Tutti vogliono una fetta di IA, ma la partita potrebbe essere già chiusa prima ancora di iniziare davvero

2 months ago 111

L'intelligenza artificiale è il futuro. E anche il presente. Questo può essere considerato il postulato fondamentale di tutto il ragionamento che stiamo per fare. Del resto dovrebbe ormai essere una constatazione oggettiva che l'IA sta già cambiando per sempre il nostro modo di approcciarci alla tecnologia, e con il passare del tempo lo farà sempre di più e in modi che anche adesso possiamo solo immaginarci.

Eppure, nonostante sembri di assistere a una nuova corsa all'oro, dove tutti i contendenti scalpitano per arrivare primi ed è difficile prevedere chi la spunterà, la gara potrebbe in realtà essere già finita, quasi ancor prima di cominciare. Ma non è detta l'ultima parola!

I vincitori sono già decisi?

Se dici "intelligenza artificiale" è molto probabile che la maggior parte delle persone ti risponda "ChatGPT". Il chatbot di OpenAI è infatti diventato il simbolo di questa rivoluzione, ma il fatto che sia il più noto e il più arrembante potrebbe non bastare.

Per quanto la qualità del lavoro di OpenAI sia notevole, per quanto il nuovo modello GPT-4o sia assai più rapido del precedente, per quanto la sua integrazione con i vari sistemi operativi sembri sempre migliore, potrebbe non bastare.

Nel settore mobile la partita si è chiusa ormai da anni: Apple e Google hanno vinto, senza voler stare a decretare chi più e chi meno tra i due, perché non è importante ai fini del discorso.

Microsoft si è ufficialmente ritirata da tempo, ed è impensabile che nel 2024 possa arrivare un terzo incomodo a ritagliarsi fette importanti di mercato. Anche questo fatto è piuttosto oggettivo da constatare, dato che è una realtà consolidata ormai da anni.

Apple e Google hanno quindi un vantaggio competitivo importante, che per adesso nessuna delle due aziende ha saputo sfruttare a dovere, ma che a breve potrebbe fare la differenza. Un assaggio lo abbiamo già avuto al Google I/O: Gemini sarà integrato ovunque su Android, proprio a livello di sistema operativo.

Potrà andare sopra altre app per interagire con il loro contenuto, potrà modificare le impostazioni del telefono, potrà interagire con tutti gli altri servizi che Google ci ha abituato a usare ogni giorno negli ultimi 25 anni! Da Gmail a Maps a YouTube, per Gemini sono aperte le porte di una multimodalità che le IA rivali semplicemente non potranno avere.

E nel giardino dorato di Apple vale esattamente la stessa cosa. L'azienda di Cupertino è quella che al momento sembra più indietro nella corsa alla IA, ma se al WWDC 2024 Siri diventerà davvero l'assistente che avrebbe dovuto essere fino dall'inizio, sarà praticamente game over per gli altri. Su iOS non esistono infatti i possibili workaround che ci sono su Android, e nessuno potrà mai avere nemmeno lontanamente il livello di integrazione di un software Apple, né su iPhone, né su iPad, né su Mac.

E quando i miliardi di utenti Android e iOS si abitueranno a usare Gemini e Siri sui loro telefoni, e potranno farci cose che con gli altri chatbot non sarà possibile fare, sarà solo naturale per loro usare la stessa IA generativa anche su PC, visto che offrirà comunque dei vantaggi, come la sincronizzazione delle conversazioni.

Del resto le abitudini consolidate sono difficili da scardinare (sebbene non impossibile), per quanto un prodotto sia valido. È una cosa successa ormai molte volte nella storia dell'informatica: chi primo arriva meglio alloggia, anche se dopo arriva qualcosa di migliore. Potremmo fare tantissimi esempi in merito: da WhatsApp e Telegram, ai tanti formati di compressione migliori di zip, mp3, jpg, per non parlare di Google Plus vs Facebook (qui si aprirebbe un capitolo a parte, ma lasciamo stare).

...o non è ancora detta l'ultima parola?

Detto questo, non è affatto scontato che non ci siano dei colpi di scena. Del resto finora Google non è che si sia mosso benissimo, né a livello di velocità, né a livello comunicativo.

Molte delle novità annunciate al Google I/O arriveranno in data ancora da destinarsi, mentre OpenAI sembra spingere decisamente di più sul pedale dell'acceleratore.

Ricordiamoci poi che Gemini, fino a qualche mese fa, si chiamava Bard, e che ancora adesso c'è un po' di confusione di termini con i vari Pro, Ultra, e Advanced.

Google è quella che ha bruciato Stadia, che ha comprato Motorola per poi svenderla a Lenovo, che pensava di sfidare Facebook con Google Plus, che ha lanciato degli occhiali smart prima di tutti, per poi renderli inutilizzabili.

Ci sono insomma ancora tanti modi in cui Google può sabotarsi da solo, e altrettanti in cui potrà farlo la concorrenza, quindi la partita non è realmente chiusa. E per quanto riguarda Apple, l'azienda di Cupertino finora non ha mostrato niente di niente, e si dice che sia andata a chiedere aiuto anche ai rivali, quindi nemmeno nel suo caso è tutto scontato.

Allo stesso tempo però sarebbe sciocco non tenere in considerazione anche i notevoli vantaggi di Big G, che è sia un pioniere nello sviluppo dell'IA su vari fronti, che lo sviluppatore di fatto del sistema operativo più diffuso al mondo. Una coppia d'assi che, se giocata bene, può valere quanto un poker. Solo il tempo ci dirà che razza di giocatore sia davvero Google, o quanto la sua IA sia brava a "barare".

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