Neanche il tempo di riprenderci dalle feste di Natale e Capodanno, e già scattano gli aumenti autostradali: fino al 2,3%, sanciti da un articolo del decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale due giorni fa per adeguarli al tasso d'inflazione (sapete come calcolare e pagare i pedaggi autostradali?).
I rincari non sono però uguali per tutti: se Autostrade per l'Italia aumenta fino all'1,5% (ben inferiore al tasso d'inflazione), la Tangenziale di Napoli aumenta dello 0,76%, mentre Brebemi e Autostrade Siciliane aumentano del 2,3%. Spiacevole sorpresa, certo, ma c'è da gridare allo scandalo? (Leggi anche: le alternative al Telepass).
Facciamo il punto della situazione. I concessionari autostradali, quando prendono in gestione un tratto, si impegnano a fare i lavori di manutenzione e ammodernamento, che in teoria devono dimostrare ai ministeri di riferimento, Mit e Mef (dei trasporti e dell'Economia), per discuterli nei Pef (piano economico finanziario) e ricevere l'approvazione quindi per gli adeguamenti necessari.
In pratica però questo non si è fatto, e se in passato l'aumento dei pedaggi avveniva in maniera automatica, dal 2019 il crollo del ponte Morandi del 2018 ha bloccato tutto.
A questo si deve aggiungere l'inflazione, quindi ci sono due sistemi di aumento da sincronizzare: l'indice d'inflazione (Nadef), che per l'anno 2024 è del 2,3%, e il Pef, ovvero le spese di manutenzione, che i ministeri devono valutare ma non riescono mai a farlo in tempo. Ecco perché il ritardo per i concessionari, che lamentano di aver sostenuto spese senza poter introdurre gli aumenti necessari.
A gennaio 2023 il decreto Salvini-Giorgetti ha concesso alcuni aumenti nell'ordine del 2%, poi ritoccati dell'1,34% a luglio, e adesso il decreto Milleproroghe interviene per sanare la situazione.
C'è però un problema. Se le tariffe autostradali sono salite del 2,3% per adeguarsi all'indice d'inflazione (Nadef) per l'anno 2024, in realtà devono essere ancora definite in base al Pef dei vari concessionari.
Ma il Pef viene presentato a marzo, quindi per gli esperti del settore sarebbe stato opportuno introdurre l'adeguamento dell'inflazione e del Pef insieme, invece che adattarli successivamente (per difetto o per eccesso).
C'è poi da considerare che se per 19 tratte sono previsti rincari (soprattutto in Lombardia), questi non impattano quelle che si trovano in una fase transitoria di concessione scaduta o di subentro di nuovi gestori.
Non abbiamo ancora esposto un punto di vista: quello dei consumatori, che ovviamente non sono contenti. Per Assoutenti i rincari sono "apparentemente finalizzati a finanziare i lavori sulla rete, in realtà contribuiscono ai profitti delle società autostradali", mentre per il Codacons gli aumento sono non solo "del tutto ingiustificati", ma si andranno ad aggiungere "alla lunga lista di aumenti di prezzi e tariffe che interesserà le famiglie nel 2024".
Nonostante il legittimo scontento degli utenti e le criticità procedurali, resta la magra consolazione che in linea di massimo i pedaggi in Italia sono inferiori a quelli di Paesi vicini come Francia e Spagna.
Ma di che aumenti stiamo parlando? Ecco l'elenco stabilito da Mit e Mef: