Gruppi criminali nel Sud-Est asiatico starebbero prosperando grazie all'uso di Telegram, piattaforma che usano per gestire mercati clandestini. In particolare, si parla della compravendita di dati hackerati (delle carte di credito, oppure ancora password e cronologie di ricerca) attraverso i canali dell'app, come si sa molto ampi e scarsamente moderati.
Lo rileva un nuovo rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, un'agenzia di proprietà dell'ONU. Il report rappresenta una summa delle ultime accuse mosse alla popolare app di Pavel Durov, a partire da quando la Francia l'ha accusato formalmente di 12 reati.
Telegram farebbe da piazza di scambio anche di strumenti per la criminalità informatica, come software per creare deepfake e malware progettati per rubare dati. Verrebbero poi offerti servizi di riciclaggio di denaro, stando sempre al report delle Nazioni Unite.
Viene citato come esempio un annuncio pubblicitario in cinese. "Ogni giorno spostiamo 3 milioni di USDT rubati all'estero", recita la pubblicità.
L'Asia sud-orientale è diventata un importante centro per un'industria da miliardi di dollari che mira a truffare persone in tutto il mondo. Gli affari genererebbero precisamente tra i 27,4 e i 36,5 miliardi di dollari all'anno, riporta ancora l'UNODC. Molti dei gruppi criminali sarebbero proprio syndicate cinesi che operano in strutture fortificate con lavoratori sfruttati.
Sulla vicenda è intervenuto Benedikt Hofmann, vice rappresentante dell'UNODC per il Sud-Est asiatico e il Pacifico, ribadendo come l'app rappresenti un ambiente facilmente navigabile per i malintenzionati. D'altro canto, dopo il suo arresto, Durov ha affermato di aver fatto squadra con le autorità consegnando sempre indirizzi IP e numeri di telefono degli utenti in risposta a richieste legali, oltre ad aver rimosso funzionalità di cui si era fatto (ab)uso per attività illecite.
Sempre in Asia, e precisamente in Corea del Sud, la polizia ha avviato un'inchiesta per verificare se Telegram sia complice, in qualità di facilitatrice, di reati sessuali online.