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Ennesimo capitolo della storia dei licenziamenti del settore tecnologico che è in svolgimento ormai da metà 2022: questa volta è Snap, la società che controlla il social network Snapchat, ad annunciare l’intenzione di lasciare a casa il 10% del suo organico. L’iniziativa è stata avvistata spulciando alcuni documenti legali recentemente depositati negli USA ed è stata confermata dai portavoce del gruppo.
All’epoca dell’ultimo censimento ufficiale, alla fine del terzo trimestre del 2023, Snap impiegava esattamente 5.367 persone; diciamo che il provvedimento coinvolgerà quindi intorno alle 540 persone. Come spesso accade, Snap cita la necessità di snellire i propri processi produttivi interni, ma spicca anche il desiderio di promuovere la collaborazione tra i dipendenti di persona - pare un segnale piuttosto chiaro contro la pratica di lavoro da remoto che si è diffusa a macchia d’olio con la pandemia, e che la maggior parte dei lavoratori è molto restia ad abbandonare.
Come da prassi, Snap promette supporto per le persone coinvolte e trattamenti di fine rapporto, ma non si addentra nei dettagli. Il timing della diffusione della notizia è emblematico: giunge infatti un giorno appena prima della data in cui è previsto il prossimo rapporto trimestrale, che sarà relativo al quarto trimestre del 2023.
Nel trimestre precedente Snap aveva fatto piuttosto bene, riportando risultati al di sopra delle aspettative degli analisti di 5 punti percentuali. Naturalmente è facile speculare che i licenziamenti rappresentino una mossa preventiva per attutire il colpo di brutte notizie domani; ma potrebbe essere vero anche l’esatto contrario - annunciare licenziamenti nello stesso momento in cui si riporta un trimestre positivo con crescita a tutto tondo stride, e tende a oscurare le buone notizie.
Tutto questo per dire: difficile fare previsioni sensate sull’andamento trimestrale in base ai licenziamenti. Un dato di fatto resta: è passato appena un mese dall’inizio dell’anno e abbiamo già riportato migliaia di posti di lavoro persi - e si tratta per di più di un fenomeno molto diffuso, che coinvolge imprese tech grandi, medie e piccole.