Fuchsia potrebbe arrivare su Android, dopotutto, ma in modalità "micro"

4 months ago 94

A quanto pare Fuchsia, il sistema operativo di Google che nel 2018 aveva fatto sognare gli appassionati con la prospettiva di arrivare su telefoni e Chromebook, potrebbe arrivare su Android. 

A rivelarlo è stato il solito Mishaal Rahman, che scavando nel codice AOSP ha scoperto come Google abbia sì intenzione di portare il sistema operativo sui telefoni del robottino, ma in modalità "microfuchsia". Andiamo a capire cosa significa. 

Cos'è Fuchsia

Per chi non lo ricordasse, Fuchsia è un sistema operativo open source molto simile ad Android e Chrome OS, ma non si basa sul kernel Linux. È invece costruito su Zircon, che stando ai documenti di Google è "composto da un kernel e un piccolo insieme di servizi di spazio utente, driver e librerie necessari per le funzioni di sistema principali come l'avvio".

L'architettura simile a un microkernel di Zircon consente a Fuchsia di "ridurre la quantità di codice attendibile in esecuzione nel sistema" a poche funzioni principali, il che può portare a una maggiore sicurezza e stabilità a causa di una riduzione della quantità di codice altamente privilegiato rispetto ai tipici kernel, definiti "monolitici".

Per un certo periodo si è pensato che Fuchsia potesse sostituire Android, ma Google ha abbandonato questi piani e portato silenziosamente il sistema operativo sui suoi dispositivi domestici intelligenti, a partire dal Nest Hub di prima generazione nel 2021, per poi arrivare su Nest Hub Max e Nest Hub di seconda generazione.

Ora però Mishall Rahman ha scoperto che una versione ridotta del sistema operativo potrebbe venire eseguita su una macchina virtuale sui dispositivi Android.

Arriva microfuchsia

Il nuovo progetto, chiamato"microfuchsia", è una build di Fuchsia pensata per le macchine virtuali e per essere avviabile in soluzioni di virtualizzazione come QEMU e pKVM.

Questa non è la prima volta che Google utilizza una versione "micro" di un sistema operativo in una macchina virtuale, in quanto pKVM è l'hypervisor per Android Virtualization Framework (AVF), una funzionalità che Google ha introdotto in Android 13 su dispositivi selezionati. Google ha sviluppato AVF e pKVM per eseguire in modo sicuro specifici carichi di lavoro in un ambiente isolato utilizzando una versione ridotta di Android chiamata "microdroid" che contiene il minimo indispensabile dei servizi, strumenti e librerie Android principali.

Quindi con microfuchsia Google vuole rendere Fuchsia avviabile in Android all'interno di una macchina virtuale. Ma per fare che cosa? Al momento non si sa, ma Rahman ipotizza che come microdroid possa gestire attività di sistema che devono essere eseguite in modo sicuro, ma facendole più velocemente o in modo ancora più sicuro, o entrambi. 

Al momento non si sa molto più, e il pacchetto microfuchsia non è stato ancora inserito in AOSP. Nondimeno ci sono diversi riferimenti al codice in AOSP, così come in Fuchsia Gerrit, quindi probabilmente ne sapremo di più in futuro. A meno che Google non cambi idea.

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La storia di Fuchsia è molto interessante e, in pieno stile Google, ricca di colpi di scena: qui trovate una serie di articoli che potrebbero spiegarvi di cosa si tratta e la sua evoluzione. 

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