Il destino di Google è nelle mani di Donald Trump

2 weeks ago 59

Lo abbiamo già scritto più volte: la vittoria di Donald Trump potrebbe avere conseguenze radicali sulle sorti dell'industria tech americana. Non solo per i prezzi dei prodotti, destinati ad aumentare, se la proposta di incrementare i dazi andrà in porto, ma anche per lo sviluppo delle intelligenze artificiali — che potrebbe essere soggetto a meno regole e limitazioni. Pure l'industria delle criptovalute - ora che Trump si è scoperto un fan dell'ultima ora - potrebbe ricevere un trattamento di favore.

C'è un'altra questione, di straordinaria importanza, in equilibrio precario e che ora dipende dalla volontà di Trump. Dagli umori del tycoon di New York ora dipende anche il futuro di Google.

COSA NE SARA' DELL'INDAGINE DEL DOJ

La giustizia americana ha concluso le sue indagini sulla posizione di Google nel mercato dei motori di ricerca: se venisse riconosciuto definitivamente che si tratta di un monopolio in grado di inquinare negativamente la concorrenza, il governo potrebbe decidere di imporre lo spezzatino, ossia forzare la separazione del motore di ricerca dal resto delle attività del colosso di Mountain View.

Sul tema, a dire il vero, Donald Trump si è già espresso in diverse occasioni. Tenendo per buone le dichiarazioni più recenti del leader repubblicano, Google non avrebbe molto di che preoccuparsi. Anzi, Trump potenzialmente potrebbe diventare un insolito e inaspettato alleato dell'azienda guidata da Sundar Pichai.

"La Cina oggi ha paura di Google", aveva tuonato Trump durante un recente evento tenuto a Chicago. Per poi aggiungere che spezzare l'impero di Mountain View esporrebbe il fianco degli Stati Uniti ad una possibile avanzata delle aziende cinesi. "Non sono un fan di Google", ha insistito Trump. "Mi trattano male. Ma davvero volete distruggere l'azienda in questo modo? Se lo fate, distruggerete la compagnia? Quello che potete fare, senza smembrarla, è assicurarvi che sia più equa".

Un'amministrazione a guida Trump potrebbe quindi ribaltare tutto. Avrebbe il tempo per farlo: il procedimento non verrà concluso prima di agosto e Trump tornerà nella Casa Bianca a gennaio.

Il problema è che con Trump bisogna sempre distinguere con attenzione il suo istinto politico dalla sua natura umana, spesso propensa ad atteggiamenti, oltre che imprevedibili, fortemente vendicativi. E tra Google e Trump, negli ultimi otto anni, ne sono successe di tutti i colori.

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GOOGLE E TRUMP: AMICI-NEMICI, OTTO ANNI DI POLEMICHE

Tutto è iniziato sei anni fa, quando la pubblicazione di estrema destra Breitbart, all'epoca ancora guidata da Steve Bannon, era riuscita ad ottenere e pubblicare la registrazione di un incontro a porte chiuse dei dipendenti di Google. Il video risale al 2016: Trump aveva appena vinto e il clima era di lutto nero, anzi, nerissimo. "Non è il risultato in cui speravamo", avevano detto, senza mezzi termini, i dirigenti di Google.

Da lì a poco sono seguiti anni di continue polemiche e accuse. Già nel 2016, a campagna elettorale ancora in corso, Trump aveva accusato Google di manipolare i risultati di ricerca mostrando quasi esclusivamente notizie a lui sfavorevoli. Nel 2020, un ex dipendente di Google era stato intervistato dall'emittente di Rupert Murdoch Fox News, accusando la sua vecchia azienda di aver effettivamente tentato di sabotare la campagna elettorale di Trump. Accuse che, ovviamente, erano state prontamente smentite da Google, ma ormai il danno era stato fatto. "Vi terremo d'occhio molto attentamente", aveva minacciato il leader dei repubblicani.

Ancora più recentemente, i repubblicani hanno accusato YouTube di aver oscurato la recente intervista di Trump con Joe Rogan. Effettivamente, per diverse ore, cercando le keyword Trump e Joe Rogan su YouTube si otteneva tutto fuorché l'intervista originale. Dopo le polemiche, circolate soprattutto su X, Google dovette scusarsi pubblicamente, ammettendo che si era trattato di un errore: attualmente l'intervista ha accumulato oltre 40 milioni di visualizzazioni.

Ancora una volta, il Trump umano va distinto dal Trump politico, che talvolta ha dimostrato esempi di sorprendente pragmatismo. In questi otto anni, la tensione è stata spezzata da momenti di avvicinamento tra Trump e Google: ad esempio, durante la sua presidenza aveva difeso l'azienda dall'accusa di aver collaborato con l'esercito cinese, ritirando l'idea di avviare un'indagine. Poche settimane fa, Sundar Pichai ha invece pubblicamente elogiato Trump per la scelta di improvvisarsi dipendente McDonald's durante la campagna elettorale, cosa che gli avrebbe permesso di scalare i risultati di Google Trend, diventando una delle notizie più ricercate.

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COSA NE SAR DI GOOGLE

Google non ha commentato le dichiarazioni di Trump sullo smembramento proposto dal Dipartimento di Giustizia, ma il CEO Sundar Pichai ha inviato una nota interna allo staff prima delle elezioni. Pichai ha lodato i dipendenti per il loro impegno a promuovere informazioni accurate e ha sottolineato l'importanza di mantenere la fiducia nell'azienda, specialmente in un periodo in cui Trump potrebbe continuare a criticarla dalla Casa Bianca. Ha ricordato ai dipendenti che Google deve rimanere una fonte affidabile per persone di ogni origine e convinzione.

In tutto questo, vale la pena di ricordare che l'opzione spezzatino è, appunto, solo una delle opzioni. qSul tavolo ci sono soluzioni meno draconiane, inclusa la possibilità di obbligare Google a rendere i suoi prodotti più aperti alla concorrenza, evitando che, tra le altre cose, possa sfruttare l'ecosistema Android per favorire i suoi prodotti a discapito dei concorrenti.


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