anno fa Huawei è riuscita a realizzare senza strumentazioni occidentali il suo primo smartphone 5G e non sembra intenzionata a rallentare su questo fronte. Si parla di un pieghevole tri-fold. E dopo aver riprovato per qualche giorno la fotocamera di Pura 70 Ultra non vediamo l'ora di scoprire cosa ci sarà dopo.
Abbiamo potuto partecipare al tour grazie all'invito di Huawei
, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.