Palworld è il fenomeno del momento, senza dubbi. Erano anni che non si registrava un successo così ampio e generalizzato per un videogioco. Non solo, perché era forse dai tempi di Minecraft che un progetto indipendente non raggiungeva un seguito così straripante, checché ne dicano gli amanti dei Pokémon.
Al netto di quanto stia vendendo (spoiler: tantissimo) e di quanto se ne stia parlando sul web (altro spoiler: enormemente), la domanda che alcuni esperti del settore si stanno facendo è molto precisa: il successo di Palworld fa bene al mondo dei videogiochi?
Una risposta precisa ovviamente ancora non esiste, ma ci sono già alcuni indizi che mi fanno preoccupare.
Palworld non è un gioco originale
Cerchiamo di capire una cosa: da dove arriva il successo di Palworld e perché è piaciuto così tanto? Il gioco è stato definito (con un po' di malizia) una sorta di "Pokémon con le pistole", ma è molto di più.
Certo, la meccanica del collezionismo di creature è fondamentale, ma ci sono anche elementi di crafting e di farming, lo sviluppo del proprio personaggio, una componente gestionale per l'accampamento, l'avanzamento dell'albero delle tecnologie.
Le fonti d'ispirazione di Palworld sono molto esplicite: come dicevo, non solo le piccole creature del mondo sono molto (ma molto) simili ai Pokémon, ma ci sono anche cose prese in prestito da The Legend of Zelda (il deltaplano è identico), elementi survival in stile Ark: Survival Evolved, la costruzione come Rust, un'impostazione grafica che somiglia a Fortnite per certi versi. Potrei continuare ancora a lungo, ma mi fermo qui.
Palworld è un gioco divertente e molto riuscito proprio per questa somma di tante componenti diverse, tutte ben realizzate e ben integrate nell'esperienza di gioco complessiva. Il problema è che nessuna di queste meccaniche è "originale". Non ci sono componenti particolarmente innovative, né per il gameplay che per la struttura di gioco.
Tutto sa di già visto, in qualche modo, e non è un caso.
Il bello è che tutto questo non è mai stato nascosto. Takuro Mizobe, director di Palworld e CEO di Pocket Pair, ha svelato le sue fonti d'ispirazione in diverse interviste, citando per nome tanti giochi. In più, in un'intervista del 2022 – riportata alla luce da questo tweet – aveva già ben definito il suo modello creativo, in particolar modo in rapporto a quello di Nintendo.
Ho sempre amato i giochi Nintendo e questo non è cambiato. Inoltre li rispetto profondamente. Tuttavia, quando si tratta di creare giochi, Nintendo ha una forte filosofia riguardo alla creazione di titoli nuovi e unici di alta qualità. [...]
D'altra parte, io ho un forte desiderio che il mio lavoro possa essere apprezzato da quante più persone possibile, quindi se ci sono buone idee là fuori, le scelgo, e non necessariamente devo essere particolare riguardo all'originalità. [...]
Penso che sarebbe una buona idea creare cose in un modo che si adatti a ciò che è di moda (lol).
Più chiaro di così era quasi impossibile.
Palworld è un gioco senz'anima e senza idee originali, ed è stato fatto volutamente così sin dall'inizio, come confermato dallo stesso creatore.
Rischiamo l'effetto Palworld?
Potrei dire che le parole di Mizobe e l'intera operazione che ha portato allo sviluppo di Palworld mi abbiano sorpreso, ma non sarebbe la definizione giusta. La sensazione che ho provato quando ho letto quelle righe è stata pura e semplice antipatia.
Un game director che punta a creare giochi che seguono le mode, senza avere il minimo di originalità, è certamente un grande imprenditore, ma non è un buon game director.
Sarò un po' integralista su quest'aspetto, ma penso ancora che i videogiochi debbano essere considerati una forma d'arte, e non solo puro intrattenimento. Sono anni (anzi decenni) che si parla della dignità dei videogiochi rispetto ad altri medium come musica, cinema e letteratura, poi arriva Palworld e sembra che tutti gli sforzi siano stati assolutamente inutili.
Sia chiaro, riconosco a Mizobe il merito per la realizzazione del gioco. Anche se il team di sviluppo di Palworld non si è inventato quasi nulla, ha fatto un'operazione furba e ben studiata: ha preso alcune delle meccaniche più riuscite in altri titoli, le ha unite insieme e ha creato un ecosistema funzionante e abbastanza coerente, nel quale tutto sembra calibrato per crea dipendenza e tenere attaccati i giocatori più a lungo possibile. Qualcuno ci aveva già provato – ve lo ricordate TemTem – ma Palword è stato il primo a riuscirci davvero.
