Palworld non ha certo bisogno di presentazioni. È già arrivato a quota 5 milioni di copie vendute (entro breve arriverà a 6, e così via), su Steam ha già più recensioni (93% positive) dell'ultimo capitolo di EA Sports FC (ex FIFA), è disponibile gratuitamente sul Game Pass e fa schifo ai fan sfegatati dei Pokémon. No, aspetta, cosa?
Ok, elaboriamo. La realtà dei fatti è che ci sono un sacco di fan dei Pokémon che riconoscono a Palworld alcuni meriti, tra cui quello di non avere una grafica così arretrata e a tratti proprio brutta come Leggende Pokémon: Arceus (inutile girarci intorni) o Scarlatto e Violetto. Non solo.
Palworld non sta guadagnando consensi solo perché ha consegnato nelle mani di Mareep (o è più un Wooloo?) e di Pikachu un Kalashnikov sulla falsa riga dei meme di Gandalf mago multiclasse. Palworld ha il brutto vizio di essere divertente. Eh sì, avete capito bene.
Pensatelo come un incrocio tra le meccaniche di gioco di Arceus (che da quel punto di vista è un capitolo che sa il fatto suo) e un survival alla Ark, Rust o alla V Rising.
Si costruisce la propria abitazione (o base), si raccolgono e si gestiscono risorse di vario tipo, si sale di livello sbloccando punti statistica e nuove tecnologie e si catturano mostriciattoli. Certo, c'è un modo un po' meno "elegante" del solito di catturarli: si prendono a bastonate, asciate, pistolettate e metodi violenti affini finché non sono abbastanza deboli per lanciargli addosso la classica sfera intrappolante.
I Pal, così si chiamano, catturati possono poi essere portati con sé formando una sorta di squadra scelta o assegnati alla base per compiere lavori di bassa manovalanza, come la raccolta di risorse, la deposizione di uova, semina di bacche e così via. Come dite? "Well, that just sounds like slavery with extra steps"? Sì beh, non è che in Pokémon le cose siano più rosee. Provate a mettere le cose in prospettiva: il gioco Nintendo si basa sul catturare povere creature per costringerle a vita in piccole e anguste sfere.
Nel caso migliore poi le creature in questione vengono usate per malmenare altre creature o per combattere in palestre e arene dove centinaia di persone godono quando le povere bestiole vengono pestate, bruciate, annegate, elettrificate o peggio. Giratela come vi pare, ma per quanto Ash sia carino e coccoloso con i suoi fidati Pokémon, la fuori è pieno di allenatori senza scrupoli, gente che si mangia i Magikarp, che schiavizza i Chansey e così via.
Ma le polemiche su Palworld non vertono tanto su questo. Buona parte dei commenti negativi riportate dai fan dei Pocket Monster di casa Nintendo è incentrata ovviamente sui mostriciattoli che popolano le lande del gioco firmato Pocketpair. E indovinate un po'? C'è di mezzo la IA. E le minacce di morte. Quelle non mancano mai.
Una serie di fan dei mitici mostriciattoli di The Pokémon Company si è messa nei giorni scorsi a smontare pezzo per pezzo i Pal di Palworld per capire a quali Pokémon fossero ispirati.
Alcuni post potrebbero anche avere un fondo di verità, altri addirittura indicano come plagio l'uso di gradienti di colore specifici (aiuto...), ciuffi di pelo, code e così via. E da lì è ovviamente partita l'accusa dell'uso di intelligenza artificiale per la creazione delle creature di Palworld. D'altronde non ci vuole molto: basta addestrare una rete neurale dandogli in pasto tutti i Pokémon esistenti e far sì che la stessa IA si occupi di generare combinazioni degli elementi che li compongono o comunque mostri ispirati alle varie caratteristiche esistenti.
È davvero così? Probabilmente non lo sapremo mai, ma viste le accuse di plagio, di uso "improprio" di IA e simili, il game director di Palworld, nonché CEO di Pocketpair, Takuro Mizobe è intervenuto a più riprese. Mizobe ha confermato che ovviamente i Pokémon sono una fonte di ispirazione, ma ha anche affermato che quasi tutti i concept dei primi 100 Pal sono stati realizzati dalla stessa persona.
Ovviamente non è bastato. Il community manager della software house ha purtroppo dovuto specificare che allo studio e agli sviluppatori del gioco sono pervenute anche diverse minacce di morte.
Basta poi farsi un giro sui siti specializzati per trovare commenti allucinanti sul gioco. Uno di un fan Pokémon in particolare mi ha sorpreso: definiva Palworld come "gioco da humblecestone dell'umido". Con il suffisso Humble si fa in questo caso riferimento a Humble Bundle, anche se non capisco il motivo di attaccare una iniziativa benefica che in passato ha permesso di portarsi a casa giochi di qualità con spese irrisorie, ma non sviamo.
Insomma, tra accuse di plagio, di furto, di uso di IA e simili, Palworld è sotto attacco da diversi fronti. Ma la cosa bella è che sono anni che si criticano le nuove generazioni di Pokémon per la scarsa creatività con cui sono stati realizzati e per la ridondanza di elementi comuni, e ora li si difende a spada tratta come fossero opere geniali e, soprattutto originali.
I Pokémon. Originali. Seriamente, vi ricordate anche solo la prima serie? Quanti di loro erano ispirati ad animali veri? Lo stesso Satoshi Tajiri, creatore dei Pokémon, da piccolo collezionava insetti (un hobby diffuso in Giappone), usando proprio i ricordi di infanzia come trampolino di lancio per la creazione della prima generazione. Per non parlare di quelli ispirati agli yōkai. E quante generazioni di mostriciattoli e cartoni animati ci sono stati prima dei Pokémon, a loro volta fonte di ispirazione per Tajiri e colleghi? E non sto nemmeno a scomodare tamagotchi e Digimon, che altrimenti ci stiamo fino a domani.
Ciò che molti fan dei Pokémon sperano è che Nintendo si faccia avanti con le sue classiche cause a effetto, facendo chiudere baracca a Pocketpair e facendo di conseguenza cadere nel dimenticatoio Palworld. Tralasciando i fan tossici, la mia speranza invece è che Nintendo si chieda il perché del successo di Palworld.
Perché fra questi 5 milioni di acquirenti (senza contare quelli che lo giocano tramite Game Pass), di cui 1,2 milioni online su Steam nel momento in cui vi scrivo, ci saranno sicuramente tanti fan dei Pokémon delusi dagli ultimi capitoli della serie. E se sono bastati un centinaio di mostriciattoli "nuovi", un open world neanche troppo curato e un gameplay diverso dal solito, più immediato e in tempo reale, immaginate cosa potrebbe fare Game Freak con un brand come quello legato a Pikachu e colleghi se ci mettesse davvero la cura che i mostriciattoli di Satoshi Tajiri meritano. Con questo non sto dicendo di far asserragliare i Pokémon in trincea con i mitragliatori, ma di cercare di analizzare i motivi del successo di Palworld e gli elementi di gioco più apprezzati per adattarli e migliorarli.