La nuova fase della lotta alla pirateria: lotta alle app VPN su smart TV e seconda versione di Privacy Shield

3 months ago 128

La lotta al pezzotto è entrata in una nuova fase. L'attuale strumento Privacy Shield, lanciato a inizio di quest'anno, non è più efficace per bloccare gli indirizzi delle TV pirata e Consip avvia le procedure per la seconda versione, più efficiente. Intanto l'AGCOM sta studiando un modo per bloccare le app VPN sulle smart TV per identificare chi usa le IPTV.

Scopriamo tutti i dettagli, perché la lotta alla pirateria sta diventando sempre più calda, e intanto la Lega Calcio si è vista respingere il ricorso urgente contro Cloudflare perché non adempie ai blocchi del Privacy Shield, aiutando di fatto le TV pirata. 

Blocco alle app su smart TV

Partiamo dall'idea dell'AGCOM di bloccare le app su smart TV. Il senso è questo: gli utenti utilizzano le app IPTV per accedere ai contenuti piratati, ma per nascondere il proprio indirizzo IP e non essere individuati dalle autorità utilizzano una VPN. 

Di per sé non è illegale utilizzare una VPN, così come non lo è utilizzare un'app IPTV, ma per l'AGCOM questi strumenti favoriscono la pirateria.

Ecco quindi che il Garante starebbe facendo pressione su due produttori di televisori (si immagina LG e Samsung) per escludere da settembre una specifica app di cui non si è fatto il nome ma che si sa essere sviluppata da una società con sede legale nell'Unione Europea, dai loro marketplace per smart TV. 

Come dicevamo, essendo l'app legittima è difficile che la richiesta venga accolta, ma sono tecnologie come il Cdn, il DNS Autoritativo e il reverse proxy usate anche dalle centrali criminali per creare canali pirata. E che nel complesso favoriscono la pirateria. 

Dicevamo per esempio del ricorso della Lega Calcio (insieme a DAZN e Sky) contro Cloudfare, che non si è iscritta al Privacy Shield ma che il Tribunale di Milano ha respinto perché non è provata una complicità della società americana. 

Privacy Shield è saturo: si pensa a una nuova versione

Per quanto riguarda il Privacy Shield, da tempo si sta pensando a una versione 2.0  che sia più efficiente e consenta eventualmente di inviare le multe in automatico agli utenti.

Due sono le limitazioni prese in considerazione. La prima è la gestione in contemporanea delle richieste di oscuramento, che al momento sono 60-70 quando ne arrivano in media 300. La seconda è la quantità di indirizzi IP bloccati

L'attuale Privacy Shield ha raggiunto quota 18.000 ed è saturo, problema creatosi in quanto non è prevista la revoca del blocco degli indirizzi, ma quando un indirizzo IP è bloccato, un gestore di piattaforma illegale lo cambia dinamicamente.

Se si pensa che solo nella prima giornata di Serie A, su segnalazione di DAZN, sono stati bloccati entro i primi 30 minuti dall'inizio delle partite ben 210 indirizzi, comprendiamo che il sistema non funzioni. E crei problemi anche ai provider che si trovano indirizzi bloccati e inutilizzati. 

Al momento l'attuale Privacy Shield funziona solo grazie a un meccanismo di revoca non ancora previsto per legge, ma che dovrebbe arrivare grazie all'ultimo decreto Cultura del Governo, che contiene una norma apposita.

Per questo l'AGCOM ha incaricato la Consip di indire una gara per trovare un fornitore che sviluppi il Privacy Shield 2.0, ma i tempi per il suo arrivo non saranno brevi. 

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