Per me, però, non possono contare solo i numeri di download e gli incassi. Non si può giudicare un gioco solo da questi dati.
Palworld è sicuramente un successo di vendite, sta facendo divertire letteralmente milioni di giocatori (beati loro), ma non aggiunge molto al panorama videoludico. Anzi, è proprio questo il paradosso che rende inquietante il suo successo.
Ragionando su questo capisco le parole di Sam Barlow, creatore di piccole perle come Her Story, Telling Lies e Immortality.
Da un autore che nei propri giochi cerca l'autorialità ad ogni costo, non mi aspettavo un punto di vista diverso da quello espresso nel tweet a seguire.
In un ipotetico spettro delle personalità, Barlow si pone all'opposto di Mizobe. Il suo messaggio è assolutamente sprezzante, al limite della "rosicata", però fa ben capire che c'è una parte dell'industria videoludica che non guarda con favore i giochi come questo. E probabilmente, è proprio la parte che può essere messa più in pericolo se la moda dei "giochi poco originali" dovesse allargarsi.
Visto l'enorme successo di Palworld, sono sicurissimo che a breve tanti altri studi, grandi e piccoli, proveranno a buttarsi nella mischia, producendo giochi simili ma leggermente diversi, quanto basta per non beccarsi una denuncia. Molti di questi saranno terribili, qualcuno si salverà e avrà un po' di attenzioni dalla stampa, magari ci sarà anche chi riuscirà a fare bei soldi.
Succede già su Steam, dove ogni anno vengono lanciati letteralmente migliaia di giochi clone di titoli più famosi, che cercano solo di recuperare qualche briciola del successo del gioco originale, e tanto basta per rientrare delle spese.
Molto probabilmente, succederà ancora di più dopo Palworld.
Dove l'abbiamo già vista una storia del genere? Nel mondo dei giochi per dispositivi mobili, che sin dall'inizio è stato martoriato dal problema dei cloni e dei giochi scam. Vi siete mai accorti di quanti cloni di Candy Crush Saga esistono sul Play Store?
Chi rischia davvero
Chi corre il rischio più grande da un eventuale "effetto Palworld"? Non i giochi AAA, ovviamente. Per le grandi software house la nascita di una moda legata a giochi poco originali non è un problema. Non sarà certo l'ennesimo clone di questo o quel grande titolo a far perdere quote di mercato a GTA 6.
I rischi li corrono tutti i piccoli studi e le case di produzione indipendenti. I rischi li corrono gli autori veri come Sam Barlow, per l'appunto, ed è forse per questo che ha "rosicato" tanto.
L'industria dei videogiochi si sta impoverendo ogni giorno di più. Ogni settimana leggo di tagli negli studi di sviluppo, licenziamenti nelle aziende di distribuzione, problemi economici in tante società legati ai giochi.
Anche se il settore non ha mai fatto così tanti ricavi come negli ultimi anni, sembra sempre ad un passo dalla crisi.
I soldi per produrre giochi con un alto tasso di originalità sono pochi. Le aziende interessate a rischiare, proponendo sul mercato qualcosa di nuovo, sono sempre meno. D'altronde, chi glielo fa fare? Perché investire in un progetto autoriale, quando si possono fare i milioni con un gioco "ispirato" ad un altro titolo già di successo? Alle aziende non piace rischiare, preferiscono l'investimento sicuro.
Nel corso degli ultimi 10 anni ho già visto morire tante case di sviluppo capaci, ho visto molti grandi autori abbandonare il settore, ho visto quasi sparire interi generi videoludici. Molti potrebbero dire che è "selezione naturale", io penso sia soprattutto questione di rendimenti economici: esistono giochi che interessano a poche persone e che producono pochi ricavi, molto spesso sono quelli più autoriali e originali.
Come dicevo all'inizio, non so se ci sarà un effetto Palworld sul mondo dei videogiochi.
Se avete letto fino a qui, avrete capito che non ne sarei contento, per niente.
Conto sul fatto che ci sono e ci saranno ancora tanti pazzi che si mettono a sviluppare giochi per il solo gusto di farlo, perché ci credono e perché non sono guidati solo dal danaro. Alle aziende non piace rischiare, ma agli artisti sì. A me piacerebbe un mondo con più artisti e meno imprenditori.