OpenAI e Microsoft denunciate per violazione di copyright da alcuni autori

10 months ago 96

OpenAI si trova nuovamente al centro di una causa legale, e ancora una volta l'accusa è quella di utilizzare la proprietà intellettuale di altri per addestrare la sua tecnologia generativa di intelligenza artificiale senza chiedere il permesso. Ma questa volta la causa legale coinvolge anche Microsoft come coimputata.

La denuncia è stata presentata da Julian Sancton a nome di un gruppo di autori di opere non-fiction, ossia tutte quelle opere di informazione e divulgazione che puntano all'insegnamento di qualcosa. Gli autori affermano di non essere stati compensati per l'uso dei loro libri e dei loro articoli accademici, usati per addestrare l'LLM della compagnia.

Nella loro causa legale, gli autori affermano di aver trascorso anni per realizzare le loro creazioni, mentre OpenAI e Microsoft vorrebbero goderne senza pagare per l'utilizzo. Nel testo della denuncia si calca la mano affermando che le aziende fingono che le leggi sul copyright non esistano e che hanno goduto di enormi guadagni finanziari sfruttando materiale protetto da copyright.

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Uno degli autori della denuncia è Sancton, l'autore di "Madhouse at the End of the Earth: The Belgica’s Journey Into the Dark Antarctic", che racconta la vera storia di sopravvivenza di una spedizione polare del 1897 rimasta bloccata nell'oceano in mezzo a un inverno antartico senza sole. Sancton ha impiegato cinque anni e speso decine di migliaia di dollari per la ricerca del materiale presente nel libro, ma questo è solo un esempio e anche gli altri autori si trovano nella medesima situazione. Nella denuncia si specifica quanto segue.

"Un investimento di tempo e denaro del genere è possibile per il Sig. Sancton e altri scrittori perché, in cambio dei loro sforzi creativi, il Copyright Act (Legge sul Copyright) concede loro 'un insieme di diritti esclusivi' sulle loro opere, compreso 'il diritto di riprodurre le opere coperte dal copyright'"

In precedenza OpenAI aveva affermato che i contenuti generati da ChatGPT non costituivano "opere derivate" e, pertanto, non violavano alcun copyright. La causa legale intentata da Sancton è solo l'ultima di una serie di denunce contro l'azienda riguardo all'uso di opere protette da copyright per addestrare la propria tecnologia. Quest'anno, lo sceneggiatore e autore Michael Chabon ha citato in giudizio OpenAI per lo stesso motivo, così come hanno fatto George R.R. Martin, John Grisham e Jodi Picoult. Anche la comica Sarah Silverman ha intentato una causa legale contro OpenAI e Meta.


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