Non c'è futuro (indipendente) per le aziende che puntano su AI

10 months ago 194

Negli ultimi mesi si è parlato molto di due aziende particolari, che con i loro dispositivi basati su IA promettono di rivoluzionare il mercato e proporsi come un'alternativa semplificata agli smartphone. Parliamo di Humane AI Pin e Rabbit R1, due prodotti molto diversi tra loro, ma che hanno fatto parlare molto di sé per un motivo comune, ossia l'idea che l'intelligenza artificiale ha raggiunto un livello di funzionalità talmente elevato da poter soppiantare l'uso canonico di un dispositivo.

Il piano è quindi rimpiazzare le interfacce utenti con interazioni esclusivamente vocali (o quasi), superare il concetto di applicazione e avere quindi un assistente personale che esegue compiti al posto nostro. Che questo genere di dispositivi possano funzionare davvero è tutto da vedere, ma sicuramente c'è un certo interesse da parte del pubblico.

Rabbit ha raccolto 30 milioni di dollari di finanziamenti e venduto in pre-ordine 50.000 R1, che verranno spediti questa estate.

Humane, che inizierà le spedizioni di AI Pin da marzo, ha già ricevuto impressionanti finanziamenti per oltre 240 milioni di dollari.

humane ai pin

Quanto durerà?

La domanda che non posso fare a meno di pormi, però, è quanto durerà?

Non mi riferisco tanto ai dispositivi, o all'approccio, anzi sono convinto che l'impiego dell'intelligenza artificiale sarà sempre più pervasivo negli smartphone. Quel che mi domando, invece, è quanto dureranno le aziende che ci sono dietro e se il loro futuro non sia, inevitabilmente, quello di scomparire o di essere acquisite

E sebbene non ci sia niente di male che una società piccola venga acquisita da una più grande, è un po' triste non riuscire a immaginare un futuro diverso da questo. Pensare che sarà molto improbabile vedere – almeno nel medio termine – una nuova Google, una nuova Apple o una nuova Amazon, perché qualsiasi nuovo prodotto AI-based verrà fagocitato o acquisito, probabilmente proprio da una delle tre aziende appena citate.

D'altra parte, la storia recente della Silicon Valley è piena di startup e aziende promettenti che, quando sono diventate davvero importanti, sono state comprate dai big di turno. Non posso non pensare alla storia di Pebble, la startup che faceva smartwatch con display e-ink, che è stata acquisita da Fitbit, finché poi la stessa Fitbit è stata comprata da Google.

E se siamo già abituati a scenari simili per aziende di altro tipo, è difficile non pensare che questo succederà anche e soprattutto per dispositivi basati su intelligenza artificiale, dove l'addestramento e i dati giocano una parte importantissima per la riuscita del prodotto.

chatgpt openai logo

Anche il caso di OpenAI (l'azienda non profit dietro ChatGPT) è emblematico da discutere. Nonostante la società sia diventata in poco tempo una realtà gigantesca, in grado di competere (e battere) i grandi nomi del settore come Apple e Google, c'è voluto poco prima che Microsoft si interessasse a tal punto da investirci 10 miliardi di dollari, per una partnership che a molti (Unione Europea inclusa) puzza come un tentativo di acquisizione mascherato.

Non è un caso che CoPilot, il tool basato su intelligenza artificiale di Microsoft, sia passato dall'essere un "semplice" (si fa per dire) strumento per programmatori, a un software che assiste l'utente a 360 gradi, e genera pure immagini. Il tutto, grazie all'integrazione di ChatGPT-4.

Un dispositivo è più complesso di un servizio

L'esempio di OpenAI è particolarmente utile da tenere a mente perché si tratta di un servizio, un software, ossia un prodotto che ha poco di tangibile, che non richiede una produzione industriale.

Se invece di un servizio pensiamo a un dispositivo, lo scenario per i "pesci piccoli" si fa incredibilmente più complesso. Perché produrre, gestire, spedire e vendere hardware è un processo molto più dispendioso rispetto a un prodotto software.

Per il design e la produzione di R1, Rabbit si è affidata a teenage engineering

Anche per questa ragione, nonostante mi dispiaccia essere così disfattista, non posso fare a meno di guardare a Rabbit R1 e a Humane AI Pin non come dei prodotti che sono lì per restare, ma come delle prede, aspettando che il gigante di turno le divori.

E quando parlo di divorare, intendo l'acquisizione se va bene, ma altrimenti la più pura e semplice copia dell'idea.

Certo ci sono i brevetti, certo ci vuole tempo a replicare una tecnologia, ma fatico a pensare che le aziende più ricche e potenti del pianeta non riuscirebbero a far propria l'idea di un prodotto, se diventasse evidente che quella è la direzione che il mercato vuole seguire.

Auguro il meglio a Rabbit e Humane, e spero davvero che i loro prodotti possano dare una scossa al mercato e reinventare (o almeno rimodellare) il concetto di smartphone, ma temo che non passerà troppo tempo prima che l'attenzione, anche su prodotti basati su AI come questi, torni sul gigante di turno. Purtroppo.

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