La crisi dei chip continua a tenere banco anche tra i temi del 2022, specialmente ora che la Cina è ufficialmente entrata in una nuova fase di lockdown. A partire dallo scorso 5 aprile, il governo di Beijing (Pechino) ha intensificato le misure restrittive al fine di contenere la nuova ondata di contagi causati dalla pandemia e ciò ha riguardato anche diverse aree fondamentali per la produzione globale di chip - come ad esempio i territori di Shanghai -, portando ad un nuovo rallentamento della filiera produttiva.
NUOVO LOCKDOWN, VECCHI PROBLEMI
Il ritorno alle misure adottate nel 2020 ha infatti portato al blocco di diverse realtà produttive, tra cui SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp.) e Hong Semiconductor, entrambe pesantemente colpite dalle nuove restrizioni. Secondo quanto emerso dai primi dati riportati da Bloomberg, la produzione di semiconduttori ha registrato il crollo del 4,2%, il più marcato sin dal primo trimestre del 2019.
L'area interessata dal nuovo lockdown ha un peso enorme sull'economia cinese, in quanto è responsabile, dal 2018, del 3% del prodotto interno lordo e del 10% degli scambi commerciali della Cina, quindi si tratta di un vero e proprio centro nevralgico per tutto il colosso asiatico.
LA CRISI DEI SEMICONDUTTORI: PESA ANCHE IL CALO DELLA DOMANDA
Il lockdown cinese non è l'unica minaccia che i produttori di chip devono fronteggiare. A pesare fortemente sui bilanci dei chip maker, infatti, c'è anche il crollo della domanda di smartphone che sta coinvolgendo il mercato negli ultimi mesi, come dimostrato anche dal recente report che ha rilevato una netta cancellazione di ordini da parte dei produttori cinesi di smartphone.
L'industria mobile è da sempre uno dei principali motori di crescita del settore dei semiconduttori, in quanto ha spinto fortemente l'evoluzione nel mondo dei chip - in particolare per quanto riguarda la miniaturizzazione - e la mancanza di una forte domanda da parte di questo segmento di mercato potrebbe essere molto difficile da compensare per i produttori di semiconduttori.
Ovviamente il segmento degli smartphone non è l'unico a sostenere la domanda dei chip - ad esempio quello automotive sta diventando sempre più rilevante -, tuttavia è difficile immaginare un settore in grado di tamponare l'emorragia della domanda in tempi rapidi.
Insomma, tra la sempre maggiore difficoltà nella produzione dei chip causata dalla necessità di dover bloccare le linee produttive e il calo generale della domanda, sembra che anche il 2022 sarà un anno particolarmente difficile per il mercato dei semiconduttori. Al momento le uniche azioni di contrasto in campo sono quelle che puntano a riportare la filiera produttiva al di fuori della Cina, in modo da ridurre in maniera importante la dipendenza dal colosso asiatico.
Questo ha sia lo scopo di evitare che un lockdown localizzato possa influire in maniera così determinante sulla produzione mondiale di chip, sia quello di ridurre il potere economico e politico di cui la Cina dispone in questa fase storica. Naturalmente si tratta di piani che richiedono anni per poter essere messi in pratica, motivo per cui la crisi attuale sembra ancora lontana dal superamento.