Delle tante novità portate al CES 2024, Rabbit R1 è forse quella che ha fatto più discutere. Si tratta di una sorta di nuova interpretazione dello smartphone, basata non più sulle app ma principalmente sulla voce. Se volete qualcosa non dovrete cercare l'app più adatta, ma semplicemente parlare col dispositivo e chiedergli quello che vi serve: penserà lui a usare i servizi migliori a seconda del caso. Tutto ciò è ovviamente possibile grazie all'intelligenza artificiale, in particolare al Large Action Model (LAM) sviluppato dall'azienda, cioè un nuovo tipo di modello di fondazione che comprende (meglio) le intenzioni umane.
È un modo d'uso diverso da ChatGPT: quest'ultimo prova a fornirvi tutte le risposte possibili, testuali o visuali, ma non è ancora in grado di interagire con servizi terzi. Rabbit R1, se volete ascoltare della musica, si allaccia a Spotify, e a una serie di altri servizi (che dovrete pre-configurare col vostro account) che gli permettono in pratica di sostituirsi alle app.
Tutto bello in teoria, ma siccome nella pratica i casi d'uso possono essere enormemente eterogenei che c'è bisogno di un dataset aggiornatissimo per venire incontro a tutte le possibili richieste degli utenti, e perciò Rabbit ha chiesto aiuto a Perplexity. Perplexity è in pratica un motore di ricerca con IA integrata, che gli consente non solo di fornire comuni risultati sotto forma di link ad altrettanti siti web, ma anche di elaborarli per fornire subito una risposta il più possibile pertinente all'intento di ricerca dell'utente.
La buona notizia è poi che i primi 100.000 acquirenti di Rabbit R1 riceveranno anche un anno di Perplexity Pro in omaggio (sono 240$ risparmiati): se pensate che R1 da solo costa appena 199$ è un vero affare al momento! Se però sarà questo il futuro degli smartphone o meno è assai presto per dirlo.
Di certo al momento c'è tanta curiosità al riguardo, ma non è detto che l'intelligenza artificiale "riscriva" gli smartphone per come li abbiamo conosciuti finora (che è un po' quello che Rabbit R1 e AI Pin vorrebbero); potrebbe semplicemente unirsi a loro, che poi è la strada che Samsung e Google sembrano aver tracciato da tempo, e quando i colossi del settore spingono in una direzione non è facile remargli contro.