Rabbit R1 può davvero essere il prossimo iPhone?

10 months ago 216

Rabbit R1, lo smartphone basato su intelligenza artificiale, continua a essere uno dei prodotti più chiacchierati dell'ultimo periodo, anche perché ha ambizioni molto elevate: riscrivere il modo stesso di usare gli smartphone, diventando una sorta di capostipite di un nuovo genere, un po' come è stato iPhone a suo tempo. Ma potrà davvero riuscirci?

L'idea alla base di Rabbit R1 è secondo me giusta: ci sono troppe app. Per qualsiasi cosa tu voglia fare c'è un'app specifica, col risultato che spesso anziché semplificare la vita all'utente la complicano. Di fatto molte app non sono altro che un surrogato della versione web: magari più semplici da navigare, o con qualche funzione in più, ma non sempre così uniche da meritarsi un download. Eppure ogni servizio che abbia un'app dedicata ti spinge a scaricarla, col risultato che col passare del tempo gli smartphone diventano un cumulo di icone dove solo gli utenti più smaliziati riescono a muoversi con destrezza.

Rabbit R1 vuole quindi fare da tramite fra te, utente, e ciò che vuoi fare. Vuoi un'informazione? La chiedi a R1 e lui si occuperà di fornirtela nel modo più consono possibile. Vuoi ascoltare musica? Gliela chiedi e lui sceglierà il servizio di streaming più idoneo, in base a quelli che hai configurato.

Non è un'idea molto diversa da quella di smart display, per molti versi, solo che dovrebbe essere declinata in un modo diverso, più completo, grazie anche alla fotocamera del Rabbit R1, che gli consente di dare informazioni contestuali all'ambiente nel quale l'utente si trova.

Immaginatevi una persona poco avvezza alla tecnologia, che abbia già il telefono invaso da così tante applicazioni da non trovare mai bene quello che cerca (sono sicuro che abbiate tutti qualche partente / amico che corrisponde a questa descrizione), e capirete che una cosa del genere può essere una manna dal cielo (se funziona).

Con questo non voglio dire che Rabbit R1 sia un "dispositivo per anziani", tutt'altro. Saranno magari proprio gli utenti più esperti a saper fare maggiormente leva sulle capacità della IA per velocizzare tante azioni quotidiane, o per creare nuovi contenuti che prima sarebbero stati irrealizzabili (del resto viviamo nell'era dell'intelligenza artificiale generativa, non ce lo dimentichiamo). In questo senso R1 potrebbe davvero aprire scenari mai visti prima, ma c'è anche un rovescio della medaglia: siamo sicuri che il pubblico sia già pronto a dimenticarsi quelli precedenti?

Gli smartphone sono nati come strumenti per fruire dei contenuti, quelli del web in primis, ma quelli multimediali più in generale. E già qui si vede un primo punto di possibile frizione, perché in un mondo di padelloni lo schermo da 2,88'' del Rabbit R1 è ormai anacronistico per apprezzare appunto pagine web, video e foto, che ogni giorno animano i feed di miliardi di persone.

Se da una parte è vero infatti che siamo invasi da tante app (inutili), dall'altra è altrettanto vero che nella nostra quotidianità molti di noi useranno sempre le stesse: WhatsApp, Facebook, Instagram, TikTok, YouTube, sono probabilmente i nomi che vi stanno venendo in mente in questo momento, e lì non è questione di intelligenza artificiale o meno: ci vuole solo un (grande) schermo per vedere i contenuti.

Le app di messaggistica, che sono e prevedibilmente saranno sempre una componente fondamentale del nostro vivere quotidiano (sigh!), mal si prestano a un uso prettamente vocale. Oltre allo spazio necessario a leggere i contenuti, ci vuole anche quello per inserirli, ovvero per la tastiera a schermo, anche perché, pur ipotizzando una digitazione vocale perfetta, non sempre è possibile usare la voce. Se da una parte insomma ci sono senz'altro tanti aspetti che l'IA può migliorare, dall'altra ce ne sono alcuni, molto diffusi, che riceverebbero ben pochi benefici dall'intervento del machine learning.

C'è poi un'altra caratteristica molto importante da considerare, cioè che ormai gli smartphone si sono evoluti da strumento per fruire dei contenuti, come dicevamo all'inizio, a uno strumento per crearli. Quelle 50 fotocamere disseminate sul retro dei telefoni, quegli schermi tanto grandi, sono funzionali a rendere più efficace e semplice la cattura di foto e video, che ormai sono attività quotidiana sia per gli appassionati che per i professionisti, e questo è un caso d'uso in cui R1 sembra un dispositivo di 10 anni fa, visto il suo form factor.

Inventare un prodotto che rivoluzioni un'industria è qualcosa che tutti sognano di fare almeno una volta nella vita, ma per riuscirci questo non deve per forza essere un cambio radicale, soprattutto perché le abitudini consolidate del pubblico sono molto difficili da cambiare, e l'approccio scelto da Rabbit mi sembra fino troppo estremo per adesso. Ciò non toglie che l'azienda abbia offerto spunti molto interessanti e che merita approfondire, magari anche con form factor più tradizionali, ma visto l'enorme interesse che c'è attorno al mondo dell'intelligenza artificiale non dubitiamo che saranno in molti a provarci, e di solito le "gare" di questo tipo possono avere anche più di un vincitore.

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