Recensione Astro Bot: PlayStation batte Nintendo

2 months ago 149

Non riesco davvero a capire come un team incredibilmente talentuoso come Team Asobi abbia dovuto aspettare così tanto per poter realizzare un gioco completo di Astro Bot. Non che il capitolo VR, Rescue Mission, non sia stato un capolavoro - anzi, è una delle esperienze più straordinarie che si possano vivere al di fuori e dentro la realtà virtuale (e questa frase non rende l'idea di quanto fantastico sia quel titolo) - ma diciamocelo, quanti tra di voi hanno avuto la fortuna di metterci le mani? Molti meno di quelli che meriterebbe, purtroppo. E non è giusto, perché un talento come quello di Team Asobi merita di essere scoperto e apprezzato da un pubblico più ampio.

Per troppo tempo, questo gruppo di sviluppatori eccezionali è rimasto nell'ombra, lavorando su progetti pre-installati sulle console Sony, costruiti in modo, come dire, "pubblicitario", appunto per esaltarne alcune caratteristiche, senza mai poter esprimere al massimo il potenziale creativo. Finalmente, con il nuovo Astro Bot in esclusiva per PlayStation 5, possiamo assistere alla loro vera e propria consacrazione: un'opera che trasuda passione, cura, contenuti e attenzione in ogni singolo pixel, e che ha il coraggio di alzare la testa e urlare al mondo cosa vuol dire essere un platform ai giorni nostri. Superando pure Nintendo, per certi versi.

È meglio di Super Mario?

Questa è la domanda che mi hanno fatto più spesso amici e conoscenti da quando è emerso il nuovo Astro Bot. Ed è comprensibile: dopo l'illusione del ritorno di Crash e Spyro, rientrati nuovamente e misteriosamente in letargo, la fame di platform è tornata a crescere. I più dotti tra di voi non risponderebbero nemmeno, perché, del resto, cosa significa essere meglio di Super Mario? Ci sono tanti titoli dell'idraulico baffuto, tutti diversi tra loro, ma la domanda nasconde un significato intrinseco che si cela tra le lettere: finalmente c'è qualcuno in grado di sfidare il monopolio di Nintendo, cosa che non può che alimentare della sana competizione, quella che fa un po' bene a tutti.

Dunque, è davvero meglio di Super Mario? Non voglio dare una risposta diplomatica, che non sa né di carne, né di pesce, ma posso certamente dire che giocando a Astro Bot ho ritrovato quelle stesse emozioni vissute in Super Mario Odyssey: quel respiro, quella freschezza, quell'inventiva che mi aveva rapito in ogni angolo di quel capitolo della serie.

Sensazioni che, invece, Super Mario Wonder non mi ha dato. Un titolo che aveva il potenziale per innovare davvero le due dimensioni, e che alla fine mi è "solo" piaciuto (se voleste approfondire, ne parlò il nostro Giuseppe).

Posso dirlo? Astro Bot è sicuramente uno dei migliori platform treddì di sempre e, in alcuni aspetti, persino il migliore. Non ho mai visto nei platform combattimenti contro i boss così spettacolari: sono dinamici, con animazioni complesse ed espressive, schemi comportamentali leggibili e affascinanti da osservare, con battaglie che durano il giusto e che si sviluppano su più livelli. Una meraviglia, un vero spettacolo che non vedevo da tempo in questo genere. Perché, di fatto, è uno dei pochi, pochissimi platform tripla A uscito negli ultimi tempi.

Sia chiaro: se avete provato Astro's Playroom, già pre-installato su PS5, sapete già cosa aspettarvi a livello di gameplay: un platform preciso, dai controlli perfetti, estroso e incredibilmente creativo nella messa in scena e nelle sensazioni di sostanza che il gioco ti dà con il DualSense.

Su questa solida base, Astro Bot costruisce un'esperienza ben più corposa, mantenendo sempre un ritmo eccezionale, che prende spunto dal dinamismo di Super Mario Odyssey, da cui si è inevitabilmente ispirato, ma porta il tutto a nuovi livelli.

Una delle prime cose che salta all'occhio è la cura nei particolari, anche quelli più banali. Per esempio, i punti di controllo sono posizionati in modo intelligente, permettendo di non dover ripetere inutilmente tratti noiosi dopo un errore. Se cadete da un dirupo in un livello verticale, appare un uccellino che vi offre la possibilità, opzionale, di riportarvi su. Insomma, questi sono solo piccoli esempi di un modo metodico di pensare e sviluppare: è come se gli sviluppatori avessero previsto ogni possibile imprevisto e avessero progettato soluzioni eleganti per garantire che il gioco resti fluido e piacevole, senza che mai possiate annoiarvi, e senza che smetta mai di sorprendere.

