Il Google Play Store è un monopolio ma dal 1° novembre cambierà tutto. La storica vittoria di Epic Games

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Il giudice James Donato ha emesso il verdetto finale del caso Epic v. Google. Una sentenza che pesa come un macigno per l'azienda di Mountain View e che potrebbe cambiare per sempre il Play Store e il modo in cui vengono distribuite le app su Android.

Il Google Play Store è un monopolio e ora dovrà cambiare.

Come cambierà il Play Store a partire dal 1° novembre 2024

Per tre anni, a partire dal 1° novembre prossimo, Google dovrà distribuire app store di terze parti all'interno del Play Store.

Al contempo dovrà dare agli altri app store accesso all'intero catalogo di app di Google Play, a meno che i singoli sviluppatori non decidano altrimenti.

In poche parole, tutte le app che adesso si trovano sul Play Store potranno essere distribuite anche attraverso Galaxy Store, Aptoide e tutti gli altri marketplace di terze parti.

Ma non finisce qui, perché sempre dalla stessa data entreranno in vigore tante altre modifiche di rilievo.

  • La fatturazione con Google Play non sarà più obbligatoria per le app distribuite dal Google Play Store,
  • Gli sviluppatori potranno indirizzare gli utenti verso altre forme di pagamento, direttamente dal Play Store.
  • Gli sviluppatori potranno far scaricare le proprie app al di fuori del Play Store.
  • Gli sviluppatori potranno stabilire il prezzo che vogliono per le proprie app, indipendentemente dalla fatturazione con Google Play.
  • Google non potrà condividere i proventi delle app "con qualsiasi persona o entità che distribuisca app Android" o che voglia lanciare un app store o una piattaforma per app.
  • Google non potrà offrire agli sviluppatori degli incentivi per fargli lanciare le loro app in esclusiva (nemmeno temporanea) sul Play Store.
  • Allo stesso modo, Google non potrà offrire agli sviluppatori degli incentivi per non lanciare le loro app su store concorrenti.
  • Google non potrà offrire ai produttori o agli operatori degli incentivi per fargli preinstallare il Play Store.
  • Allo stesso modo, Google non potrà offrire ai produttori o agli operatori degli incentivi per non fargli preinstallare store di terze parti.

Sono cambiamenti molto profondi rispetto a quanto avvenuto finora, che entreranno in vigore a breve a meno di un blocco in appello.

La replica di Google

La risposta di Google non si è fatta attendere. L'azienda ha infatti già dichiarato che ricorrerà in appello.

Secondo Big G, il verdetto mette a rischio la privacy e la sicurezza dei consumatori, rende più difficile agli sviluppatori promuovere le proprie app e riduce la competizione.

In particolare Google vuole dimostrare tre fatti chiave in appello:

  1. Apple e Google competono direttamente per accaparrarsi i consumatori.
  2. Apple e Google competono direttamente per accaparrarsi gli sviluppatori.
  3. Android è aperto, e Google Play non è l'unico modo di procurarsi applicazioni.

Perché tanta insistenza verso Apple? Perché un'altra corte ha rigettato richieste simili avanzate da Epic nei confronti di Apple. Inoltre Android, a differenza di iOS, è una piattaforma aperta che ha sempre consentito app store multipli e sideloading.

La partita non è insomma ancora conclusa, e considerando la posta in gioco è evidente che Google vorrà giocare tutte le sue carte per evitare un verdetto che penalizzerebbe sicuramente l'azienda di Mountain View; e poi magari anche tutto il resto.

Alcune cose da sapere sul Play Store

Ancora non sappiamo come finirà la vicenda, ma quello che sappiamo sono alcuni aspetti del Play Store che è possibile approfondire tramite le guide qui sotto. Certo è, se Epic vincerà del tutto, che dovremo scriverne molte altre!

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