TSMC non può "salvare" Apple in caso di invasione della Cina

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TSMC non pu "salvare" Apple in caso di invasione della Cina

05 Giugno 2024 0

Lo stato di incertezza globale sta raggiungendo livelli sempre più preoccupanti, specialmente da quando la Cina ha intensificato le esercitazioni militari attorno a Taiwan, dando proprio l'idea che si stia preparando all'invasione dell'isola.

Sebbene questo scenario abbia prospettive geopolitiche disastrose in senso assoluto, l'aspetto che più ci riguarda su queste pagine è ovviamente quello legato ai risvolti tecnologici di tale eventualità, argomento già trattato proprio poche settimane fa, quando abbiamo riportato la possibilità che una delle più grandi aziende di Taiwan - TSMC - sia pronta ad attivare un blocco remoto dei suoi impianti in caso di invasione.

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Tuttavia pare che TSMC non possa fare molto altro, stando ad un nuovo report di Reuters che prende in esame le ultime dichiarazioni di C.C. Wei, il presidente delle fonderie taiwanesi. Secondo quanto emerge dalle ultime indiscrezioni, Wei ha incontrato di recente alcuni dei più importanti clienti di TSMC proprio per discutere della linea di condotta in caso di invasione da parte della Cina, sottolineando come, allo stato attuale, sia praticamente impossibile spostare la produzione di chip al di fuori di Taiwan.

LE CONSEGUENZE PER APPLE E NON SOLO

Ovviamente Wei non ha svelato i nomi dei clienti coinvolti, ma è altamente probabile che tra questi ci fossero Apple e moltissime altre aziende legate al mondo della tecnologia, come Nvidia, AMD, Intel (che si è proprio affidata a TSMC per i suoi ultimi Lunar Lake) e così via. In particolare, la casa di Cupertino potrebbe essere una delle aziende più colpite, in quanto la totalità dei chip presenti in tutti i suoi prodotti, dai Mac agli iPhone, passando per gli iPad, sono realizzati da TSMC, quindi uno stop della produzione si trasformebbe nell'impossibilità di portare i suoi prodotti sul mercato.

La causa di ciò risiede nel fatto che la capacità produttiva di TSMC è localizzata per l'80-90% a Taiwan, con pochissime altre fonderie sparse per il mondo. In passato si è più volte parlato della volonta dell'azienda di delocalizzare la sua produzione - in particolare negli Stati Uniti -, tuttavia questo non è processo immediato, quindi l'avvio di un massiccio quantitativo di linee produttive internazionali è auspicabile ma poco realizzabile nel breve periodo.

2027: L'ANNO DELLA VERIT

Insomma, in caso di invasione, lo scenario più probabile resta quello del blocco della produzione a livello globale, con poche possibilità di riprenderlo nell'immediato. Chissà che l'intensificarsi della presenza cinese nelle acque in prossimità di Taiwan non spinga anche l'azienda e i suoi partner a trovare soluzioni alternative. Per il momento, stando alle dichiarazioni della Cina riguardo il rafforzamento delle sue forze armate, sembra che la data limite possa essere il 2027; Taiwan potrebbe avere poco più di 2 anni di indipendenza residua.


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