La meraviglia dei livelli

Parliamo dei livelli: ce ne sono circa ottanta, e mentre quelli principali su difficoltà normale tendono più al facile, i secondari vantano sfide ben più piccanti, seppur una durata più breve rispetto, appunto, a quelli del filone primario.

Il gioco non è difficile, perché non è quello il suo scopo. E non è neppure facile, perché nemmeno questo è il suo intento. 

C'è un flusso costante di gioia pura, fatto di sorprese, novità e solido gameplay. Ogni livello è un piccolo spettacolo, pensato per stupire e divertire, ed ognuno è costruito attorno a un gadget specifico. E sapete? Contrariamente a quanto avevo previsto, c'è poco riciclo da Astro Bot Rescue Mission e Astro's Playroom. Team Asobi avrebbe potuto facilmente riproporre molte idee da quei titoli, e in parte lo ha fatto, ma solo quanto basta per mantenere il tutto omogeneo e armonioso. Questo è solo uno dei tanti segni di un grande game design: i mondi sono studiati con una cura maniacale per garantire il massimo divertimento, e quando un'idea sembra aver dato tutto, il gioco la mette via per proporne subito un'altra, ed un'altra ancora.

C'è una gran quantità di nuovi gadget, ma preferisco non rivelarli per lasciarvi il piacere di scoprirli da soli. Posso solo anticiparvi che ciascuno di essi reinventa le meccaniche di base del platforming: alcuni aggiungono verticalità, altri aumentano la forza del piccolo Astro, modificano dimensioni e massa, e molto altro ancora. I livelli sono costruiti attorno a queste nuove meccaniche e sono, davvero, un costante stupore. Tutto funziona incredibilmente bene anche grazie alla corposità che il DualSense riesce a dare ad ogni azione: la vibrazione aptica e i trigger adattivi, insieme al giroscopio, sono sfruttati in modi sempre nuovi e sorprendenti. E meno male, perché questa è una bella feature che gli sviluppatori non stanno più adottando nei loro giochi.

Ma quanto dura Astro Bot?

L'ho terminato in circa 12 ore, ad occhio e croce, completando tutti i livelli principali ed una manciata di quelli secondari: di conseguenza, per terminarlo al cento per cento, presumo ce ne vogliano una ventina.

Piccola parentesi: quando si affronta una seconda volta lo stesso livello, potrete spendere 200 monete per farvi accompagnare da un simpatico passerotto, il quale vi aiuterà a scovare i collezionabili mancanti. I puristi storceranno il naso, ma questa è l'ennesima dimostrazione di come Team Asobi voglia rendere il tutto super piacevole, compresa l'esperienza del completamento totale, il famigerato Platino.

Scendendo più nel dettaglio, la progressione in Astro Bot si fonda su due elementi principali: il recupero dei pezzi di puzzle e la cattura dei Bot. I pezzi di puzzle, sparsi per i vari livelli, sono essenziali per sbloccare nuove funzionalità nel campo base, come il gatcha, dove si possono vincere premi speciali spendendo monete, o il cambio di costumi per Astro, che offre nuove varianti estetiche ispirate al mondo PlayStation. Ma è la cattura dei Bot che rappresenta il vero cuore del gioco.

Con 300 Bot da salvare, inclusi 150 V.I.P.

Bot che fanno riferimento a personaggi iconici del mondo PlayStation, ogni livello nasconde piccole sorprese da scoprire qua e là. A malincuore, però, devo ammettere che uno degli elementi più deludenti è il fatto che il fattore "enciclopedico" si sia un po' perso rispetto al predecessore. Vi è una quantità enorme di cameo da diversi franchise, non solo PlayStation, ma, una volta catturati, non c'è modo di sapere a quale franchise appartiene quel personaggio o in quale titolo è apparso. Il gioco fornisce suggerimenti con frasi ad effetto, ma non va oltre. Come detto, questi personaggi vanno a popolare la base centrale, che cresce man mano che si catturano nuovi Bot, si vincono premi al gatcha e si avanza nell'avventura. È bello interagire con loro, vedere scenette comiche, scattare foto, ma non c'è un museo o una sorta di enciclopedia da consultare per scoprire da dove provengano tutti questi personaggi.

Un vero peccato, considerando quanto avrebbe potuto arricchire l'esperienza complessiva a livello storico. Chissà se, completandolo al 100%, non si sblocchi qualcosa a riguardo: ci sto lavorando e, nel caso, vi farò sapere direttamente tra queste righe.

