Brutte notizie se usate uBlock Origin su Chrome: a breve non funzionerà più

3 months ago 316

È un brutto periodo per gli ad-blocker, quelle estensioni usate per bloccare le pubblicità sui siti: prima il giro di vite su YouTube e ora anche su Chrome alcuni di questi strumenti non funzioneranno più.

È il caso di uBlock Origin, che con la fine del supporto a Manifest v2 in favore di Manifest v3 non potrà più essere utilizzato sul browser della GrandeG: scopriamo perché e quali alternative si possono utilizzare.

Ma cosa sta succedendo? uBlock Origin è uno degli ad-blocker più popolari in commercio, con oltre 34 milioni di utenti sul solo Chrome Web Store, ma in questi giorni chi lo abbia installato sul browser di Google avrà notato un messaggio nella pagina delle estensioni o su quella del Chrome Web Store:

A breve questa estensione potrebbe non essere più supportata
Rimuovila o sostituiscila con estensioni simili dal Chrome Web Store

Il motivo risiede in Manifest v3, la terza versione del file manifest, la componente che serve per garantire la funzionalità delle estensioni.

Ma cosa differisce Manifest v3 da Manifest v2? Sostanzialmente, vengono limitati i privilegi e i permessi di esecuzione, una mossa di cui si sente parlare dal 2018 e che per Google è stata introdotta per una maggiore trasparenza e controllo sulle autorizzazioni, aggiungendo protocolli più severi per l'accesso alle risorse al di fuori del contesto dell'estensione e garantendo che le estensioni funzionino bene su tutti i dispositivi.

Nella pratica, diversi enti non sono d'accordo, e la Electronic Frontier Foundation (EFF) ha definito il Manifest v3 "ingannevole e minaccioso".

Nondimeno, Google ha proseguito per la sua strada e da Chrome 127 è supportato su tutti i dispositivi, con la prospettiva di abbandonare il supporto per Manifest v2 a breve. 

Il problema è che la maggior parte dei moderni ad-blocker come uBloc Origin e AdGuard si affida all'API 'webRequest' di Chrome per bloccare intere categorie di richieste HTTP. Questo metodo può allungare, anche in maniera significativa, i tempi di caricamento e rendering dei siti, e Manifest v3 richiede agli sviluppatori di utilizzare un 'declarativeNetRequest' che essenzialmente li costringe a utilizzare una blocklist di URL specifici.

Questo riduce sì i tempi di caricamento, ma limita le blocklist a sole 30.000 voci, mentre gli ad-blocker utilizzano elenchi anche di più di 300.000 voci, impedendogli di fatto di funzionare correttamente.

La differenza sostanziale è che le estensioni con Manifest v2 potevano intercettare ogni richiesta che una pagina web fa e decidere come comportarsi in maniera dinamica, mentre Manifest v3 richiede di definire in anticipo come può comportarsi l'estensione di fronte alle richieste.

Quindi non potrà reagire dinamicamente alle pubblicità, ma solo a quelle previste, per cui potrà adattarsi esclusivamente a ogni aggiornamento dell'estensione stessa. 

Questa problematica non riguarda solo Chrome, ma potenzialmente tutti i browser basati su Chromium. Brave, che fa del blocco della pubblicità il suo cavallo di battaglia (anche il suo strumento integrato è influenzato dal Manifest v3), ha già dichiarato che manterrà il Manifest v2 fino a giugno 2025 e che continuerà a supportare uBlock Origin e alcune altre estensioni MV2 rilevanti per la privacy per quanto possibile.

L'alternativa che suggerisce uBlock Origin stessa è di passare alla versione Lite dell'estensione, che come dicevamo nel capitolo precedente aggiorna i filtri non in maniera dinamica ma quando viene aggiornata dagli sviluppatori. Il che ovviamente è piuttosto limitante. 

Chi invece non vuole rinunciare a uBlock Origin può passare ad altri browser come Firefox, che continuerà a supportare il Manifest v2 oltre al Manifest v3.

Indipendentemente da questa scelta, Chrome resta il browser più utilizzato sul web: scopri alcuni trucchi per usarlo al meglio dando un'occhiata alle nostre guide dedicate.

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