E qui arriviamo ad una delle componenti migliori del pacchetto di Astro Bot, anche se inevitabilmente lascerà un pizzico di amaro in bocca. Tra le novità più interessanti ci sono i livelli in cui si vestono letteralmente i panni di alcuni dei personaggi più amati di PlayStation. Ora, non vi starò a dire quali personaggi sono giocabili, ma ne citerò uno, anche perché è pressoché ovunque nel materiale promozionale ed è anche uno dei primi, cioè Kratos di God of War. Il livello a lui dedicato è a dir poco splendido, ricco di riferimenti al suo universo e pieno di dettagli che i fan della serie riconosceranno immediatamente.

L'aspetto che galvanizza è che in questi livelli il gameplay muta per strizzare l'occhio al franchise originale: per dire, quando si guida Kratos, potrete lanciare la sua fida ascia con la stessa identica meccanica del gioco, e risolvere degli enigmi che, guarda caso, citano continuamente parti dell'avventura. Come se non bastasse, questi scorci mostrano un potere comico che ammicca ai bei tempi dei primi giochi LEGO, quando i mattoncini non avevano ancora il dono della parola, dove appunto la risata era scaturita dalle sole scenette e dalle animazioni. È un modo talmente brillante di celebrare la storia di PlayStation con umorismo e affetto che, semplicemente, ce ne volevano di più, ci volevano più livelli tratti da queste saghe, anche solo piccole sfide aggiuntive in cui poter giocare ancora con loro.

Sia chiaro, il pacchetto è già ricco di contenuti e Team Asobi ha già annunciato che Astro Bot riceverà un aggiornamento post-lancio con nuovi livelli, quindi è probabile che prima o poi arriveranno, ma è possibile che vi possa scorrere una lacrima sul viso quando scoprirete che i livelli con i grandi personaggi sono pochi.

È evidente che l'obiettivo principale di questo capitolo fosse dare maggiore risalto ad Astro Bot e al suo universo, pur celebrando il mondo PlayStation. Lo si nota dalla varietà dei nuovi ecosistemi, che spaziano tra classici scenari desertici, lavici, forestali e altri mondi naturali, e che si uniscono ad ambienti astratti e futuristici, ciascuno con le proprie specie uniche. Il design fa largo uso di creature animali robotizzate, sempre caratterizzate dagli occhi inconfondibili di Astro. È un'estetica irresistibile, che su PS5 gira a 4K (presumo upscalati) e 60 fps, accompagnata dalle splendide melodie di Kenneth C. M. Young, già autore delle colonne sonore dei precedenti giochi.

Ma ciò che impressiona di più dal punto di vista tecnico è il numero di oggetti attivi su schermo e la gestione dei fluidi: questi ultimi sono più densi, enfatizzando la loro consistenza e reagendo in modo convincente agli stimoli del giocatore.

Foglie, pietre preziose, paperelle ed una miriade di altri oggetti riempiono costantemente lo schermo, sfruttando il feedback aptico del DualSense e dimostrano l'incredibile ottimizzazione raggiunta dal gioco.

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Giudizio Finale

Astro Bot

Team Asobi crea un nuovo corso per Astro Bot e decide di maturare una mascotte in grado di stabilire un nuovo standard per i platform. Il tributo ai grandi classici c'è, ma questa volta non è il cuore pulsante dell'esperienza; è piuttosto un contorno, un piacevole omaggio che incornicia un platform meraviglioso, da primo della classe. Se siete qui solo per i tributi, potrebbe rimanere un pelino d'amaro in bocca: ma quell'amaro, mi rendo conto, è anche frutto della lunga e spasmodica attesa che c'è stata per un gioco come questo sul terreno PlayStation. Non parlo del tempo tra l'annuncio ufficiale e l'uscita (appena qualche mese), ma dell'esigenza di un titolo del genere, nata ormai molti anni fa. Abbiamo aspettato così tanto che adesso è naturale pretendere tanto: pretendere un gioco corposo, mai noioso, che contenga livelli dedicati ai franchise più iconici, che includa ogni possibile sorpresa e omaggio, anche quelli più impensabili, riconoscibili solo da chi c'è nell'universo PlayStation da 30 anni. E sapete qual è la cosa sorprendente? È che, in fondo, Astro Bot riesce davvero a offrirci tutto questo.

Pro

  • Game design da primo della classe
  • Ampia varietà di ambientazioni e livelli
  • Combattimenti eccezionali contro i boss
  • Uso creativo delle funzionalità del DualSense
  • Tributi nostalgici alla storia di PlayStation...

Contro

  • ... ma il fattore enciclopedico è stato ridotto, mancando un vero museo dei personaggi
  • I livelli con gli eroi PlayStation sono spettacolari, ma pochi

Giorgio Palmieri

Giorgio Palmieri Da oltre 10 anni scrive sulle pagine del network di SmartWorld. Adora la tecnologia come Winnie The Pooh con il miele. Ama scrivere di videogiochi e si occupa di info-commerce, ed è anche particolarmente bello. Almeno, così dice sua madre.

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